L’intervista di Gianni Dominici a Davide Agazzi, esperto di innovazione sociale impegnato nel Laboratorio di innovazione urbana di Brindisi, sul tema della trasformazione culturale ed organizzativa delle città dettata dalla crisi sanitaria
10 Febbraio 2021
Redazione FPA
La crisi dettata dall’emergenza sanitaria ha messo in luce fratture già presenti nella nostra società, rendendo necessario rapportarsi a tali situazioni in un modo nuovo, semplificando le procedure. Nel fare questo le PA locali si sono rivelate molto più veloci di altre realtà, nel capire le nuove forme di innovazione da introdurre.
In questa puntata Gianni Dominici intervista Davide Agazzi, innovatore sociale con un passato nel gabinetto del sindaco di Milano oltre che da collaboratore con l’assessorato allo sviluppo economico sempre del Comune di Milano. Oggi lavora a Brindisi, nel Laboratorio di Innovazione Urbana il cui obiettivo è quello di canalizzare le migliori energie sociali del territorio in progetti di pubblica utilità per la città.
“Lo sviluppo delle città si è generato nel corso degli ultimi decenni per una ricerca di maggiore densità e accumulazione – spiega Agazzi – ora questo processo si è bloccato per il fatto che la mobilità delle persone è limitata al minimo”. Per questo motivo la qualità della vita di chi vive e risiede in alcune città corrisponde ora a nuove domande, dettate da un ribilanciamento delle priorità, per cui si presta più attenzione ad aspetti quali la vivibilità della propria casa, l’accesso alle zone naturali o la sostenibilità del trasporto pubblico.
“Gli individui stanno scoprendo di avere necessità diverse e l’aggregazione di queste intenzioni rischia di mettere in crisi gli equilibri su cui si reggeva il sistema” continua Agazzi, sottolineando la necessità di riformulare un’idea condivisa di benessere. “Non tutti però hanno la possibilità di scegliere di cambiare stile di vita” conclude Agazzi, auspicandosi una ripartenza del paese che prenda forma dall’assicurare qualità della vita e reddito a chi ha meno gradi di scelte, e dal coinvolgimento attivo di chi si sta scoprendo libero di sperimentare cose nuove nella città.
In questo senso le parole chiave del PNRR presentato dal governo sembrano dare una risposta, ma manca un focus sui metodi attuativi e sugli attori – prima fra tutti proprio la PA – che dovrebbero trasformare in fatti l’agenda urbana del futuro.