La sfida della PA nel Rapporto Annuale Istat 2022
L’Istat ha presentato il “Rapporto Annuale 2022. La situazione del Paese”. All’interno anche un focus dedicato alla “sfida della PA”. Ecco alcuni spunti
13 Luglio 2022
Redazione FPA
La modernizzazione della Pubblica Amministrazione italiana è un obiettivo particolarmente sfidante del PNRR. Lo ricorda l’Istat nel trentesimo Rapporto Annuale presentato l’8 luglio scorso. All’interno del volume (disponibile online in versione integrale), che analizza la situazione economica e sociale del Paese nel 2021 e nei primi mesi del 2022, un paragrafo è dedicato proprio alla “sfida della PA”, che si concretizza in un “complesso sistema di interventi orientati a una maggiore digitalizzazione della PA, a sviluppare percorsi di semplificazione e una profonda innovazione dei processi organizzativi e delle politiche relative al pubblico impiego, finalizzate a migliorare, attraverso nuove assunzioni e iniziative di formazione del capitale umano”.
La PA è pronta a questa sfida? Stiamo andando nella giusta direzione? Nel Rapporto, l’Istat sottolinea l’importanza del piano avviato per nuove assunzioni e valorizzazione delle competenze dei dipendenti pubblici. Ma ricorda la criticità della situazione di partenza sottolineando come “a seguito delle politiche di blocco delle assunzioni e delle riforme pensionistiche, l’occupazione nel settore pubblico, oltre che ridursi di circa 200 mila unità negli ultimi vent’anni, ha sperimentato anche un sensibile invecchiamento”.
Nel 2019, tra i paesi Ue per i quali sono disponibili informazioni comparabili, l’Italia risultava avere l’incidenza più bassa di dipendenti pubblici rispetto alla popolazione (5,6 per cento abitanti, rispetto ai 5,8 della Germania), la maggiore incidenza di lavoratori con oltre 55 anni e la più bassa di quelli con meno di 35 anni. L’età media si è infatti incrementata di oltre 6 anni nell’ultimo decennio, attestandosi a 49,9 anni contro i 42,4 del settore privato. Cosa porta questo invecchiamento dei dipendenti pubblici? Istat evidenzia il rischio di avere una minore motivazione “a lanciare nuove e grandi sfide”.
Il 42,5 per cento dei dipendenti pubblici ha un titolo di studio universitario, ma la bassa attrattività salariale del pubblico impiego, in particolare per il personale qualificato, potrebbe in alcuni casi rappresentare un freno per il piano di assunzioni di personale con competenze di alto livello. Centrali, quindi, gli investimenti sulla valorizzazione e lo sviluppo del capitale umano nella PA previsti per il prossimo quinquennio, puntando soprattutto su competenze manageriali, organizzative e digitali dei dipendenti pubblici.
Istat riporta anche alcuni risultati preliminari del Censimento permanente delle Istituzioni pubbliche riferito al 2020, che evidenziano come l’offerta formativa si sia concentrata soprattutto nelle aree tematiche giuridico-normativa e tecnico-specialistica. Nonostante la carenza di competenze informatiche sia avvertita come l’ostacolo alla digitalizzazione, la formazione in questo campo ha invece riguardato solo il 5,3 per cento delle attività e il 6,6 per cento dei partecipanti. Più in generale, e con riferimento al periodo 2017-2020, le attività di formazione sono diminuite del 20 per cento e i partecipanti dell’8,8 per cento, mentre le ore sono cresciute del 14,5 per cento. La diminuzione ha risentito degli effetti dell’emergenza, che ha comportato la caduta delle attività in presenza e, in particolare, il crollo dell’attività formativa nelle aziende sanitarie.
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