La piattaforma invisibile
Nel momento in cui la campagna elettorale sta entrando nella sua fase più calda, vediamo un grande assente nel dibattito politico: il tema della trasformazione digitale del Paese e, più in generale, dell’innovazione tecnologica. Eppure l’innovazione e la digitalizzazione sono la piattaforma abilitante di tutte le riforme. Lo sviluppo di questa piattaforma, invisibile alla nostra politica, sarà per chiunque avrà la responsabilità di governare dopo il 4 di marzo, la cartina al tornasole della serietà degli impegni riformatori
23 Gennaio 2018
Carlo Mochi Sismondi
La campagna elettorale sta entrando nella sua fase più calda e, per ogni parte politica, facendoci largo nella giungla delle polemiche pretestuose, possiamo cominciare a leggere le parole d’ordine di un programma che è, per tutte o quasi, in fase più o meno avanzata di elaborazione. Pur nelle differenze ci sono temi che ricorrono come centrali per tutte le forze in campo. Più lavoro per tutti, ma soprattutto per i giovani; un fisco più semplice, più equo e meno pesante; una maggiore tutela della salute; più sicurezza; ripresa dello sviluppo; meno burocrazia e più attenzione a tagliare gli sprechi nella PA; più investimenti alla ricerca e all’istruzione; un ripensamento del welfare. Le soluzioni sono diverse come, almeno in parte, le analisi e le anamnesi, ma i temi sono quelli.
In questo panorama vediamo un grande assente nel dibattito politico: il tema della trasformazione digitale del Paese e, più in generale, dell’innovazione tecnologica, che è sempre anche innovazione sociale. Eppure tutte le analisi e tutte le ricerche internazionali indicano con chiarezza che è proprio l’economia digitale non solo a trainare lo sviluppo, ma anche a rendere possibile, al di là dei proclami di belle intenzioni, il percorso di coraggiose riforme che tutti dicono di voler intraprendere.
È ormai chiaro a tutti che la sanità pubblica non supererà il test di sostenibilità del sistema, tra bisogni crescenti, rivoluzione demografica e nuovi potenti e costosissimi farmaci a fronte di risorse che, se va bene, restano stabili, se non con una profonda trasformazione digitale che ripensi tutti i processi sia clinici, sia gestionali. O, altrettanto, che sarà solo un progressivo completamento della digital transformation nel sistema fiscale che potrà garantire quell’equità che permetterà a ciascuno di pagare, con semplicità, il giusto. O, ancora, che nuovo lavoro si creerà ormai solo nelle professioni legate all’economia della rete e all’analisi sempre più sofisticata dei dati. Potremmo continuare all’infinito a fare esempi per la sicurezza, per la scuola, per l’efficienza della PA, ma quello che ci preme di ribadire qui con forza è che l’innovazione e la digitalizzazione del Paese non sono e non potranno mai essere un altro obiettivo da affiancare, magari mettendolo in concorrenza, ad altri settori o ad altri impegni. Tutt’altro: è la piattaforma abilitante di tutte le riforme che, senza questa, rischiano di essere, come spesso è successo più o meno consapevolmente, solo promesse elettorali. Peccato che questa piattaforma non si attivi per grazia ricevuta, ma, anche quando la tecnologia è matura, richieda un attento e tenace lavoro di programmazione, di formazione, ma soprattutto di costruzione di una governance che ne sia regia e stimolo. Proprio per questo appare pericolosa l’assenza di questo tema dal centro del dibattito politico e dei programmi dei partiti. Lo sviluppo di questa piattaforma, invisibile alla nostra politica, sarà infatti, per chiunque avrà la responsabilità di governare dopo il 4 di marzo, la cartina al tornasole della serietà degli impegni riformatori. La digital transformation fornirà infatti i ramponi da indossare per non scivolare sul ghiacciaio delle riforme sostenibili.
In questo lavoro sarà fondamentale non ricadere in un ahimè consueto errore: ricominciare da capo il lavoro, come se fossimo di fronte ad una pagina bianca. Molto c’è da fare, ma molto è stato già fatto in questi ultimi anni: ripartire da zero sarebbe non solo stupido, ma ci condannerebbe ad un ritardo, che in questo campo vuol dire già fallimento.
In questo contesto e partendo da questa analisi, FPA si propone di accompagnare la campagna elettorale e la successiva fase postelettorale stimolando e dando spazio alle forze politiche e agli stakeholder, ma anche e forse ancor di più alle tante forze vitali che in questo momento lavorano nei territori e nelle comunità locali, perché cresca l’intensità e la qualità delle analisi e delle proposte. FORUM PA 2018, che si svolgerà dal 22 al 24 maggio, sarà poi il luogo in cui questa analisi si concretizzerà, attraverso un lavoro collaborativo, in un libro bianco di proposte che porremo, tutti insieme, sul tavolo del nuovo Governo.
Questo nostro programma si situa all’interno dell’impegno dell’intero gruppo Digital360 che, con tutte le sue testate, apre spazi di riflessione e confronto su questa piattaforma di sviluppo digitale e, con l’hashtag #innovationfirst, contrassegna un impegno forte e non neutrale per una coraggiosa politica d’innovazione che, nell’assoluta indipendenza da ogni parte politica, chiami ciascuno alle proprie responsabilità, nella convinzione che la qualità del nostro futuro e di quello dei nostri figli passi dalle scelte che faremo ora proprio su questi temi.