L’intervista di Gianni Dominici a Guido Scorza, membro del Collegio del Garante della protezione dei dati. Questi mesi di pandemia hanno portato una forte accelerazione nell’adozione del digitale nel mondo pubblico e, conseguentemente, nella vita dei cittadini. Senza il digitale non sarebbe possibile oggi parlare di smart working, per esempio, per questo ora è il momento di investire in formazione ed educazione su questi nuovi metodi organizzativi
18 Marzo 2021
Redazione FPA
La pandemia ci ha insegnato definitivamente che il digitale non è un optional, senza di esso infatti, non sarebbe stato possibile mantenere la continuità operativa che ha permesso al Paese di andare avanti nonostante le difficoltà. Non è detto però che vi sia un rapporto diretto tra un paese più digitale e un’amministrazione che effettivamente abbia imparato a “pensare” in digitale.
In questa puntata Gianni Dominici intervista Guido Scorza, avvocato, membro del Collegio del Garante della protezione dei dati, e membro del Team per la trasformazione digitale.
“In questo anno orribile – esordisce Scorza – l’unica cosa positiva è stata questa accelerazione verso il digitale”, tuttavia non manca una certa preoccupazione verso il tema dell’educazione al digitale e ai diritti ad esso legati. In questo senso è importante procedere nell’ampliamento della banda larga su tutto il Paese, ma è importante che nessuno venga lasciato indietro in termini di accesso.
“La PA deve essere in grado di sostenere questa sfida”, spiega Scorza, sottolineando la necessità che le PA portino al loro interno competenze nuove legate al digitale, cercando di prendere spunto dalle grandi aziende tech che hanno conquistato i mercati grazie alla semplicità di utilizzo. Il futuro deve essere all’insegna di servizi facilmente accessibili e fruibili per tutti.
“Serve investire ogni risorsa nella valorizzazione del patrimonio pubblico al fine di mettere in atto una concreta data driven policy”, conclude Scorza, senza dimenticare il tema dell’accessibilità dei dati, ancora troppo limitata da una mancanza di cultura della condivisione da parte delle istituzioni, e ovviamente il tema della formazione e dell’educazione al digitale.