Otto Stati membri dell’UE superano gli Stati Uniti nel settore della banda larga
7 Aprile 2008
La Danimarca, la Finlandia, i Paesi Bassi e la Svezia sono i leader mondiali per diffusione della banda larga, con punte di penetrazione del 30% alla fine del 2007: è quanto risulta dalla 13a relazione della Commissione europea sui mercati europei delle comunicazioni elettroniche. In questi paesi, e nel Regno Unito, in Belgio, in Lussemburgo e in Francia, nel luglio del 2007 il tasso di penetrazione della banda larga era superiore a quello degli Stati Uniti (22,1%).
L’anno scorso nell’UE sono stati installati 19 milioni di linee aggiuntive a banda larga, corrispondenti a più di 50 000 utenze domestiche al giorno. Secondo le stime, il settore della banda larga ha generato introiti per 62 miliardi di euro e il tasso di penetrazione complessiva a livello europeo è del 20%. C’è comunque ancora un notevole margine di miglioramento per quanto riguarda i benefici che i consumatori possono trarre da un mercato unico più forte, da una maggiore concorrenza e da una riduzione degli oneri regolamentari che gravano sui soggetti che operano sul mercato. La relazione fotografa la situazione del mercato unico delle telecomunicazioni dell’UE al dicembre 2007, sulla base delle cifre e dei dati trasmessi dalle autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni degli Stati membri e dai soggetti che operano sul mercato. Il settore delle telecomunicazioni vale quasi 300 miliardi di euro (pari al 2% del PIL dell’UE) e l’anno scorso è aumentato dell’1,9%. Il 2007 ha inoltre fatto registrare, per il quinto anno consecutivo, un aumento degli investimenti nel settore, che hanno superato i 50 miliardi di euro (livello analogo a quello degli USA e superiore agli investimenti complessivi di Cina e Giappone).
Nonostante la soddisfazione per i traguardi raggiunti la Commissaria europea per le telecomunicazioni Viviane Reding, non è del tutto entusiasta dei dati della relazione: “C’è ancora poca concorrenza nella fornitura di accesso alla rete fissa: nell’86,5% dei casi, infatti, l’utente accede alla rete attraverso l’infrastruttura dell’operatore storico. Inoltre, anche se le tecnologie delle telecomunicazioni non conoscono confini, solo il 30% delle attività degli operatori principali dell’UE si svolge al di fuori del mercato nazionale. Questo dato dimostra che non esiste ancora un mercato unico in grado di attrarre imprese e servizi di dimensioni europee e per questo dobbiamo rafforzare il nostro impegno e ridurre i confini che ancora esistono in Europa in termini di regolamentazione. Solo con un mercato unico più liberalizzato per le imprese l’Europa riuscirà ad essere competitiva e i consumatori potranno godere di una ricca scelta di servizi utili e a costi contenuti." La Reding fa riferimento ad alcuni dati che emergono dalla relazione secondo cui gli operatori storici (ex monopolisti) continuano a detenere più del 46% delle linee a banda larga e in 7 Stati membri controllano oltre il 60% delle connessioni di questo tipo. A Cipro, in Lussemburgo e in Finlandia gli operatori storici detengono più del 70% della quota di mercato dei servizi a banda larga. Inoltre, nell’86,5% dei casi gli utenti hanno ancora accesso alla telefonia fissa attraverso le infrastrutture dell’operatore storico, percentuale che sale a più del 95% in 12 Stati membri. Tale situazione è dovuta al fatto che la normativa non è stata ancora modificata o non ha ancora avuto effetti.