Strategie anti Covid: a Venezia la “telemedicina” è già prassi comune
All’interno della Ulss 3 Serenissima tutti gli specialisti degli Ospedali e gran parte dei medici del territorio utilizzano una piattaforma comune: già 2.300 le videovisite e i teleconsulti sono la prassi. Ne abbiamo parlato in questa intervista con il Direttore Generale Giuseppe Dal Ben
10 Dicembre 2020
Michela Stentella
Content Manager FPA
A Venezia, tutti gli specialisti degli Ospedali dell’Ulss 3 Serenissima e gran parte dei medici del territorio utilizzano una piattaforma comune per la telemedicina, che conta già 2.300 videovisite, mentre i teleconsulti sono la prassi. “E’ un percorso avviato prima che il Covid-19 diventasse realtà incombente e che, proprio perché instradato con lungimirante anticipo, ha dato i suoi frutti proprio nel tempo della pandemia”. Così il Direttore Generale Giuseppe Dal Ben sintetizza i grandi passi compiuti dall’Ulss 3 Serenissima in tema di “telemedicina”.
Quali sono i numeri, gli indicatori per comprendere il reale sviluppo di questo ambito della cura e dell’assistenza nel territorio del Veneziano?
Più di 1.500 medici, dell’Ospedale e del territorio, sono abilitati all’utilizzo della piattaforma di telemedicina selezionata, “Paginemediche”. E dall’inizio di dicembre tutti i circa 600 medici dei cinque Ospedali dell’Ulss 3 – l’Ospedale Civile di Venezia, l’Ospedale dell’Angelo di Mestre, ma anche quelli di Chioggia, di Mirano e di Dolo – superata la fase sperimentale, sono formalmente abilitati all’utilizzo della piattaforma.
L’introduzione della piattaforma e l’adesione degli specialisti da già risultati concreti?
Certamente: sono più di 2.300 le videovisite specialistiche effettuate dopo l’estate, mille solo nel primo mese, soprattutto da endocrinologi, cardiologi, oncologi, fisiatri, ginecologi, dermatologi, diabetologi e pneumologi. E ci sono reparti di Cardiologia che già ora praticano tutte le visite “a distanza”. Venezia, come pochi altri territori in Italia, credo di poterlo affermare, può vantare progressi rapidi e risultati importanti. E in questo tempo di ospedali inaccessibili a causa del Covid-19, poter operare con la telemedicina significa continuare ad assistere il paziente, nonostante tutto.
Quali sono gli obiettivi per i prossimi mesi?
Entro breve andremo a regime anche con tutti i medici del territorio: insieme agli specialisti ospedalieri, anche tutti gli specialisti ambulatoriali, i medici di medicina generale organizzati in Medicine di Gruppo e quelli che lavorano singolarmente nel proprio ambulatorio, i medici di continuità assistenziale e infine i medici delle Unità speciali di continuità assistenziale, le USCA, attivate in questi mesi di contrasto al Covid-19.
La pandemia ha accelerato processi che prima, purtroppo, in molta parte del nostro territorio procedevano con molta più lentezza…
Certo. E’ a causa dell’emergenza Covid-19, ma più in generale per l’evoluzione stessa della medicina nel suo complesso, che dobbiamo puntare con determinazione sulla “medicina a distanza”: permette le visite online, il telemonitoraggio dei parametri dell’utente da remoto, i teleconsulti a distanza tra specialisti; con la “telemedicina” si garantisce una cartella clinica unica, virtuale e interattiva condivisa tra paziente, medico specialista ospedaliero o privato, medico di famiglia, medico di guardia e medico delle Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale). Così, quindi ,gli specialisti veneziani fanno rete potenziando il rapporto tra medico e paziente. La “medicina a distanza”, nello specifico dell’emergenza che affrontiamo, è uno strumento fondamentale nel contrasto al contagio da Covid-19: permette infatti di ridurre drasticamente gli accessi degli utenti agli Ospedali o agli ambulatori, riducendo così, oltre al disagio per il paziente, i contatti diretti in luoghi a rischio e gli spostamenti.
E’ particolarmente interessante l’adesione dei Medici di famiglia sparsi sul territorio. Quali sono state le carte giocate per favorire questa adesione?
Credo che in questo il modello sanitario veneto, che punta più di altri su una “respirazione a due polmoni” – la sanità territoriale e quella ospedaliera – abbia favorito la partecipazione dei Medici di medicina generale. Hanno scommesso su una piattaforma comune di dialogo e consulto con gli specialisti ospedalieri, e hanno avuto conferma dei vantaggi insiti in questo dialogo intenso, anche per loro e per i loro assistiti; ancora, la piattaforma comune è stata per i Medici di Famiglia un canale di dialogo con le USCA, in questo periodo particolarmente attive: e la piattaforma comune è lo strumento con cui MMG e USCA si tengono allineati e in dialogo continuo quanto alla gestione dell’assistito sul territorio.
In alcune situazioni si è avuta in passato l’impressione che l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali portasse alla fine progressi limitati, quasi piccoli adattamenti. Come si configura invece una piena realizzazione della telemedicina?
L’utilizzo di un’unica specifica piattaforma, con grandi potenzialità operative, ci ha portato a superare i confini di quel dialogo a distanza, magari via telefono, che è comunemente utilizzato da molti medici. Ciò che si è realizzato a Venezia si configura come una vera e propria azione di “telemedicina”, poiché realizza quelli che della telemedicina sono, a mio parere, i tre punti cardine: in primo luogo che nel dialogo tra medico e paziente (o anche tra medico e collega per un consulto) i due soggetti si parlino e si vedano; in secondo luogo che sia possibile durante il teleconsulto la verifica di parametri clinici necessari alla visita, e quindi l’utilizzo di specifici devices; in terzo luogo che ogni passaggio clinico di questo dialogo sia archiviato, e che la visita in telemedicina produca un vero e proprio referto, e abbia quindi gli stessi effetti anche amministrativi e legali, di una visita effettuata di persona.
Negli Ospedali dell’Ulss 3, i progressi della telemedicina sono sostenuti e affiancati anche dalla strutturazione di specifici luoghi tecnologicamente attrezzati?
Certo. Una su tutti la “Clinical smart room” recentemente inaugurata nell’Ospedale Civile di Venezia. Dentro l’Ospedale, più specialisti hanno la necessità di dialogare, insieme, con un paziente a domicilio, oppure con altri specialisti in un’altra sede. Proprio per queste attività abbiamo realizzato la “Clinical smart room”, una stanza iperconnessa, che si propone come un tassello importante del progetto complessivo della “telemedicina”: in questa stanza multimediale i medici si organizzano in team multidisciplinari, attivando teleconsulti da remoto con primari e specialisti di altri Ospedali del territorio. Il caso del paziente viene così condiviso con file interattivi, ecografie tridimensionali, referti e ogni altro strumento utile alla valutazione del caso clinico. L’Azienda sanitaria veneziana ha inteso dotare ogni presidio ospedaliero di una “Clinical Smart Room”, le prime negli Ospedali di Venezia, di Mestre e di Chioggia, con dimensioni e dotazione coerenti con le esigenze degli ospedali stessi.