Il digitale ha portato una vera e propria rivoluzione nel mondo della comunicazione pubblica. Per garantire un rapporto trasparente tra PA e cittadini è però fondamentale la riforma della legge 150 del 2000, la legge quadro sulla comunicazione pubblica: una legge predigitale e quindi potremmo dire “preistorica”, come sottolinea Sergio Talamo, Direttore Comunicazione Istituzionale e Relazioni con le PA del Formez PA. Ne abbiamo parlato in questa intervista, in attesa di incontrarci il 17 maggio al Palazzo dei Congressi di Roma per un Talk dedicato proprio alla comunicazione della PA nell’era digitale, nel programma di FORUM PA 2023
21 Aprile 2023
Michela Stentella
Direttrice testata www.forumpa.it
La riforma della comunicazione pubblica non può che essere digitale: è questa, infatti, la dimensione in cui si muove il progresso dell’attività pubblica e il rapporto tra PA e cittadino può essere garantito solo da professionisti che sappiano maneggiare le piattaforme digitali. Così Sergio Talamo, Direttore Comunicazione Istituzionale e Relazioni con le PA del Formez PA, ci spiega perché è fondamentale portare a compimento la riforma della legge 150 del 2000, la prima, e per ora unica, legge quadro sulla comunicazione pubblica: una legge predigitale e quindi potremmo dire “preistorica”. Una legge che “per l’epoca fu una grande conquista, ma che oggi è ampiamente superata, anche perché prevede un’organizzazione da separati in casa fra l’URP e l’ufficio stampa”, soggetti che hanno cambiato profondamente identità e i cui confini sono oggi molto più liquidi.
Ne parleremo il prossimo 17 maggio a FORUM PA 2023 in occasione del Talk “Comunicare la PA nell’era digitale: verso la riforma della Legge 150”, a cui parteciperà lo stesso Talamo, insieme a: Francesco Di Costanzo, Presidente PA Social e Fondazione Italia Digitale; Alessandra Migliozzi, Dirigente Ufficio Comunicazione istituzionale del Ministero dell’Istruzione e del merito; Roberta Mochi, Capo Ufficio Stampa della ASL Roma 1; Serenella Ravioli, Direttore centrale comunicazione, informazione e servizi ai cittadini e agli utenti di ISTAT.
Ecco alcuni spunti di riflessione in attesa di incontrarci il 17 maggio al Palazzo dei Congressi di Roma.
Comunicazione pubblica: come è cambiata in questi anni?
Il digitale ha portato una vera e propria rivoluzione nel mondo della comunicazione, perché consente di dialogare attraverso piattaforme in cui le persone sono tutte insieme e in ogni momento, in cui è possibile rispondere in tempo reale e la risposta arriva a tutti. Questo crea un effetto di trasparenza straordinario e superiore a qualsiasi procedura individuale e cartacea, alla vecchia comunicazione unilaterale.
C’è stata poi la pandemia, durante la quale i comunicatori e gli informatori digitali hanno tradotto in tempo reale le informazioni che venivano dalle istituzioni e le hanno validate, arginando il fenomeno fake news in un momento di paura inedita e globale, dando informazioni certificate dal marchio dell’ente pubblico, creando un clima di fiducia che ci ha aiutato molto a uscire da quel momento.
Ora la PA è al centro delle sfide poste dal PNRR e una corretta comunicazione è centrale anche per trasmettere un’immagine della PA lontana dagli stereotipi, rendendola al contrario attrattiva per le persone più talentuose.
“Se diamo tutta questa importanza, alla reputazione della pubblica amministrazione – sottolinea quindi Talamo – e al gioco di squadra che il paese deve fare per affrontare la sfida del PNRR, allora dobbiamo affidare questo dialogo a dei professionisti, a quei comunicatori digitali che già durante la pandemia hanno dato una straordinaria prova di capacità anche nel tradurre contenuti complessi in termini accessibili”.
Infine oggi c’è un altro punto: bisogna saper interloquire con quelle che sono state chiamate “parole senza pensiero”, con le macchine, con i motori di intelligenza artificiale. Insomma, competenze sempre nuove, che chiamano in causa anche criteri etici e che testimoniano ulteriormente la necessità di ricorrere a professionisti della comunicazione.
Il ruolo del comunicatore pubblico, tra vuoti del PNRR e “strabismo politico”
Da un lato c’è il mancato riconoscimento dei comunicatori e informatori digitali tra le professioni centrali per l’attuazione del PNRR (un vuoto che andrebbe assolutamente colmato), dall’altro c’è una sorta di “strabismo della politica”, per cui nell’ultimo decennio le riforme hanno evidenziato tutte la centralità del cittadino (cittadinanza digitale, trasparenza totale, partecipazione civica e open government, performance partecipata centrale nel PIAO), ma non si investe sulle figure professionali che devono sostenere e rendere effettiva questa centralità, garantendo un coinvolgimento effettivo del cittadino.
In pratica, “se non consideriamo queste nuove funzioni della comunicazione, continuiamo a tenere fuori dalla porta i protagonisti della vita pubblica che sono gli utenti cittadini i riceventi che attualmente ancora oggi scontano una sorta di estraneità a questo mondo pubblico che invece dovrebbe essere la loro casa”, sottolinea Talamo.
Qualcosa però sta cambiando, come evidenzia Talamo, anche perché “ci sono in questo momento interlocutori molto sensibili al tema, dal ministro per la pubblica amministrazione Paolo Zangrillo al sottosegretario con delega all’informazione e l’editoria Alberto Barachini”.
“Legge 151”: quale riforma ci aspettiamo e a che punto siamo
La cosiddetta “legge 151”, la legge che viene dopo la 150, prevede innanzitutto la sostanziale unificazione delle funzioni professionali (comunicatori e giornalisti digitali) che confluiscono tutte all’interno di una Communication room, abbattendo barriere che oggi non hanno più senso – pur mantenendo un’articolazione in diverse funzioni – e includendo anche temi che tradizionalmente sembravano esclusi dal perimetro della comunicazione, come l’attività di trasparenza/accountability legata al controllo di qualità dei servizi, la sollecitazione alla partecipazione civica attraverso le piattaforme di consultazione e altri strumenti, la rilevazione della citizen satisfaction.
A che punto siamo nel percorso di riforma? “In questi anni abbiamo fatto un lavoro importante di analisi e confronto – ricorda Talamo -. Io ho presieduto una commissione ministeriale che ha prodotto un documento di indirizzo e una relazione di accompagnamento, infine un testo che è una base di lavoro utilizzabile dalla politica per il percorso di riforma. Ci sono stati inoltre due step molto importanti: il primo è la possibilità per l’associazione PA Social, di cui sono fra i co-fondatori, di rilasciare attestati professionali per “comunicatore e informatore digitale ai sensi della legge 4 del 2013”, una certificazione che comincia a togliere dal limbo i professionisti della comunicazione e dell’informazione digitale; il secondo è che l’Ordine dei giornalisti ha deciso di allargare la fattispecie del praticantato, per cui ora chi lavora nella gestione della comunicazione e informazione digitale, anche senza bisogno di un riferimento a una testata o a un direttore, può chiedere il riconoscimento del praticantato di ufficio dimostrando semplicemente di aver avuto una retribuzione adeguata nei 18 mesi. Era davvero ora di aprire il giornalismo a queste professioni”.
C’è quindi un forte interesse, una forte sensibilità. Ora “i passaggi successivi non possono che essere normativi – conclude Talamo -. Mi auguro che ci si renda conto che la comunicazione non è un pezzettino del pubblico impiego, ma è un fatto trasversale che riguarda e interessa tutti”.