Banda larga: la provincia di Belluno guarda al futuro

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Foto di gualtiero

Le aree montane sono, quasi per definizione, zone a fallimento di mercato, ovvero zone su cui il mercato non ha interesse ad investire, soprattutto per la bassa densità di popolazione e, quindi, il basso numero di clienti/utenti potenziali. Considerazioni che, naturalmente, pesano anche sulle scelte delle aziende di telecomunicazioni e influenzano la disponibilità in queste aree della banda larga e, quindi, dell’accesso veloce alle nuove tecnologie digitali. Ne avevamo già parlato qualche settimana fa con Enrico Borghi, presidente dell’Uncem. Questa volta siamo tornati sull’argomento con Claudio Costa, Assessore all’Innovazione della Provincia di Belluno, ente che da alcuni anni sta dedicando grande attenzione a questo problema. Nella consapevolezza che il digital divide può compromettere seriamente la competitività dei territori.

4 Marzo 2009

Articolo FPA
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Foto di gualtiero

Le aree montane sono, quasi per definizione, zone a fallimento di mercato, ovvero zone su cui il mercato non ha interesse ad investire, soprattutto per la bassa densità di popolazione e, quindi, il basso numero di clienti/utenti potenziali. Considerazioni che, naturalmente, pesano anche sulle scelte delle aziende di telecomunicazioni e influenzano la disponibilità in queste aree della banda larga e, quindi, dell’accesso veloce alle nuove tecnologie digitali. Ne avevamo già parlato qualche settimana fa con Enrico Borghi, presidente dell’Uncem. Questa volta siamo tornati sull’argomento con Claudio Costa, Assessore all’Innovazione della Provincia di Belluno, ente che da alcuni anni sta dedicando grande attenzione a questo problema. Nella consapevolezza che il digital divide può compromettere seriamente la competitività dei territori.

“La montagna rischia di essere penalizzata rispetto a territori dove invece il mercato riesce, in qualche maniera, ad operare – ci dice Claudio Costa. Noi vorremmo non solo recuperare il deficit che abbiamo rispetto ad altre aree, ma fare veramente della nostra provincia una provincia digitale, lanciare un progetto a medio periodo per fare in modo che uno dei valori aggiunti del nostro territorio sia la possibilità di usufruire di reti tecnologiche all’avanguardia”.

I nostri approfondimenti sul tema "banda larga e digital divide".

Ma come raggiungere questo obiettivo? Quali modelli di governance e quali strategie possono adottare i territori più “svantaggiati” per superare l’attuale oggettiva arretratezza e garantirsi un futuro sul fronte dell’innovazione, dello sviluppo e della competitività?
L’assessore Costa ci racconta l’esperienza della provincia di Belluno, cominciata nel 2007 sulla scia del lavoro preliminare condotto per arrivare all’elaborazione del Piano strategico del territorio provinciale. Proprio nel corso di questo lavoro, infatti, è emersa la necessità – condivisa da diversi soggetti del territorio, dagli enti locali alle associazioni di categoria – di un forte impegno sulle nuove tecnologie. Da qui, la costituzione di un “Comitato di progetto banda larga” – costituito da provincia, Regione del Veneto, consorzio BIM Piave e associazioni di categoria (Camere di Commercio, industriali, artigiani) – e l’avvio del percorso che ha condotto ad una prima bozza di Piano territoriale per la banda larga.

“Con la costituzione del Comitato – racconta l’assessore Costa – abbiamo cominciato a lavorare secondo un preciso modello di governance, che vede tutti i soggetti pubblici interessati sul territorio e le associazioni di categoria unite su un certo progetto, in questo caso il piano di sviluppo sulla banda larga . In seguito, abbiamo attivato un tavolo tecnico con Telecom Italia, che nel nostro territorio è il principale, se non l’unico, operatore di telecomunicazioni che investe, e abbiamo svolto una serie di attività”.

Di tutto questo si parlerà il 18 marzo prossimo, nel corso del convegno “La banda larga tra presente e futuro” in programma a Villa Patt di Sedico (Belluno), organizzato dalla Provincia di Belluno, in collaborazione con la Regione del Veneto, FORUM PA e Confindustria Belluno Dolomiti.

“Prima di tutto – continua Costa – abbiamo fatto una mappatura del digital divide nel nostro territorio, cosa fondamentale per capire come e dove investire. La mappatura ci ha consentito di avere delle informazioni molto dettagliate sulla situazione nella nostra provincia, soprattutto per quando riguarda la cosiddetta copertura netta1, e ci è servita poi per il secondo step, che è stato quello di garantire un servizio minimo a tutti i cittadini e le imprese bellunesi. Questo è stato possibile attraverso due bandi (uno è uscito l’anno scorso mentre un altro sta per uscire in queste settimane), finanziati con fondi regionali per un investimento complessivo di 2 milioni di euro. In pratica, attraverso la forma giuridica del contributo alle imprese in aree di fallimento di mercato, si va a coprire il differenziale tra il costo dell’investimento privato e il ritorno economico che l’impresa ha dal territorio”.

Ma l’evoluzione dei servizi che transitano sulla rete richiede tecnologie sempre più avanzate e velocità di accesso maggiori, per cui a un certo punto non sarà più sufficiente garantire un livello minimo di connettività. Per questo la provincia di Belluno si sta ponendo il problema delle reti di nuova generazione, ovvero la fibra ottica.
“Ci siamo mossi – sottolinea Costa – per progettare e iniziare la costruzione di una infrastruttura di dorsale in fibra ottica, che attraversi il territorio provinciale. Sostanzialmente un’infrastruttura pubblica, che poi verrà messa a disposizione degli operatori privati a condizione eque, paritarie e non discriminatorie. Questo tipo di modello nelle aree a fallimento di mercato, come è di fatto la nostra, consente di realizzare quella parte di intervento che generalmente rappresenta la più forte barriera all’entrata degli operatori, i quali così subentrano solo dopo che il pubblico ha coperto l’investimento principale”.

Nell’ambito di queste attività, inoltre, la Provincia sta cercando di presidiare anche un altro aspetto: il cosiddetto digital divide sociale, che si affianca a quello infrastrutturale, come ci ricorda Costa: “Uno degli elementi che viene fuori dalle diverse analisi in materia, è il fatto che in Italia c’è una scarsa alfabetizzazione informatica, cioè la gente usa meno il computer rispetto al resto d’Europa. Tra l’altro, nella nostra provincia questo dato è anche aggravato dall’elevata percentuale di popolazione anziana che abbiamo. Da qualche anno, stiamo quindi predisponendo corsi di alfabetizzazione informatica, in collaborazione con le università che sul territorio organizzano corsi per persone adulte. Ma quello del digital divide sociale è un aspetto difficile da presidiare, perché richiede investimenti importanti”.

Tutti questi investimenti che risposta hanno dai territori coinvolti? C’è un’effettiva e diffusa domanda di accesso alla banda larga? Secondo Costa, indubbiamente sì: “La domanda è molto elevata sia da parte delle imprese, da cui arrivano forti sollecitazioni (tra l’altro la nostra è una provincia fortemente industrializzata), sia da parte del mondo della pubblica amministrazione (la nostra provincia è formata da tanti piccoli Comuni, che spesso non riescono da soli a erogare servizi ai cittadini e, quindi, si consorziano o agiscono tramite le comunità montane, oppure si affidano a servizi centralizzati, per cui la velocità di connessione diventa fondamentale), sia da parte dei cittadini. Ne abbiamo avuto riprova quando, grazie ai bandi regionali, è stato possibile portare connettività a quei Comuni dove non c’era neanche il servizio minimo: i dati, forniti dai gestori, fanno registrare un numero di contratti molto elevato. La risposta da parte dei cittadini è stata superiore alle aspettative degli stessi operatori di telecomunicazioni”.

A FORUM PA 2009 un’intera sezione espositiva e congressuale sarà dedicata ai servizi on line per i cittadini e al nuovo modo di concepire il servizio pubblico. Vai allo Zoom Amministrare 2.0.

Per chiudere, Costa lancia una riflessione sull’importanza di un cambiamento di mentalità su queste tematiche, da parte della pubblica amministrazione e della politica: “È necessario che gli enti locali facciano delle scelte per investire sulle nuove tecnologie, noi amministratori dobbiamo acquisire la consapevolezza che investire su questo tipo di infrastrutture è importante tanto quanto investire su una strada, per esempio. E poi bisogna che lo Stato faccia la sua parte. Se guardiamo a cosa accade negli altri Paesi europei e mondiali, vediamo che tutti gli Stati si stanno ponendo fortemente l’esigenza di investire sulle nuove reti tecnologiche. Anche l’Italia, probabilmente, deve fare di più di quello che ha fatto negli ultimi anni”.


1Copertura lorda, o potenziale: la quota di popolazione la cui linea telefonica di rete fissa è attestata su centrali di telecomunicazione attrezzate con apparati in grado di abilitare il servizio.
Copertura netta, o reale: può essere diversa da quella lorda, perché spesso la singola linea di utente, anche se collegata ad una centrale abilitata, presenta possibili vincoli tecnici che ostacolano l’effettiva accessibilità del servizio. Questo può dipendere da diversi fattori: ad esempio, l’eccessiva lunghezza del doppino d’utente, o il suo cattivo stato di manutenzione, oppure interferenze radio o disturbi provocati da altri doppini all’interno dello stesso cavo.

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