EDITORIALE

FORUM PA 2022: una sfida condivisa per la sostenibilità e la giustizia sociale e ambientale

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La settimana scorsa abbiamo lanciato il claim del prossimo FORUM PA – “Il PAese che riparte – Insieme per una sfida condivisa. Ma una sfida per cosa? Una ripartenza verso quali obiettivi? Sicuramente un tema imprescindibile, che già da qualche anno abbiamo individuato come “stella polare” per lo sviluppo, è la sostenibilità che ha come guida l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. E due fatti accaduti negli ultimi giorni ci confermano che questa è la strada da perseguire. Il primo avvenimento è di portata storica: con l’ultimo passaggio parlamentare, lo sviluppo sostenibile è entrato nella nostra Costituzione. Il secondo avvenimento è la pubblicazione da parte del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili del Rapporto “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità”

11 Febbraio 2022

Carlo Mochi Sismondi

Presidente FPA

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La settimana scorsa nell’articolo di apertura della nostra newsletter abbiamo lanciato il claim del prossimo FORUM PA 2022 –  “Il PAese che riparte – Insieme per una sfida condivisa” – come sintesi del momento decisivo che tutti stiamo vivendo. Bene, ma una sfida per cosa? Una ripartenza verso quali obiettivi? In questo e nelle prossime settimane cercheremo di dare una risposta a queste domande solo apparentemente banali, ma che anzi richiedono un orientamento e una visione sistemica ed integrata del nostro sviluppo. Cinque anni fa nel presentare, più o meno negli stessi giorni di febbraio, il FORUM PA 2017 ci impegnammo a considerare come stella polare la sostenibilità dello sviluppo e come guida l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Lo facemmo stringendo una solida alleanza con ASviS “Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile”, che festeggiava allora il suo primo anno di vita, e con il suo portavoce, l’attuale Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti, si sono succeduti quattro Governi, ma possiamo dire che avevamo visto giusto.

Due fatti accaduti negli ultimi giorni ci confermano sulla strada intrapresa e ci convincono sempre più che la sostenibilità ambientale economica e sociale, unita alla giustizia sociale e alla lotta alle disuguaglianze, non è uno degli obiettivi, ma la strada necessaria per conseguire qualsiasi risultato di sviluppo equo e duraturo.

Il primo avvenimento è di portata storica: pochi giorni fa, con l’ultimo passaggio parlamentare, è stato integrato all’art. 9 della nostra Costituzione, uno dei principi fondanti della Repubblica, introducendo tra i princìpi quello della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi «anche nell’interesse delle future generazioni». Inoltre, all’articolo 41, che sancisce la libertà di iniziativa economica, il nuovo testo precisa che quest’ultima non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, in maniera da recare danno «alla salute e all’ambiente», oltre che «alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana», come già previsto. Infine, allo stesso articolo, viene aggiunto l’elemento «ambientale» alle finalità verso la quale la legge può orientare e programmare l’attività economica. Per commentarlo riprendo una frase dell’articolo uscito mercoledì scorso sull’Avvenire a firma del Ministro Giovannini: il riconoscimento dell’interesse delle future generazioni tra i princìpi fondamentali della Repubblica è un atto forte e doveroso in quanto coglie esattamente il senso di ciò che si intende quando si parla di «sviluppo sostenibile», cioè di quel tipo di sviluppo che permette all’attuale generazione di soddisfare i propri bisogni senza compromettere alle future generazioni di fare altrettanto. Esso coglie anche uno dei messaggi chiave delle encicliche di papa Francesco Laudato si’ e Fratelli tutti, nelle quali le dimensioni economiche, sociali e ambientali delle attività umane devono essere ricondotte a unità in nome del principio dell’ecologia integrale.

Il secondo fatto importante a cui mi riferivo è la pubblicazione da parte del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili del Rapporto “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità Soluzioni e strategie per gli investimenti infrastrutturali in un contesto di adattamento ai cambiamenti climatici e di mitigazione delle emissioni di gas-serra”. È un documento importante da molti punti di vista. Non ho né lo spazio né, soprattutto, la competenza per discuterne gli aspetti tecnici e le conclusioni a cui arriva, per cui vi rimando al testo che vale la pena di leggere, ma mi interessa qui metterne in luce tre aspetti che sono strettamente connessi anche alla metodologia con cui vogliamo portare avanti il lavoro di FPA e dello stesso FORUM PA 2022.

Il primo aspetto è dichiarato sin dall’introduzione del Ministro: La transizione ecologica rappresenta una straordinaria opportunità per rilanciare la nostra economia, ma anche per stimolare una riflessione collettiva sulla visione dell’Italia che vogliamo costruire nei prossimi anni. Da questo punto di vista, il Rapporto rappresenta un unicum a livello nazionale. Credo che questo sia un ottimo esempio di quello che vogliamo dire quando parliamo delle grandi missioni strategiche che devono orientare l’azione e le politiche pubbliche. Ogni volta dobbiamo riportare gli obiettivi di una politica alla visione del Paese che vogliamo. Sottolineo anche l’importanza della “riflessione collettiva” dove l’aggettivo rimanda, per noi, all’avverbio “insieme” che abbiamo voluto fosse l’incipit del nostro claim per il FORUM PA 2022.

Il secondo aspetto è dato dall’approccio olistico del Rapporto: tutto si tiene e la sostenibilità delle infrastrutture, le azioni per il rafforzamento della capacità di adattamento al cambiamento climatico delle infrastrutture e dei sistemi di mobilità esistenti; per la resilienza delle nuove infrastrutture e sistemi di mobilità; per l’adeguamento o la realizzazione di infrastrutture e sistemi di mobilità in grado di contribuire efficacemente alla riduzione delle emissioni di gas serra (mitigazione) sono sempre viste insieme agli effetti che queste possono avere sull’intero corpo sociale ed economico del Paese e delle sue condizioni di riduzione delle disuguaglianze e di sviluppo delle capabilities delle persone e delle imprese.

Infine un terzo aspetto emerge chiaramente: l’obiettivo non sarà raggiunto e non ci avvieremo verso uno sviluppo sostenibile se non saranno realizzate politiche abilitanti in grado di creare le condizioni di contesto necessarie. Il Rapporto ne sottolinea quattro che noi di FPA sottoscriviamo in pieno e che sono anche la bussola del nostro lavoro:

  1. Favorire la trasparenza dell’azione di adattamento e mitigazione, obbligando le aziende e le amministrazioni pubbliche a migliorare la loro governance, l’ascolto degli stakeholder e la capacità di collaborazione rendendo conto degli impatti attuali e potenziali della loro attività e dei loro piani d’azione a breve e lungo termine.
  2. Richiedere di descrivere questi impatti per i differenti orizzonti temporali di riferimento, nonché i processi utilizzati per identificarli, in modo che:
    – le considerazioni sui rischi climatici e gli impatti siano utilizzati come input nelle decisioni aziendali strategiche e permettano di testare le strategie aziendali secondo i diversi scenari climatici;
    – le modalità di identificazione, valutazione e gestione dei rischi climatici siano integrati nel modello di risk management aziendale;
    – le metriche utilizzate per valutare i rischi e per calcolare il proprio impatto, nonché fornire indicazioni rispetto ai propri obiettivi, siano trasparenti.
  3. Migliorare la gestione dei dati relativi alle infrastrutture, investendo in fattori abilitanti quali:
    – rafforzare le infrastrutture europee per l’hosting, l’elaborazione e l’utilizzo dei dati, nonché l’interoperabilità, favorendo la costruzione di un ecosistema privato che lavori sia nell’innovazione, sia nella valorizzazione dei dati stessi;
    – concepire, già a livello nazionale ancor prima che europeo, la costituzione di uno spazio di dati comune che copra tutti i settori e le istituzioni strategiche a livello di adattamento e decarbonizzazione.
  4. Investire nello sviluppo delle competenze, per il quale occorre formulare un piano di investimenti che riguardi sia gli individui sia le imprese, in modo particolare le PMI, per favorire la diffusione di abilità e conoscenze fondamentali per la transizione ecologica (tra queste, la digitalizzazione e il passaggio alle tecnologie Cloud/Edge, critiche nella decarbonizzazione della rete IT eparte integrante delle alleanze industriali europee).

Insomma per raggiungere gli obiettivi per cui il nostro paese si è impegnato è indispensabile lavorare sulla trasparenza, che produce consapevolezza e condivisione; sulla corretta data governance che veda la partnership pubblico-privato come una risorsa perché i dati siano sempre considerati un bene pubblico; sulle competenze avanzate sia nelle materie tecniche oggetto delle politiche sia nel project management. Infine, ma non è poco, servono manager preparati e motivati, dotati della capacità di valorizzare le professionalità presenti con un’attenzione particolare ad un qualificato ricambio generazionale, l’attitudine a sperimentare soluzioni nuove, la determinazione e la visione di sistema nell’affrontare le inevitabili resistenze al cambiamento, oltre che una grande sensibilità istituzionale nel dialogo con altri soggetti pubblici e privati e con le forze sociali.

Noi di FPA ci impegniamo a fare la nostra parte sia per quanto attiene alla formazione, per cui è partita recentemente una grande iniziativa che ci vede uniti alla prestigiosa scuola di management MIP del Politecnico di Milano, sia per l’individuazione e l’emersione dei casi e delle persone che testimoniano un’innovazione diffusa in tutto il paese, anche se non sempre valorizzata (per questo anche quest’anno abbiamo lanciato due importanti Premi, “Rompiamo gli schemi” dedicato agli #innovatoripa e “PA sostenibile e resiliente 2022” promosso proprio con ASviS come da tradizione), sia come attori di azioni di confronto e di connessione tra le varie componenti per aiutarle a remare tutte nella stessa direzione. Perché il “PAese riparte, insieme per una sfida condivisa”.

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