La gestione del dato è diventata ormai un elemento fondamentale, sia nel pubblico che nel privato, e lo sarà sempre più in futuro, nell’ottica della conoscenze, della protezione e della condivisione del dato stesso. E’ su questo che si deve investire, a livello di tecnologie, infrastrutture e competenze. Ed è questo il focus principale di Commvault, azienda partner di FPA all’interno del progetto Cantieri, in particolare nella community riservata ai CTO, Chief Technology Officer (responsabili infrastrutture IT). Ne abbiamo parlato con Sergio Feliziani, Country manager di Commvault
3 Giugno 2021
Redazione FPA
Commvault è un’azienda con più di 25 anni di attività, è uno spin off nato sin dall’inizio con un focus fondamentale sulle tecnologie di backup e disaster recovery, quindi con un focus sui dati che oggi sono diventati probabilmente gli asset più importanti delle aziende, ma anche e soprattutto della pubblica amministrazione. Ed è sul tema dei dati che si concentra questa intervista a Sergio Feliziani, Country manager di Commvault, azienda partner di FPA all’interno del progetto Cantieri, in particolare nella community riservata ai CTO, Chief Technology Officer (responsabili infrastrutture IT).
Dalla gestione del dato puro e semplice, alla sua archiviazione in maniera intelligente, al suo posizionamento, ma soprattutto alla sua analisi e messa in sicurezza: è su questo che si concentra l’analisi e l’offerta di Commvault. Negli ultimi tre anni è stato generato un quantitativo di dati maggiore di quanto non sia stato sviluppato negli ultimi 30 anni (Report IDC), una vera e propria esplosione che ha messo in evidenza anche una non totale preparazione sia delle aziende private che della pubblica amministrazione. Sempre IDC ci parla di 31 miliardi di oggetti connessi, che diventeranno 75 miliardi entro il 2025, quindi stiamo assistendo a un fenomeno di fatto determinante per quello che sarà il futuro.
In particolare l’ultimo anno ha mostrato l’esplosione del digitale e del tema del dato. “Probabilmente non ci sarà un new normal, un ritorno al passato – sottolinea Feliziani – ma qualcosa di completamente diverso. Ad oggi 30 miliardi di device più o meno intelligenti e connessi sottintendono un’infrastruttura sicuramente molto complessa e sicuramente datata per la gestione di questi device. C’è quindi sicuramente una presa di coscienza che quello che poteva funzionare qualche anno fa ora non è più adeguato ad affrontare il presente, né tantomeno quello che arriverà domani”.
“Ci sarà sicuramente una forte rivisitazione delle infrastrutture, e delle applicazioni che sovraintendono a questo tipo di infrastrutture, ma con un focus molto particolare su come mettere in sicurezza i dati e come metterli, soprattutto, a disposizione degli enti che ne fanno una missione, si pensi alla pubblica amministrazione”.
“Sicuramente anche nel mondo della nostra pubblica amministrazione centrale fortunatamente ci sono dei manager illuminati che stanno muovendo con passi ben decisi verso un’evoluzione tecnologica importante – conclude Feliziani – ma c’è molto ancora da fare. Abbiamo una frammentazione e una complessità delle informazioni che risiedono su più repository, su più data center e questo sicuramente è un elemento di razionalizzazione che la PA deve assolutamente mettere mettere in campo. Uno degli elementi fondamentali per la pubblica amministrazione è poter liberare investimenti da tecnologia, hardware e connettività per renderli disponibili per nuove attività e nel nuovo modello cloud”.