Da hackathon di nicchia per dare valore ai dati della PA a #DatiBeneComune, alla campagna di successo per l’apertura dei dati di pubblico interesse. Questa è onData come ha raccontato il suo Presidente Andrea Borruso a Gianni Dominici, Direttore Generale FPA, in questa intervista di avvicinamento a FORUM PA 2022.
10 Giugno 2022
In attesa del FORUM PA 2022, che si terrà dal 14 al 17 giugno all’Auditorium della Tecnica a Roma, Gianni Dominici, ha intervistato Andrea Borruso, Presidente di onData, l’associazione che “promuove l’apertura dei dati pubblici per renderli accessibili a tutti”.
Come raccontato da Borruso onData è nata nel 2015 da un gruppo di giornalisti, esperti di giurisprudenza e sviluppatori che di notte scaricavano, studiavano e facevano hackathon per valorizzare i dati della pubblica amministrazione e, poco più di due anni fa, hanno raggiunto una maggiore popolarità dialogando con la Protezione Civile sui dati relativi alla pandemia e ai contagi da Covid-19.
“La Protezione Civile – ha detto Borruso – pubblicò un pdf a colori di una pagina con dati e numeri e abbiamo provato a citofonare direttamente alla Protezione Civile lanciando una campagna con un tweet”. Era il 5 marzo 2020, l’Italia aveva appena iniziato a fare i conti con quella che sarebbe diventata la crisi pandemica dovuta al Covid-19 e onData chiedeva alla Protezione Civile, attraverso un tweet e poi un repository sul sito web github che i dati ufficiali sul Covid-19 fossero diffusi anche in formato machine readable. “La Protezione Civile ha ricevuto più di un migliaio di segnalazioni e le hanno risolte, grazie a un’operazione di segnalazione, proposta e trasformazione. Un lavoro straordinario che per la PA rimane un esempio di partecipazione civica e narrazione di valore pubblico”, ha spiegato Borruso.
Dal tweet al repository alla campagna su Change.org il passo è stato breve. Era il 6 novembre 2020 quando onData con una lettera aperta ha lanciato la campagna #DatiBeneComune per chiedere al Governo di aprire e rendere liberi i dati sull’emergenza Covid-19. “Eravamo abituati a campagne di nicchia – spiega Borruso -, mentre questa volta abbiamo raccolto più di 50 mila firme per richiedere che i dati sulla sanità fossero meno aggregati e fossero di qualità. Aderirono in 200 tra giornali, gruppi e aziende e per noi che facciamo gli hacker civici sui dati è stata una crescita incredibile. Siamo riusciti a far arrivare i dati a tante persone che ne avevano bisogno”.