Università, territori e sviluppo sostenibile: ecco come potenziare la “quarta missione” degli Atenei
Gli strumenti di Partenariato Pubblico-Privato (PPP) e le risorse del PNRR potrebbero dare una spinta decisiva alla collaborazione di ciascun ateneo col proprio territorio, in particolare nel percorso di decarbonizzazione e transizione ecologica e sociale del Paese. Una Missione delle Università sempre più riconoscibile e riconosciuta, ma per la quale sono spesso mancati gli investimenti necessari
30 Giugno 2022
Patrizia Lombardi
Politecnico di Torino, Presidente della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile
Dobbiamo fare di più per investire nella “piazza della conoscenza”, collegando il triangolo della conoscenza – istruzione, ricerca e innovazione – con la missione di servizio alla società che le università debbono avere.
Mariya Gabriel – Commissario Europeo per la ricerca, l’innovazione,
la cultura, la formazione e le nuove generazioni
Quarta puntata della rubrica mensile in collaborazione con ASviS, l’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile. In questo contributo riflettiamo sul ruolo che università e istituti di istruzione superiore possono ricoprire nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Onu 2030, a partire dalla loro azione sul territorio e dalla collaborazione con i diversi stakeholder
È noto come il successo nel raggiungimento dell’Agenda Onu 2030 dipenda fortemente dall’azione e dalla collaborazione di tutti gli attori del sistema territoriale, istituzionale e socio-economico. Le università e gli istituti di istruzione superiore si trovano nella posizione privilegiata e di fondamentale responsabilità in questa transizione, non solo in quanto istituzioni dedite a fornire un’educazione che abbraccia tutte le discipline, in grado di raggiungere centinaia di milioni di studenti/esse di tutte le età, ma anche in quanto soggetti “piattaforme” in grado di fungere da volano per lo sviluppo di nuove soluzioni sistemiche e trasformative, attraverso la collaborazione di vari stakeholder.
Le conoscenze derivanti dalla ricerca scientifica connesse allo sviluppo sostenibile e le competenze maturate sono messe a disposizione del territorio, nelle relazioni con gli stakeholder e con le comunità locali, creando partnership e diffondendo la logica di creazione e condivisione del valore.
Come è noto i principali ambiti di azione delle università sono, tipicamente, i seguenti:
- Educazione: formare gli studenti e le studentesse, fornendo le conoscenze, le abilità e le motivazioni necessarie per comprendere e guidare il cambiamento; fornire a tutti/e un’istruzione accessibile, inclusiva e di qualità.
- Ricerca: sviluppare nuove conoscenze, evidenze, soluzioni, tecnologie, strategie e innovazioni per far evolvere la scienza e supportare il progresso umano, dell’intera comunità globale.
- Leadership esterna, promozione culturale e attività di public engagement: l’impegno del settore universitario nella partecipazione alla vita pubblica, nel supporto alla progettazione di politiche di sviluppo sostenibile e nella promozione di una cultura inclusiva e valoriale.
- Governance organizzativa: sviluppare politiche ed implementare e gestire operativamente il campus, con attenzione all’occupazione, all’inclusione, al genere, alla mobilità sostenibile, all’energia free carbon, al ciclo dei rifiuti/risorse, al cibo, all’acqua, ai servizi per l’accoglienza e di supporto al benessere di comunità, allo sport, agli appalti versi, alle risorse umane, ecc.
Con riferimento alla cosiddetta Quarta missione delle università, l’azione sul territorio degli atenei è sempre più riconoscibile e formalmente riconosciuta. È infatti crescente l’impegno degli atenei non solo nel campo della promozione culturale e attività di public engagement e di leadership esterna, ma anche in quello della governance organizzativa relativamente alla implementazione degli Obiettivi dell’Agenda 2030 all’interno dei propri campus, che sono estesi e diffusi in tutto il territorio nazionale.
Lo dimostrano i risultati della mappatura annuale della RUS, la Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile che, dal 2015, ha visto crescere tra gli 82 atenei che ne fanno parte l’applicazione di buone pratiche, il raddoppiamento degli office dedicati e la crescita di consapevolezza e responsabilità sociale con l’inserimento negli Statuti del principio di sostenibilità dello sviluppo[1]. Le università italiane migliorano il loro posizionamento anche nei ranking internazionali, ad esempio in Green Metric, sono molto più numerose le università italiane presenti nei primi 100 al mondo rispetto a qualche anno fa (vedi figura 1).
In virtù del loro ruolo, le università contribuiscono allo sviluppo sociale, politico, culturale del contesto di riferimento, sia a livello locale sia a quello nazionale e internazionale, agevolando il dialogo e la collaborazione intersettoriale e facilitando la diffusione di conoscenze e strumenti a sostegno del raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Purtroppo, come chiaramente ricordato nella Strategia Europea per le Università, gli investimenti nell’istruzione superiore ed il finanziamento diretto agli atenei risultano spesso insufficienti per adempiere alla loro crescente missione sociale, resa ancor più fondamentale ed insostituibile dalla pandemia di COVID-19 che peraltro ha comportato ulteriori esigenze di investimento (ad es. in strumenti e infrastrutture digitali).
Nella Strategia, viene anche richiamato il ruolo fondamentale della cooperazione delle università con gli ecosistemi industriali. Inoltre, la Commissione incita alla creazione di “living labs” ed incoraggia la cooperazione di fronte alle sfide sociali, unendo sul campo studenti e altri stakeholders. In particolare, per la realizzazione del Goal 11, relativo alle Città e Comunità sostenibili, il coinvolgimento attivo dei privati nella realizzazione, manutenzione e gestione di opere pubbliche e in interventi che mirino alla sostenibilità ambientale e sociale oltre che economica, risulta imprescindibile. Si tratta infatti di sviluppare tutti quei sistemi logistici e infrastrutturali in grado di ridurre le disuguaglianze sociali e territoriali nella prospettiva della decarbonizzazione.
Facendo ricorso agli strumenti di Partenariato Pubblico-Privato (PPP) e grazie alle risorse messe a disposizione dal Governo attraverso il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, i fondi nazionali e quelli europei, è possibile stimolare iniziative capaci di generare un ritorno economico e, allo stesso tempo, contribuire allo sviluppo sostenibile del Paese e all’inclusione sociale (Rapporto “Investire in infrastrutture: strumenti finanziari e sostenibilità”, MIMS, 2022). Il ricorso a schemi di Partenariato Pubblico Privato (“PPP”) si sostanzia nella concessione “availability based” a privati di portafogli omogenei di infrastrutture a destinazione pubblica (es. edifici scolastici, caserme, carceri, ospedali, infrastrutture di ricerca e innovazione, etc.), prevedendo interventi di riqualificazione energetica, digitale/IT e di messa a norma antisismica con l’attivazione di un pacchetto di servizi (facility management) da erogarsi seguendo un service level agreement omogeneo per tutti gli asset.
Le iniziative di partenariato pubblico-privato possono anche coniugarsi con la promozione e realizzazione di investimenti di tipo tecnologico e/o immateriale (non necessariamente circoscritti ad attività di natura edile) oltre che con interventi di manutenzione, ripristino, efficientamento energetico, messa in sicurezza, miglioramento dell’edilizia scolastica/ospedali/carceri/laboratori scientifici. È anche grazie a questi strumenti che risulterà possibile implementare e dare attuazione concreta al “Manifesto” di Udine, il documento sottoscritto dai Rettori Italiani, nel Maggio 2019 in occasione dei Magnifici Incontri organizzato dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane con la collaborazione della Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile, che di fatto sostanzia la stretta volontà di collaborazione di ciascun ateneo col proprio territorio, nel percorso di decarbonizzazione e transizione ecologica e sociale del Paese.
[1] Per maggiori dettagli si veda l’ultimo Report delle attività della RUS, scaricabile dal sito: https://reterus.it/report-di-sostenibilita/