Gestire bene i dati in un periodo d’emergenza può aiutare l’intera società: se ne parla in questa intervista di Gianni Dominici ad Alessandro Bacci, direttore della direzione regionale risorse umane e sistemi informativi della Regione Lazio.
24 Aprile 2020
Redazione FPA
Gestire le enormi quantità di dati che vengono prodotte ogni giorno non è semplice: intervengono moltissimi fattori e spesso enti pubblici e privati differenti non riescono, per esempio, a condividere gli stessi formati. In un periodo così complicato, come quello che stiamo vivendo con l’emergenza COVID-19, gestire e analizzare nel miglior modo questi dati diventa fondamentale per uscire dalla crisi e riprendere le attività al meglio.
Di gestione dei dati si parla in questa intervista di Gianni Dominici ad Alessandro Bacci, direttore della direzione regionale risorse umane e sistemi informativi della Regione Lazio. L’intervento si inserisce all’interno di #road2ForumPA2020, il percorso di avvicinamento alla manifestazione di quest’anno che si terrà in due momenti differenti: dal 6 all’11 luglio online e dal 4 al 6 novembre in presenza, on site.
L’intervista
“Sul tema dei dati non si potrà tornare indietro – dice Bacci -. La gelosia nella gestione dell’utilizzo del dato è un limite nella gestione complessiva dell’emergenza. I dati devono essere disponibili: la nostra task force sulla sanità sta facendo un grande sforzo per analizzare i dati e comunicarli alla cabina di regia nazionale”.
L’informazione, quindi, deve essere affidabile e i dati pubblici devono essere messi a disposizione di tutti, per il bene di tutti.
In questo ambito diventano importantissime le competenze, interne ed esterne alla pubblica amministrazione: “Da un lato bisogna ripensare il reclutamento: bisogna profilare meglio le professionalità che ci servono, aggiornando alle nuove professioni e percorsi di laurea; dall’altro lato, le competenze di chi è dentro la PA devono essere versatili e adattabili”.
Lato Smart Working, in che modo la Regione Lazio ha reagito all’emergenza? Bacci afferma che avere già da tempo avviato la sperimentazione del lavoro agile, investendo in risorse e persone, ha fatto in modo che il passaggio repentino dettato dalla crisi avesse un impatto minore: “Grazie ai progetti di sperimentazione, avevamo già messo 500 persone in Smart Working, dotandoci di processi digitali, semplificando le procedure, facendo un percorso di accompagnamento al cambiamento; azioni del genere si sono rivelate fondamentali in questo periodo emergenziale”.