Senza una governance dei dati non c’è città intelligente
Di rilevanza strategica soprattutto in questo momento storico segnato dalla fase 2 della pandemia Covid – 19, l’analisi dei dati aggregati potrà essere utile anche per supportare le decisioni da prendere per garantire un graduale ritorno alla normalità. Ecco come sta lavorando Roma Capitale, con la nuova Roma Data Platform
26 Maggio 2020
Raffaele Gareri
Capo Dipartimento Trasformazione Digitale, Roma Capitale
- 1 La City Data Platform
- 2 La sfida delle città per lo sviluppo sostenibile
- 3 Una nuova visione di "smart city"
- 4 Il percorso avviato da Roma Capitale
- 5 “Roma Data Platform”: il cuore pulsante della Smart City di Roma Capitale
- 6 Big data: come usarli per governare le città
- 7 Roma Data Platform: stato dell'arte...
- 8 ...e prospettive
Per raccontare la complessità e il disordine della realtà urbana, nel romanzo “Le città invisibili” Italo Calvino scriveva: “D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”. Oggi più di allora le città sono chiamate a rispondere a bisogni sempre più numerosi e sempre più complessi, tanto più che si apprestano, anche nel futuro, a giocare il ruolo di catalizzatori dello sviluppo sostenibile, economico e culturale.
La City Data Platform
Tuttavia non si tratta solo di assicurare e garantire al cittadino un modello di servizi innovativi in linea con le esigenze del mondo digitale. La sfida è ben più impegnativa: adottare un approccio integrato che superi i limiti dei sistemi verticali, basandosi sulla condivisione di dati, infrastrutture e conoscenze. La posta in gioco è altrettanto importante: migliorare le capacità decisionali attraverso una lettura dei fenomeni urbani sempre più accurata, puntuale e corale in grado di restituire una visione comune di città. Una città ripensata per mettere al centro il cittadino e il cui plusvalore passa necessariamente ed inevitabilmente dalla governance dei dati. Lo strumento in grado di assicurare il governo e la condivisione delle informazioni si chiama City Data Platform.
La sfida delle città per lo sviluppo sostenibile
Secondo l’OCSE i centri urbani generano circa l’80% del PIL globale e più del 56% dei posti di lavoro. Di contro, secondo i ricercatori del National Center for Climate Restoration, la crescita sempre maggiore e il sovraffollamento a cui sono destinate le nostre città, provocherà inevitabili alterazioni all’ecosistema anche a causa di un consumo maggiore di energia determinato da un elevato numero di servizi erogati.
Per renderle più flessibili e resilienti rispetto alle sfide che impone il futuro, è dunque imprescindibile programmare uno sviluppo sostenibile delle città. E per farlo la parola d’ordine è: smart. Da Tokyo a Boston passando per Barcellona, Copenaghen, Stoccolma e Singapore sono tante le città che hanno scelto di diventare “intelligenti”. Con l’approvazione delle linee tecniche di indirizzo da parte della Giunta Capitolina e con la successiva redazione dell’apposito piano, anche Roma accelera nel percorso per diventare una Smart City.
Una nuova visione di “smart city”
Ma che cos’è una città smart? Anche se spesso il binomio Smart City-innovazione tecnologica risulta vincente, la Città Intelligente non è soltanto un luogo fisico sempre più connesso e digitale, ma un ecosistema dinamico in cui ognuno (parte pubblica, imprese e cittadini) contribuisce in modo sinergico e attivo al raggiungimento del progresso. Ponendo al centro le persone con i loro bisogni e le loro esigenze e sfruttando le più moderne e avanzate tecnologie ICT, la città innovativa migliora la qualità di vita di tutti favorendo lo spirito imprenditoriale e contribuendo alla nascita di iniziative e attività.
Il percorso avviato da Roma Capitale
A questo proposito il Piano Strategico per lo Sviluppo Economico e Urbano e il Piano di Innovazione Economica e Urbana di Roma Capitale, di concerto con gli interventi di Smart City, si pongono l’obiettivo di potenziare il tessuto produttivo della Città Eterna, incrementare le capacità di business ed innovare i modelli di business. Basti pensare ai possibili diversi ambiti di applicazione: dallo sviluppo di infrastrutture e servizi a supporto delle imprese al miglioramento dell’attrattività del territorio per incrementare gli investimenti imprenditoriali e immobiliari; dalla valorizzazione del patrimonio culturale e della promozione turistica alla nascita di nuove realtà d’impresa; dal potenziamento delle reti di Open Innovation, startup e poli di ricerca alla promozione di beni e servizi Made in Roma, alla valorizzazione di modelli di economia sostenibile, sociale e solidale.
Obiettivo: rilanciare l’economia capitolina partendo dal mutamento delle relazioni fra abitare e lavorare, produrre e consumare. E se la partnership pubblico-privato è indispensabile per co-progettare, attrarre finanziamenti, nazionali ed esteri, volti a garantire uno sviluppo economico a lungo termine e rilanciare settori trainanti dell’economia italiana, altrettanto importante è la governance e la condivisione dei dati basata su tecnologia blockchain.
“Roma Data Platform”: il cuore pulsante della Smart City di Roma Capitale
Il Responsabile della Trasformazione Digitale di Roma Capitale (con il Dipartimento di Trasformazione Digitale come struttura di supporto) oltre a svolgere il ruolo di coordinamento di questo sistema di cooperazione, è impegnato in prima linea nella realizzazione di una Piattaforma Tecnologica Trasversale “Roma Data Platform”, cuore pulsante della Smart City di Roma Capitale.
Saper raccogliere, custodire, organizzare e interpretare il patrimonio informativo è essenziale per fornire servizi migliori a costi minori, migliorare la capacità decisionale delle amministrazioni e per promuovere sviluppo, cittadinanza, partecipazione, trasparenza, fiducia ed inclusione. I dati, dunque, sono strategici nella creazione e nella costruzione delle città del futuro.
Tra i punti fondamentali delle Linee tecniche di indirizzo per il Piano Roma Smart City troviamo proprio la governance dei dati intesa sia come la capacità di renderli disponibili e condividerli con i vari stakeholder, sia come strumento per ricavare informazioni utili nell’ottica di un’azione amministrativa più efficace ed efficiente.
Le città, dunque, per essere “intelligenti” non possono prescindere dalla raccolta e dalla gestione dei dati che, basandosi sulla condivisione di infrastrutture e saperi, possono migliorare la capacità decisionale e di programmazione sia delle Pubbliche Amministrazioni che degli stakeholder ed aumentare l’efficacia di tutti gli ambiti di intervento, partendo da quello più importante: l’erogazione, al singolo cittadino, di servizi digitali sempre più precisi, mirati e personalizzati, in linea con le sue necessità di city user digitale. Solo così Roma potrà diventare Smart. Solo così Roma Capitale potrà raggiungere più efficamente i suoi obiettivi.
Big data: come usarli per governare le città
Un approccio organico e integrato ai dati della città richiede la costruzione di ecosistemi che, unendo il valore di tutte le tecnologie abilitanti come IoT, Artificial Intelligence, Cloud, consente la condivisione dei dati in tempo reale, li rende interoperabili e governa i big data per utilizzare appieno tutte le informazioni sulla città.
Il futuro di questo grande quantitativo di dati prodotto dalle smart city dipenderà soprattutto dalla capacità di saperli aggregare grazie al repository centralizzato, Data Lake, dove poter archiviare il vasto numero di informazioni, provenienti da fonti diversificate e disomogenee, interne ed esterne alla città. Il dato aggregato consente di poter leggere in modo integrato e onnicomprensivo i fenomeni, anche quelli più complessi, per riuscire a predisporre soluzioni adeguate e mirate. Questo è il modo per cominciare a riprogettare le nostre realtà urbane.
Roma Data Platform: stato dell’arte…
Il percorso intrapreso in questa direzione da Roma Capitale, volto a ridisegnare la dimensione pubblica della città, sta già dando i suoi primi frutti. Basata su una tecnologia europea e open source, il prototipo della Roma Data Platform è attualmente popolato al suo interno da un primo sistema verticale. Si tratta del cruscotto del settore dello Sviluppo Economico dove confluiscono i dati, geografici ed amministrativi, provenienti da Infocamere, da un operatore telefonico e dal settore mobilità.
Di rilevanza strategica soprattutto in questo momento storico segnato dalla fase 2 della pandemia Covid – 19, l’analisi dei dati aggregati potrà essere utile, nel caso specifico, nel supportare l’Amministrazione capitolina nelle decisioni da prendere per garantire un graduale ritorno alla normalità. Pensiamo alle azioni, mirate ed efficaci, da mettere in campo per la riapertura delle attività produttive della Capitale, valutando tempistiche e modalità di ripartenza in relazione, ad esempio, ai dati sul traffico.
Se i dati rappresentano, dunque, un tema chiave e strategico per la smart city, proprio l’emergenza Covid, ci conferma che la tecnologia, ma soprattutto i dati, possono offrire sin nell’immediato un valido aiuto: nell’attuale fase 2 per verificare puntualmente il rispetto delle regole, ma ancora di più in quella successiva per individuare i principali flussi di spostamento e agire di conseguenza attraverso un rafforzamento mirato del trasporto pubblico o dei presìdi di sicurezza.
…e prospettive
In attesa della successiva fase di consolidamento in cui andare ad arricchire la Roma Data Platform con altri dati aggregati provenienti, ad esempio, dal cruscotto verticale del Turismo, della Mobilità e dagli strumenti abilitanti quali PagoPA, Citizen Relationship Management, Casa digitale del Cittadino, SPID, molto presto altre informazioni andranno a confluire nella Piattaforma Dati della Capitale: si tratta dei dati generati dagli utilizzatori delle Piazze Smart di Roma Capitale, un’iniziativa di riqualificazione digitale dei salotti urbani che nella prima fase di sperimentazione coinvolge il IV Municipio ma che, in una fase successiva, riguarderà molte altre piazze romane.
La strada del cambiamento è stata intrapresa, ma guai a parlare di rivoluzione esclusivamente tecnologica. Si tratta, infatti, dell’avvio di una piccola grande rivoluzione soprattutto culturale.