L’Italia sperimenta i Piani di Rafforzamento Amministrativo
Tutte le 29 Amministrazioni titolari di PO dispongono, a oggi, di un PRA approvato e formalizzato. I dati disponibili confermano la positiva correlazione tra grado di attuazione dei PRA e livello di avanzamento dei Programmi Operativi. Riccardo Monaco, Autorità di Gestione del PON Governance, ci illustra i dettagli di questi strumenti
13 Febbraio 2017
Patrizia Fortunato
Una delle criticità note per lo sviluppo economico del nostro paese, molto spesso messa in luce, è data dalla inefficienza della Pubblica Amministrazione. Gioca un ruolo cruciale nel rilancio dell’Italia il PON Governance e Capacita Istituzionale 2014-2020, programma ambizioso e innovativo fortemente voluto dalla Commissione europea. Il PON Governance, a titolarità dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, ha una dotazione finanziaria considerevole, oltre 827 milioni di euro, distribuiti su 2 macro-ambiti: il primo relativo all’implementazione delle ultime riforme della PA – la riforma Madia con un’attenzione particolare agli aspetti di digitalizzazione – e la riforma delle autonomie locali, nota come Legge Delrio; il secondo relativo al rafforzamento del sistema di governance multilivello nelle politiche di investimento pubblico.
Abbiamo cercato di capire con l’aiuto di Riccardo Monaco, Autorità di Gestione del PON Governance, come, attraverso la strategia di rafforzamento contenuta nel Programma, l’Amministrazione possa essere più capace, efficiente ed efficace nell’implementazione delle politiche e nella gestione delle risorse. A tale finalità concorrono anche i Piani di Rafforzamento Amministrativo (PRA), definiti nell’Accordo di Partenariato a partire dall’indirizzo comunitario espresso dai servizi della Commissione Europea con nota Ares (2014)969811 del 28 marzo 2014.
In cosa consistono i Piani di Rafforzamento Amministrativo, quali obiettivi di miglioramento sottendono?
“Le criticità e la scarsa efficacia delle riforme amministrative e dei processi di modernizzazione della Pubblica Amministrazione – commenta Riccardo Monaco – hanno contribuito a condizionare negativamente le capacità delle amministrazioni italiane di gestire in modo efficace i programmi finanziati attraverso i fondi strutturali”.
I Piani di Rafforzamento Amministrativo, descritti nell’Accordo di Partenariato, si collocano nell’ambito della strategia nazionale di rafforzamento della capacità amministrativa, quale strumento operativo che l’Italia, per prima, tra gli Stati Membri, sta sperimentando.
“Il Governo – continua Monaco – ha inteso fin da subito cogliere l’opportunità contenuta in questi strumenti strategici e in raccordo con la Commissione europea ha avviato un preciso percorso di attuazione a partire dalla costituzione delle strutture di governance nazionale: il Comitato di Indirizzo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Segreteria Tecnica il cui coordinamento è affidato all’Agenzia per la Coesione Territoriale. Attraverso i PRA ogni Amministrazione impegnata nell’attuazione dei Programmi Operativi, esplicita e rende operativa, con riferimento a cronoprogrammi definiti, l’azione per rendere più efficiente l’organizzazione della sua macchina amministrativa”.
Dunque, ogni amministrazione titolare di PO, attraverso una fase di ricognizione all’interno della propria amministrazione, prende atto delle carenze esistenti, nell’obiettivo generale di porre rimedio alle criticità emerse nei precedenti cicli o periodi di programmazione.
“Relativamente alla tipologia di interventi proposti dalle Amministrazioni – ci spiega Monaco – è frequente la proposta di ricorrere a strumenti di semplificazione dei costi per consentire una riduzione degli oneri amministrativi dei beneficiari in fase di rendicontazione e controllo e permettere anche in questo modo la focalizzazione sulla qualità dell’attuazione e sugli aspetti di efficacia degli interventi finanziati”.
Sempre nell’ottica di una maggiore semplificazione – prosegue – “le Amministrazioni manifestano l’esigenza di una modellizzazione e standardizzazione dei processi; del potenziamento delle strumentazioni informative di supporto alle fasi di gestione, rendicontazione e controllo del Programma; di digitalizzazione e dematerializzazione e di implementazione dei processi di interoperabilità tra banche dati. Si rilevano, infine, anche interventi relativi al personale, non solo sotto gli aspetti organizzativi ma anche riferibili alle competenze (formazione continua, adattabilità del personale alle novità normative in materia)”.
A che punto è l’attuazione dei PRA?
Tutte le 29 Amministrazioni titolari di PO dispongono, a oggi, di un PRA approvato e formalizzato.
“I dati disponibili – commenta Monaco – confermano la positiva correlazione tra grado di attuazione dei PRA e livello di avanzamento dei Programmi Operativi. Queste evidenze hanno spinto, già a partire dall’ultimo quadrimestre del 2016, le strutture di governance dei PRA, e in particolare l’Agenzia per la Coesione Territoriale, a richiedere alle Amministrazioni di vigilare sul rispetto puntuale degli impegni presi nei rispettivi PRA. Una prima analisi dei dati riferiti al 31 dicembre 2016, ancora non consolidati, mostra elementi di netta accelerazione per le Regioni meno Sviluppate, segno di una maggiore attenzione e responsabilizzazione. Nel 2017, al termine della prima fase biennale di attuazione, è prevista una fase di revisione dei PRA basata sulla valutazione dei risultati conseguiti. Questa seconda fase dei PRA sarà guidata dagli obiettivi di capitalizzare i risultati raggiunti nella prima fase e rivedere gli elementi della strategia d’intervento in caso di criticità nell’avanzamento, eventualmente concentrando gli interventi di rafforzamento su poche e concrete azioni ad alto impatto”.
Il PON Governance è uno strumento plurifondo FESR – FSE con una struttura che prevede la co-gestione tra l’Autorità di Gestione e due Organismi Intermedi: Dipartimento della Funzione Pubblica e Ministero della Giustizia. Nella struttura di governance l’Agenzia per la Coesione Territoriale svolge il ruolo di Autorità di Gestione e – precisa Monaco – “gestisce direttamente le azioni relative al macro-ambito della governance multilivello nelle politiche di investimento pubblico mentre le azioni relative all’implementazione delle misure di riforma della PA sono in capo ai due Organismi Intermedi”.
L’attuazione del Programma prevede il coinvolgimento di numerose Amministrazioni Pubbliche in qualità di beneficiari. “Al Programma, infine, – aggiunge Monaco – si affianca un Programma Complementare con risorse nazionali attraverso il quale vengono finanziati importanti interventi di rafforzamento e capacitazione amministrativa quali, ad esempio, il progetto dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC)”, presentato nel corso dell’evento “Pubblica Amministrazione e Città Intelligenti” tenutosi lo scorso 19 gennaio scorso a Milano per sostenere competenze e forme di coordinamento finalizzate a gestire i patrimoni sequestrati e metterle a disposizione della collettività.
Tenendo conto dell’articolazione del contesto istituzionale e amministrativo in cui opera il Programma, ci si chiede come sia possibile assicurare il coordinamento nell’attuazione degli interventi evitando il rischio di sovrapposizioni.
“In un’ottica di collaborazione con le diverse componenti istituzionali coinvolte e con i partner operativi, il Programma – commenta Monaco – sta avviando un’azione complessiva di capacitazione che trae forza dall’analisi dei fabbisogni, dal confronto con i territori, dalla raccolta e messa a sistema di esperienze da condividere che punta anche a orientare le azioni dei soggetti coinvolti a vario titolo nella governance multilivello con iniziative di apertura alla partecipazione del partenariato discendente nei processi di co-progettazione”.
Qual è il modello di governance con cui si sta lavorando?
“In coerenza con il Codice europeo di condotta per il partenariato per il ciclo di programmazione 2014-2020, il processo di attuazione prevede – continua – l’applicazione di un modello “partecipato”, garantendo il coinvolgimento delle istituzioni, del partenariato economico e sociale e dei cittadini attraverso un’azione di promozione e ascolto delle vocazioni e delle esperienze dei territori. Un’azione strutturata che sta divenendo una modalità operativa ordinaria dell’Agenzia che ha attivato già numerosi protocolli istituzionali in tal senso e che presiede e partecipa attivamente a Comitati di indirizzo, di pilotaggio e steering group tematici e settoriali. Tale azione permetterà di rispondere ai fabbisogni effettivi del territorio, di individuare tutti gli strumenti programmatici e finanziari idonei, di indirizzare in modo appropriato ed efficace, con caratteri di certezza, trasparenza e fattibilità, il processo di attuazione degli interventi con lo scopo di stimolare sinergie con altri strumenti finanziari ed evitare, quindi, eventuali sovrapposizioni”.