Conversazione in Sicilia: open data parlamentari sotto la lente di ingrandimento

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Cosa sono gli “open data parlamentari”? Cosa contengono e a chi possono interessare? Ne parliamo con Andrea Borruso, presidente dell’Associazione onData. L’occasione per rilanciare il tema è la presentazione di OpenArs, il nuovo portale che restituisce sotto forma di dati aperti la documentazione prodotta dall’Assemblea Regionale Siciliana, che verrà presentato il 9 novembre prossimo a Palermo, in occasione del raduno annuale della community Open Data Sicilia.

30 Ottobre 2018

Prendendo come riferimento l’esperienza nazionale degli open data di Camera e Senato – un’iniziativa ormai consolidata che nel 2014 ha visto anche la realizzazione di un hackathon all’interno di Montecitorio – nasce OpenArs, il nuovo portale che restituisce sotto forma di dati aperti la documentazione prodotta dall’Assemblea Regionale Siciliana. In questo caso il portale, che verrà presentato ufficialmente il 9 novembre prossimo a Palermo, in occasione del raduno annuale della community Open Data Sicilia, non è un’iniziativa “ufficiale” dell’assemblea regionale ma nasce come una classica azione da hacker civico. Ne abbiamo già parlato in questo articolo proprio a firma di Giovanni Pirrotta (Università di Messina) che ha sviluppato il progetto OpenArs insieme a Davide Taibi del CNR. Oggi torniamo sul tema e approfondiamo, in particolare, caratteristiche e opportunità degli open data parlamentari. Lo facciamo nel corso di una chiacchierata con Andrea Borruso, che è presidente dell’Associazione onData, fa parte della community Open Data Sicilia, è uno degli autori delle linee guida Open Data del Comune di Palermo e, come lui stesso dice, di notte fa il “civic hacker”.Ad Andrea chiediamo prima di tutto di cosa parliamo quando parliamo di “open data parlamentari”. “Gli open data parlamentari, come tutti i dati aperti, hanno delle caratteristiche ben definite in termini di formato, modalità di accesso e licenza – precisa Andrea -. Cosa contengono? Disegni di legge, interpellanze parlamentari, risoluzioni, interrogazioni, ordini del giorno, iter legislativi, sedute…La cosa interessante è che dentro OpenArs c’è anche un po’ di storia del parlamento regionale. Come avviene nei progetti nazionali di Camera e Senato, sono stati infatti raccolti i dati storici delle legislature precedenti. È interessante verificare nel tempo quali sono stati i temi affrontati dai parlamenti, chi erano le figure principali, da quale territorio provenivano, perché all’interno di questi dati c’è un’anagrafica completa della vita parlamentare e della vita dei deputati. Si può andare indietro nel tempo fino alla prima legislatura, accedendo ai dati in formato grezzo, senza dover sfogliare a mano centinaia di pagine web o pdf, il che consente di fare indagini particolari in maniera immediata”.Un patrimonio molto vario, quindi. Ma una volta capito cosa contengono questi dati parlamentari in formato aperto, il passaggio successivo è capire cosa possiamo farci. Insomma, a chi interessano questi dati e perché? “L’utilizzo spesso più utile è quello inaspettato, quello a cui non avevi pensato”, esordisce Andrea, che ci ricorda come la sorpresa sia sempre dietro l’angolo, anche per chi ha ideato il progetto e ha reso disponibili i dati. Poi entra nel dettaglio e dice: “Il primo punto di interesse per tutti è che attraverso gli open data abbiamo la possibilità di andare direttamente alla fonte per scoprire senza mediazioni come “camminano” gli atti legislativi. Se, per esempio, sono interessato a seguire i decreti legge legati a uno specifico tema posso iscrivermi a un servizio che mi avvisa ogni volta che questi decreti vengono aggiornati o approvati. Questo mi consente di prendere decisioni in maniera informata. Sono un’azienda? Posso scoprire finanziamenti e opportunità. Sono un cittadino o un’associazione? Posso provare a reagire nel momento in cui un provvedimento che considero errato non è ancora diventato legge. Questo ovviamente funziona solo se a fianco di una PA che vuole essere trasparente e coinvolgere i cittadini ci sono comunità che hanno voglia e capacità di cogliere questa apertura”.È in questo contesto che si collocano il lancio di OpenArs e il raduno di Palermo, il cui tema principale è quello dei Linked Open Data , dati aperti che consentono di creare ponti tra sorgenti di dati differenti e di raggiungere il livello più alto di fruibilità, pari alle 5 stelle di Tim Berners-Lee. Una scelta non casuale, dato che il modello di riferimento di OpenArs, come abbiamo detto all’inizio, sono le piattaforme dati di Camera e Senato che del “web semantico” hanno fatto la loro filosofia e il loro punto di forza.Andrea ci racconta quindi cosa accadrà a Palermo il 9 e 10 novembre e cosa si aspetta, in particolare, dall’hackathon del secondo giorno. “Il 9 novembre presenteremo OpenArs mentre il giorno dopo ci sarà l’hackathon e sarà questo il momento per capire come usare questa materia prima che abbiamo a disposizione. Ci auguriamo che siano presenti non solo sviluppatori ma giornalisti, avvocati, attivisti, comuni cittadini e proprio a loro potremo chiedere: cosa ti serve? Come vorresti poter usare questi dati che ora sono a disposizione? Nel 2014 venne fatto un hackathon all’interno della Camera dei deputati a Roma durante il quale vennero realizzate app, dashboard, racconti giornalistici. Noi vogliamo proprio emulare quel tipo di azione. I linked data sono ancora un tema per tecnici, per cui l’importante è saperli raccontare. Per questo, in occasione dell’hackathon, potremmo cominciare a creare i primi report visuali sulla vita parlamentare. Anticipo che durante l’hackathon verrà presentato un Google Assistant, realizzato sempre da Giovanni Pirrotta, su cui non ho grossi dettagli, ma a cui immagino si potranno fare domande in linguaggio naturale relative ai dati contenuti in OpenArs”.Abbiamo detto che OpenArs non è un’iniziativa “ufficiale” dell’assemblea regionale, ma il dialogo sembra comunque avviato come ci dice Andrea: “Abbiamo scelto come sede per la prima giornata, quella del convegno, proprio Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento regionale siciliano. Simbolicamente entriamo nel “ventre della balena”, perché per noi è fondamentale il confronto con chi vive tutti i giorni il parlamento, sia per dirci se abbiamo fatto degli errori sia per aiutarci ad andare avanti. Il dialogo è buono, speriamo di poterlo portare avanti e ci auguriamo che la piattaforma sia implementata in maniera ufficiale . Sarebbe un risultato vincente per entrambi. Un progetto come questo, infatti, è sostenibile solo se viene implementato internamente anche per una ragiona tecnica: OpenArs viene realizzato grazie a una classica attività di scraping per cui, semplificando, diciamo che un bot, un programma, in maniera periodica “scarica” i dati dal sito dell’ARS e questa è un’operazione lunga che non sempre va in porto. Se invece fosse implementato internamente, lo scraping non servirebbe perché avrei accesso direttamente al database”.Ma come mai ancora si fatica ad avviare iniziative di questo tipo dall’interno delle amministrazioni? “A volte le difficoltà sono dovute a limiti culturali – spiega Andrea – per cui può capitare di fare un po’ di open data, ma “solo per rispettare obblighi normativi”. Quello che serve invece è visione e competenza su questi temi, serve orizzontalità nella consapevolezza di alcuni (pochi) elementi di base . Non avere idea di come funzionano i dati, cosa sono, cosa abilitano, come devono essere pubblicati, è un problema. Se continuiamo a dirci che è un fatto tecnico facciamo un errore. Avviene poi ancora troppo spesso che ogni ufficio abbia il suo modo di conservare, gestire e pubblicare i dati, e questa scelta non è sostenibile a livello di costi e gestione”.Infine, cosa fare per coinvolgere il territorio sul tema open data? “L’ engagement dei cittadini si costruisce favorendo la crescita della cultura del prendersi cura e anche dando evidenza ai risultati – conclude Andrea –. Per esempio se fai una app per raccogliere segnalazioni sui rifiuti urbani in città e poi non ti prendi cura di segnalare quando il problema è risolto, di presentare i risultati o, per esempio, di fare la classifica dei cittadini più collaborativi, coinvolgere diventa complicato. Le cose devono essere leggibili e ben narrate”.Appuntamento quindi a Palermo il 9 e 10 novembre con il raduno annuale della community Open Data Sicilia

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