La scuola digitale: spazi innovativi e nuove metodologie didattiche. La sfida del PNRR e le altre opportunità aperte

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FPA ha realizzato, in collaborazione con Samsung, un confronto sulla scuola digitale, con dirigenti scolastici ed esperti. Come sfruttare al meglio le opportunità offerte dai fondi PNRR e dal Programma Nazionale FESR – FSE+ “Scuola e competenze 2021-2027″ per compiere il salto verso la trasformazione digitale che già il lockdown aveva accelerato? Qual è lo stato di attuazione e quali i nodi ancora da sciogliere? Come sfruttare i nuovi strumenti per superare lo squilibrio fra aree geografiche, combattere la dispersione, la povertà educativa e il cyberbullismo?

28 Aprile 2023

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Redazione FPA

Foto di Jaime Lopes su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/0RDBOAdnbWM

L’adozione del Piano Scuola 4.0 mette a disposizione 2.1 miliardi di euro per realizzare ambienti di apprendimento ibridi, spazi fisici concepiti in modo innovativo in cui si inseriscono le potenzialità educative e didattiche degli ambienti digitali. A questi finanziamenti si vanno a sommare ulteriori 800 milioni del Piano nazionale scuola 2021-27, spendibili entro il 2030, come ha ricordato in apertura dell’incontro, Maria Ludovica Agrò, Responsabile scientifico per l’attuazione del PNRR – FPA, facendo il punto sullo stato di attuazione. Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, a fine febbraio gli istituti avevano presentato 8.170 progetti (su 8.230 totali) corrispondenti a uno stanziamento complessivo di circa 1,7 mld di euro. Per capire se davvero i fondi stanziati vanno nella direzione giusta per superare i divari è utile verificarne la distribuzione territoriale. A livello regionale ne hanno beneficiato maggiormente Lombardia, Campania e Sicilia, mentre, a livello provinciale Napoli, Roma e Milano. “Non è però chiaro se una ripartizione basata sulle classi esistenti vada a ridurre il divario territoriale”, è il commento di Agrò che evidenzia la presenza di un gap connesso alla difficoltà, per alcune scuole, di presentare i progetti in modo corretto. La visione su cui si basa il Piano Scuola 4.0 non si limita però ad una scuola attrezzata con strutture, device e ambienti per sperimentare nuove modalità di apprendimento ma richiede anche competenze digitali per docenti e studenti. “Una domanda consapevole delle scuole aiuta i fornitori a dare le risposte giuste, in una relazione di leale collaborazione”, ha aggiunto Agrò.

Va in questa direzione la proposta presentata da Stefano Conforto, Head of IT Sales – Samsung Electronics Italia, che, nel presentare diversi prodotti rivolti alla didattica (a partire dalla lavagna digitale), polivalenti e integrati fra loro, sottolinea come Samsung intenda “mettere a disposizione il proprio ecosistema a cui rivolgersi per la soluzione dei problemi in una logica di leale collaborazione, assistenza e formazione”.

È questa una delle condizioni per cogliere le grandi opportunità che già stanno cambiando la scuola, come ritiene la grande maggioranza dei partecipanti all’incontro. Tuttavia, il principale ostacolo individuato è la mancanza di competenze dei docenti e del personale scolastico.

È significativo che al corso online proposto da Samsung, presente sulla piattaforma SOFIA del Ministero dell’Istruzione, si siano registrati oltre 4700 docenti, la metà dei quali lo hanno già completato. Questa fase è indispensabile per evitare che i prodotti acquistati restino inutilizzati perché nessuno sa metterne a frutto le potenzialità.

Acquisire competenze, diffondere le esperienze, fare rete

Nel dibattito che coinvolge i dirigenti scolastici emerge con forza la centralità delle competenze. Durante il lockdown i docenti si sono attrezzati al meglio per l’emergenza e la scuola ha manifestato grande resilienza ma è al contempo emersa la consapevolezza della carenza di competenze.

Il timore di rallentare i tempi di digitalizzazione e di attuazione del PNRR, con il rischio di aumento dei prezzi degli strumenti, fa emergere la proposta di una formazione obbligatoria per i docenti. A questa si contrappone tuttavia la necessità di aumentare la motivazione intrinseca dei docenti per evitare la tentazione di un ritorno al passato.

Utile la creazione di team digitali nelle scuole e formazione di livello non solo per saper utilizzare nel modo migliore i nuovi strumenti ma anche per trovare nuovi percorsi di insegnamento che mettano al centro gli studenti e li facciano sentire protagonisti mettendo in comune le conoscenze digitali. Serve dunque la capacità di codificare in termini di processi le buone pratiche e condividerle creando reti di collaborazione fra scuole per far emergere le potenzialità degli studenti con l’obiettivo di ridurre la povertà educativa e l’abbandono scolastico.

I fondi, per quanto significativi, rappresentano un primo passo per creare ambienti accoglienti e motivanti per l’apprendimento e sono l’occasione per interrogarsi sulla funzione della scuola e scoprire nuovi paradigmi di apprendimento che pongano gli studenti al centro.

Diffusione di tecnologie innovative, quindi, ma anche di metodologie e pratiche per rinnovare la didattica, attraverso la creazione di ambienti favorevoli alla partecipazione di ragazzi e docenti e di comunità a supporto dell’inclusione sociale soprattutto nei territori più svantaggiati. Tutti questi aspetti devono andare di pari passo e sono indispensabili per contrastare la dispersione scolastica e per elevare le competenze dei ragazzi, tenendo conto che il 65% dei bambini che oggi frequentano le primarie farà un lavoro che ancora non esiste.

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