Le novità del recente eGOVERNMENT BENCHMARK 2020

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È utile fare riferimento al recente eGov Benchmark 2020 per farsi un’idea dello stato dell’arte del digitale in Europa e provare a immaginare il futuro. La performance dei paesi europei viene valutata secondo 4 principali indicatori: Centralità dell’utente, Trasparenza, Strumenti digitali, Mobilità tra paesi. Uno degli esempi virtuosi di applicazione di questi criteri è rappresentato dall’Irlanda, il cui CIO, Barry Lowry, sarà sarà ospite di Restart Italia (2-6 novembre)

22 Ottobre 2020

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Mauro Tommasi

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Il progresso tecnologico ha visto una delle sue maggiori espressioni nella crescita esponenziale delle interazioni sociali digitali, azzerando le distanze e rendendo possibile l’impossibile. La denominazione eGovernment si riferisce proprio alle interazioni che le amministrazioni intraprendono con i cittadini o gli enti privati tramite l’utilizzo della rete: pile di documenti e file interminabili si trasformano in cartelle digitali e semplici click o tap da un qualsivoglia dispositivo digitale.

I benefici derivanti dalla relazione di queste due controparti vanno dall’efficienza dei servizi all’aumento di fiducia da parte dei cittadini nei confronti del settore pubblico. È però necessario dotarsi di una strategia adeguata al passaggio dal vecchio modello amministrativo al nuovo, che vede nella mancanza di competenze digitali il primo grande ostacolo.
Non è un caso, infatti, che almeno il 20% delle risorse destinate dalla Commissione Europea al piano di rilancio post-Covid19 sia destinato alla digitalizzazione, per trasformare la sfida della pandemia in un’opportunità, così come più volte ribadito dalla Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen.

I documenti di riferimento in materia sono l’eGovernment Action Plan 2016-2020, l’eGovernment Benchmark 2020, che rappresenterà un utile base di partenza per il nuovo piano d’azione, in via di definizione in questi mesi. Tutto ciò si colloca all’interno della Digital Single Market Strategy che vede come obiettivo il garantire l’accesso al mondo online a tutti i cittadini e alle imprese europee, abbattendo le barriere digitali e riducendo il peso della burocrazia. Più nello specifico il piano 2016-2020, in linea con la dichiarazione di Tallinn del 2017, ha proposto 7 principi cardine in base ai quali promuovere servizi costruiti ad hoc sulle esigenze dei cittadini:

  1. Digital by default: i servizi devono essere in primis offerti in digitale;
  2. Once only principle: agli utenti vengono richieste determinate informazioni solo una volta;
  3. Inclusività e accessibilità: i servizi devono essere pensati per essere accessibili a tutti, a partire dai più anziani e a finire alle persone con disabilità;
  4. Apertura e trasparenza: gli enti pubblici devono parlarsi tra di loro e rendere consapevoli gli utenti dei processi amministrativi che stanno mettendo in pratica;
  5. Cross-border by default: i servizi devono essere disponibili anche se un utente si trova al di fuori del territorio nazionale;
  6. Interoperability by default: i servizi devono essere pensati per essere perfettamente compatibili con le esigenze del Digital Single Market europeo;
  7. Fiducia e sicurezza: tutti i servizi devono essere portati avanti secondo le regole dettate dall’UE, garantendo la sicurezza degli utenti e creando maggiore fiducia nelle istituzioni

In attesa del nuovo eGov Action Plan della Commissione, è utile fare riferimento al recente eGov Benchmark 2020 per farsi un’idea dello stato dell’arte del digitale in Europa e provare a immaginare il futuro. Stando al grafico si può notare come tutto sommato la situazione non sia negativa: la performance dell’Europa è cresciuta dal 62% di due anni fa al 68%, rivelando ancora una volta come campioni dell’eGov paesi come Malta, Danimarca ed Estonia, sebbene molti altri abbiano visto un bel balzo in avanti negli ultimi due anni grazie ai loro sforzi nell’applicare le indicazioni europee.

La performance viene valutata secondo 4 principali indicatori:

  1. Centralità dell’utente: si intende banalmente la quantità di servizi offerti che siano di vera utilità per l’utente;
  2. Trasparenza: si va a vedere la qualità dell’informazione data dalle amministrazioni;
  3. Strumenti digitali: quali e quanti strumenti digitali sono effettivamente a disposizione dei cittadini;
  4. Mobilità tra paesi: quanto facilmente i cittadini possono utilizzare i servizi quando si trovano fuori dal territorio nazionale.

Uno degli esempi virtuosi di applicazione di questi criteri è rappresentato dall’Irlanda, il cui CIO, Barry Lowry, sarà ospite di Restart Italia (2-6 novembre) nell’ambito dello scenario “La trasformazione digitale come architrave della strategia per la ripresa”. Oltre ad essere membro dell’eGovernment Action Plan Steering Board, Lowry ha contribuito alla definizione della strategia del governo irlandese che ha consentito al Paese di entrare nella cerchia dei “campioni del digitale”.

Una strategia, quella irlandese, in linea con i principi dettati dall’UE, ma accompagnata da una forte volontà politica che ha permesso la creazione di un portale nazionale (Gov.ie) dove ormai la quasi totalità dei cittadini, grazie ad un sistema di identità digitale molto simile al nostro SPID, riesce a svolgere molte delle operazioni che solo qualche anno fa continuavano a necessitare della presenza fisica in un ufficio e di file interminabili. L’esempio irlandese ci insegna che innovare è possibile, ma solo se l’innovazione è accompagnata dalla politica e dalla cittadinanza.

Nel corso dell’evento, Barry Lowry racconterà le lezioni apprese dal Governo irlandese durante la pandemia, ma offrirà anche interessanti spunti sulle prospettive future delle strategie europee in materia di trasformazione digitale, anche per ciò che attiene all’utilizzo dei fondi dello strumento NextGenEU.

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