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Competenze nella PA: “Molte volte manca la capacità di capire il potenziale delle persone che vi lavorano”

Competenze nella PA: “Spesso non c'è capacità di capire il potenziale delle persone che vi lavorano”
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La pubblica amministrazione in Italia può contare su milioni di lavoratori e dipendenti. Tra questi, molto spesso, si trovano persone con un potenziale inespresso. L’intervista ad Antonio Naddeo, Presidente dell’ARAN, a cura di Gianni Dominici

5 Giugno 2020

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Redazione FPA

Le competenze dei dipendenti che lavorano nella pubblica amministrazione svolgono una doppia funzione: da un lato, permettono alla macchina gigantesca della PA di andare avanti, di non incepparsi nei processi ed essere più veloce ed efficiente; dall’altro lato, queste competenze consentono un miglioramento diretto della società. Una PA più veloce, che risponde in maniera efficace alle richieste dei cittadini e che eroga servizi in modo smart, può migliorare le condizioni dell’intero Paese.

Competenze nella PA: “Spesso non c'è capacità di capire il potenziale delle persone che vi lavorano”

Cosa succede, però, se le competenze sono nascoste e non valorizzate dai dirigenti? Di certo, questo arreca un danno a tutta la società.

Di questo e di molto altro parliamo in #road2ForumPA2020 con Antonio Naddeo, Presidente dell’ARAN, intervistato da Gianni Dominici.

L’intervista

Partiamo innanzitutto dalla crisi causata dal Coronavirus; quali sono i risvolti positivi che abbiamo potuto riscontrare da questo momento tragico? “La capacità quasi immediata di molte PA di adattarsi a uno scenario che non era mai stato praticato” risponde Naddeo, “Importante è stato anche l’intervento legislativo, che ha stabilito, ad esempio, che lo Smart Working fosse la modalità di lavoro ordinaria. L’amministrazione si è adattata anche a questo”.

Quali sono invece le criticità sollevate dall’emergenza sanitaria all’interno della PA? “Noi abbiamo una struttura organizzativa nelle PA disegnata per il lavoro in presenza” prosegue Naddeo, “Trasformare tutto questo, immediatamente, in una struttura che deve lavorare in Smart Working ha comportato molte difficoltà. In ARAN ci siamo adattati ai sistemi che comunemente si utilizzano non per lavorare ma per fare altro: abbiamo dovuto improvvisare, ma l’esperimento è riuscito”.

La capacità di adattamento della PA è fondamentale: sebbene sia sempre preferibile investire prima del momento d’emergenza, sappiamo benissimo che è nei momenti di crisi che l’amministrazione sa rispondere in maniera efficace alle difficoltà: “All’interno delle singole PA, quando mancano delle persone e le cose vanno portate avanti, è insita nel dipendente pubblico la capacità di adattarsi e recuperare questa mancanza, anche in un momento di tranquillità e non di emergenza” dice Naddeo, “Ma molte volte nelle PA manca la capacità di capire il potenziale delle persone che vi lavorano. Con l’emergenza che abbiamo vissuto, questo potenziale è uscito fuori”.

Infine, sullo Smart Working, il giudizio è positivo, sebbene manchi un cambiamento di fondo: “Lo Smart Working non va inserito semplicemente in una struttura pensata per il lavoro in presenza” conclude Naddeo, “bisognerebbe ripensare l’organizzazione in toto. Questo sarebbe un vero cambiamento culturale”.

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