EDITORIALE

Il judo e la PA: una metafora quanto mai attuale

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In questo momento tragico per la salute dei cittadini, ma anche per la nostra economia e per la vita di tanti lavoratori, abbiamo uno straordinario bisogno di amministrazioni semplici e vicine, ma soprattutto veloci perché c’è bisogno immediatamente di dare risposte a chi si è trovato a non poter soddisfare i bisogni più urgenti. Ma per raggiungere questo obiettivo, di tutto abbiamo bisogno meno che di un commissario ad acta che si sostituisca alle amministrazioni che non riescono a stare al passo con le esigenze e i tempi necessari. Ci torneremo sopra, più volte da qui al FORUM PA 2020 a luglio, ma sin da ora vorrei aprire un confronto su quello che a mio parere è necessario

10 Aprile 2020

Carlo Mochi Sismondi

Presidente FPA

Photo by Thao Le Hoang on Unsplash - https://unsplash.com/photos/6lTre65C00E

Quando ho visto per la prima volta mio nipote affrontare sul tatami un ragazzo ben più alto e robusto di lui mi sono detto “questa volta le becca!” invece magicamente ecco che il ragazzone era a terra e Marco lo guardava da sopra. È il judo che ci aiuta a sfruttare la forza dell’avversario. Uno scontro frontale e muscolare avrebbe avuto ben altro esito.

Ascolta il podcast della rubrica “Quel che vedo da casa”

Perché vi racconto questo ricordo di nonno? Perché continuo a sentir parlare per l’ennesima volta della lotta alla burocrazia che viene, un po’ incautamente, giudicata pericolosa quasi come il maledetto Covid-19. Una lotta che continua ad essere concepita come in cerca di una clava. A volte la clava si chiama ruspa, come nella metafora di Renzi di qualche anno fa, a volte si chiama falò come il famoso rogo delle leggi inutili di Calderoli, rivelatosi poi più inutile delle leggi stesse, a volte, come succede ora, si chiama “Commissario straordinario”. Un uomo forte al comando che, con sprezzo del pericolo e delle regole, impone all’amministrazione pubblica di scansarsi e decide ed agisce “in deroga”.

Purtroppo, così impostata questa lotta ottiene l’unico risultato di un momentaneo successo sui media. Se è vero che probabilmente ci serve una “corsia di emergenza”, come correttamente detto da Sabino Cassese in una recente intervista televisiva, questa bisogna costruirla prima di usarla e non si può costruire se non sfruttando sino in fondo la forza di chi, come la PA, percepiamo, con un’approssimazione emotiva come un avversario.

Omnis comparatio claudicat, dicevano i latini e quindi non insisto sulla metafora del judo e vengo subito al punto. In questo momento tragico per la salute dei cittadini, ma anche per la nostra economia e per la vita di tanti lavoratori, abbiamo uno straordinario bisogno di amministrazioni semplici, perché tutti i passaggi amministrativi siano comprensibili a tutti, vicine, perché la distanza sociale che tutti soffriamo non diventi anche distanza dalle istituzioni e dalla comunità nazionale, ma soprattutto veloci perché c’è bisogno immediatamente di dare risposte a chi si è trovato a non poter soddisfare i bisogni più urgenti. Semplici, vicine e veloci quindi. Per raggiungere questo obiettivo, di tutto abbiamo bisogno meno che di un commissario ad acta che si sostituisca alle amministrazioni che non riescono a stare al passo con le esigenze e i tempi necessari. Non ce n’è bisogno sia perché deprimere le amministrazioni non può che essere controproducente, sia perché neanche Superman riuscirebbe da Palazzo Chigi a smuovere decine di migliaia di unità operative.

Allora non si può far nulla e dobbiamo rassegnarci alla palude? Tutt’altro c’è molto da fare e da fare in fretta. Ma senza affidarci a figure carismatiche dotate di superpoteri. Ci torneremo sopra, più volte da qui al FORUM PA 2020 a luglio e sarà anche il tema di uno dei convegni di scenario principali, ma sin da ora vorrei aprire un confronto su quello che a mio parere è necessario.

Abbiamo sì bisogno di una task force dedicata ad aiutare le amministrazioni ad essere semplici, vicine e veloci, in questo momento così delicato, ma non sostituendosi ad esse, ma sedendosi al loro fianco e aiutandole con strumenti anch’essi semplici, veloci e vicini a loro.
In primis informazione e comunicazione univoca sulla semplificazione che sia a sua volta semplice e tempestiva con un unico centro di diffusione nazionale; poi un help desk a disposizione delle amministrazioni h24 che risponda alle domande, chiarisca i dubbi, sforni linee guida chiare; poi c’è bisogno di una diffusione delle migliori esperienze attraverso anche il coinvolgimento dei funzionari e dirigenti autori delle più efficaci performance di semplificazione in un sistema di formazione peer to peer ; infine, ultimo ma più importante di tutti, un costante e fattivo ascolto dei cittadini, delle imprese e delle loro associazioni.

Abbiamo poi bisogno, ed è un altro punto fondamentale, di promuovere e incentivare la discrezionalità della dirigenza, che ora deve continuamente prendersi responsabilità in condizioni di grande incertezza.

Dobbiamo quindi coinvolgere sin da ora, sugli obiettivi di radicale snellimento e semplificazione e sulla necessaria maggiore discrezionalità della dirigenza, gli organi di controllo (in primis giustizia contabile e giustizia amministrativa) in modo che i responsabili delle decisioni di merito possano assumere tali decisioni senza timore di essere contraddetti successivamente o di subire conseguenze anche pesanti in termini di danno erariale.

Accanto a queste misure va continuata senza sosta una puntuale e coerente azione di semplificazione amministrativa, perché si possa costruire oggi anche per il domani

Torniamo alla metafora del judo. Solo usando la grande forza che è presente nell’amministrazione, giocando la partita assieme alle donne e agli uomini che vi lavorano con impegno, dando loro fiducia, ma anche strumenti e sostegno, sarà possibile vincere il combattimento non contro l’amministrazione pubblica, che è un nostro asset democratico, non un avversario, ma contro la stupidità della burocrazia degli adempimenti. che copre spesso interessi conservatori tutt’altro che sciocchi, ma invece furbi e spregiudicati.

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