Città intelligenti e sostenibili: temi di lavoro

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Qual è il nesso tra “città intelligente” e “città sostenibile”? In quale modo l’evoluzione verso la smart city contribuisce a realizzare gli obiettivi di qualità ambientale e di uso sostenibile delle risorse? Questo articolo vuole fornire alcuni spunti di riflessione per una lettura originale di temi già da tempo presenti nell’agenda di chi governa le città.

7 Gennaio 2013

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Giovanni Fini*

Qual è il nesso tra “città intelligente” e “città sostenibile”? In quale modo l’evoluzione verso la smart city contribuisce a realizzare gli obiettivi di qualità ambientale e di uso sostenibile delle risorse? Questo articolo vuole fornire alcuni spunti di riflessione per una lettura originale di temi già da tempo presenti nell’agenda di chi governa le città.

“Intelligente” e “sostenibile” sono termini ampiamente utilizzati e applicati nelle descrizioni di politiche, piani e programmi delle città italiane. Un uso frequente e a volte generico di questi aggettivi ne ha reso il significato opaco e confuso. Il nostro ragionamento vuole quindi chiarire il senso dei termini “città sostenibile” e “città intelligente” attraverso alcune riflessioni e alcuni esempi.

Possiamo partire, come premessa, dalla constatazione che la città è fatta, oltre che dalla realtà fisica che vediamo, anche di risorse consumate e di beni prodotti e scambiati, di persone che ci abitano tutta una vita o vi passano pochi anni o pochi giorni. Se pensiamo ad una città “intelligente” o “sostenibile” dobbiamo guardare anche ai movimenti di cose, persone e messaggi, alle relazioni, alla qualità dell’acqua che si beve e dell’aria che si respira. Per comprendere appieno una città dobbiamo capire le relazioni del tessuto sociale: come nei diversi quartieri, negli spazi pubblici, avvengono le relazioni tra le persone e il rapporto con i servizi e con le attività economiche. Dobbiamo vedere soprattutto quali risorse sostengono la vita della città: l’energia con cui ci muoviamo e riscaldiamo le case, il cibo che mangiamo, la ricchezza che ‘produciamo’ a sostegno delle nostre esigenze.

La profonda crisi economica degli ultimi anni ha messo in luce con grande evidenza alcuni dei temi su cui una città “sostenibile” deve intervenire in via prioritaria:

  • le risorse sono limitate e quindi preziose;
  • il sistema del welfare è basato su modalità di erogazione dei servizi in parte superati e in corso di rapida revisione;
  • le infrastrutture a rete sono obsolete e inadeguate alle esigenze.

Affrontare il tema della sostenibilità delle città significa quindi lasciarsi alle spalle un pregiudizio comune secondo cui la città è soltanto “il problema” ambientale. I movimenti ambientalisti del XX secolo hanno spesso enfatizzato gli aspetti critici della vita urbana. Il messaggio che passava era che il salvataggio del pianeta riguardava temi come la creazione di nuovi parchi, la tutela di aree naturali e biodiversità, e così via, tutte cose che sono fuori dalla realtà quotidiana di gran parte dei cittadini dell’Unione Europea. Circa 212.000.000 di persone, quasi il 30% per cento della popolazione Europea, vivono infatti nelle 500 città europee con più di 150.000 abitanti.

In effetti se è vero che gran parte delle risorse naturali sono consumate proprio nelle città, è di conseguenza vero che politiche di miglioramento ambientale applicate alle città possono avere il migliore impatto e la migliore efficacia. Questo riguarda l’intera gamma dei temi ambientali come la gestione delle acque, del ciclo dei rifiuti, i problemi di inquinamento atmosferico, di rumore, ecc.

Si può dire di più però: la città, a causa della sua densità, permette di investire economicamente nell’innovazione e nelle infrastrutture necessarie alla tutela dell’ambiente. L’elevata concentrazione di persone e attività consente, ad esempio, di organizzare in modo innovativo servizi essenziali quali sistemi di trasporto pubblico o di raccolta e riciclaggio dei rifiuti. Allo stesso modo la città può essere il luogo di sperimentazione di nuovi sistemi smart che rivoluzionano le modalità con cui alcuni servizi sono erogati come si vedrà negli esempi più avanti.

Secondo diversi autori le città rappresentano quindi la vera opportunità per una transizione verso un mondo ambientalmente sostenibile in quanto consentono di “incubare” soluzioni tecnologiche a supporto di nuovi stili di vita orientati a migliorare la qualità dell’ambiente e a ridurre l’impatto sul consumo di risorse. Sempre più persone adottano infatti stili di vita "sostenibili" e attenti all’ambiente. La ‘città sostenibile’ e ‘intelligente’ è una città che aiuta a vivere questi stili di vita diversi.

Un esempio su tutti è dato dall’iniziativa europea del Patto dei Sindaci che concentra sulle città, responsabili del 70% dei consumi energetici europei, le politiche di riduzione delle emissioni di CO2 per raggiungere gli obiettivi che l’Unione Europea si è posta per il 2020.

L’intelligenza, intesa come innovazione di strumenti e di stili di vita, come rinnovo di paradigmi con cui i servizi sono erogati, può essere la strada principale con cui si raggiunge la sostenibilità delle città. Ad esempio: la proliferazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili è uno dei risultati tangibili di una transizione graduale verso un’economia sostenibile. Il passaggio graduale dalla produzione centralizzata di energia ad una produzione democratica e distribuita ha bisogno di tecnologie nuove per funzionare: non solo i pannelli fotovoltaici ma anche il complesso apparato di gestione delle smart grids ancora in corso di sviluppo.

Ci sono molte città che stanno lavorando in questa direzione per garantire una migliore qualità della vita con meno risorse e meno energia, più innovazione e tecnologia. Le città italiane hanno alcuni punti di forza da cui partire per una transizione verso questo modello: la ricchezza delle loro strutture urbane, dense e compatte, favorisce le relazioni personali e gli spostamenti a piedi o in bicicletta. Questo è vero non solo per i centri storici, ma anche per molte periferie progettate con cura ed equilibrio. Queste strutture sono quindi una risorsa da valorizzare. D’altra parte le città italiane si trovano ad operare in un contesto nazionale che è tutt’altro che rassicurante a causa di una mancanza cronica di adeguate politiche a supporto dell’innovazione e della rigenerazione urbana. A ciò si può aggiungere la crescente carenza di risorse per effettuare investimenti pubblici strategici come sperimentato negli ultimi anni. Per esempio, il ritardo nell’attuazione delle direttive UE per i settori residenziale e terziario in tutta Italia è stata aggravata da un aumento delle emissioni di gas a effetto serra del 10,5%, tra il 1990 e il 2008, mentre una diminuzione del 13,6% è stato registrato in Europa per lo stesso periodo.

Guardare alle esperienze in corso in Italia o in altre città europee ci insegna che non esiste un unico modello da applicare o un orientamento generale buono per ogni situazione, ma vediamo una serie di interventi, progetti e atteggiamenti che possono servire da stimolo per altre realtà e che mettono in evidenza la complessità del tema e la necessità di l’adozione di punti di vista diversi per approcciare il problema.

Quanto detto finora fa emergere tre temi o percorsi di lavoro comuni ed ineludibili. I temi sono:

  • equilibrio tra sostenibilità e la qualità della vita;
  • strumenti per promuovere/gestire lo sviluppo sostenibile e la qualità ambientale;
  • infrastrutture per la sostenibilità.

Dedichiamo un breve paragrafo ed un esempio significativo ad ognuno di questi tre temi.

Il primo tema riguarda il rapporto tra sostenibilità ambientale e la qualità della vita. La ricerca di elevati standard di vita ha portato negli anni passati ad un maggior consumo di risorse naturali. Non sempre quindi sostenibilità e qualità si conciliano. Tutti noi vogliamo infatti una qualità della vita elevata, così come efficienti servizi pubblici e un buon ambiente urbano, ma la realtà è che i nostri stili di vita sono ancora in gran parte insostenibili perché, per farla breve, basiamo le nostre valutazioni economiche e gli investimenti solo sui costi diretti. Usare le nostre risorse e creare ambienti inquinati, come è avvenuto in passato, non è più una soluzione economicamente sensata.

È necessario costruire programmi di lavoro che coniughino lo sviluppo ed il benessere sociale con la tutela dell’ambiente in modo da superare questa vecchia opposizione, ancora molto presente nel nostro quotidiano, tra chi vede lo sviluppo economico e l’innovazione come una minaccia per la qualità ambientale e chi vede le politiche ambientali come un freno allo sviluppo dell’economia. Quello che ora stiamo capendo è che lo sviluppo sostenibile è interesse di tutti.

Da questo punto di vista può costituire esempio illuminante la partnership fra Cisco e la città di Amsterdam per costituire una rete di centri di telelavoro chiamati Smart Work Center (SWC) a partire da quello realizzato nella vicina comunità di Almere, una zona già servita da rete a banda larga. Il SWC è stato concepito come un esperimento di uso delle tecnologie informatiche per ridurre l’uso di automezzi e, di conseguenza, l’inquinamento, fornendo alle persone la possibilità di lavorare senza recarsi in città nella loro sede abituale. Progettato per singoli lavoratori o team, lo SWC offre postazioni di lavoro, sale riunioni ma anche aree lounge, servizi assistenza all’infanzia, catering, alcuni servizi finanziari. I primi utenti di SWC sono stati i dipendenti del Comune. In un secondo tempo l’uso è stato esteso anche ad altre aziende e a liberi professionisti.

Il secondo tema riguarda gli strumenti di governance che la città utilizza per promuovere/gestire lo sviluppo sostenibile e la qualità ambientale. La gestione della sostenibilità e l’attuazione di nuove politiche, come quelle contro il cambiamento climatico, richiede di sviluppare nuovi strumenti a disposizione degli enti locali, che a loro volta implicano un nuovo approccio alla governance. I casi più interessanti mostrano attenzione alla partecipazione dei cittadini nei processi decisionali e l’attuazione di azioni di sostenibilità basati sui modelli sperimentati, negli anni passati, attraverso i processi di Agenda 21 Locale. Un esempio in questo senso può essere offerto dal processo di Agenda Digitale sviluppato dal Comune di Bologna. Bologna è da tempo impegnata sui temi dell’accesso alla rete, dell’e-inclusion, del wireless pubblico e dei nuovi diritti digitali. In particolare open government, trasparenza e “open data” quali piattaforme per lo sviluppo dell’innovazione e strumento di governance della e nella comunità sono i temi che stanno alla base del disegno di Bologna come smart city, ‘social’, sostenibile e aperta al contributo creativo dei cittadini (civic commons). In questo quadro sono attivi e in corso di messa a punto una serie di progetti e servizi che danno/daranno concretezza ai principi espressi – per l’ambiente, la mobilità, la cultura, l’economia locale – anche attraverso la mobilitazione di risorse esterne (private e no profit), di reti e di partenariati europei.

Infine, il perseguimento della sostenibilità urbana ha bisogno di Infrastrutture tecnologiche dedicate. Non sono soltanto le reti di dati a sostenere la città “intelligente”, ma anche le reti dedicate ai temi della mobilità piuttosto che dell’energia e dell’acqua. Un esempio in questo senso è la realizzazione di una smart grid di scala urbana nel nuovo insediamento di Royal Seaport a Stoccolma. Questo quartiere è uno dei maggiori progetti di sviluppo urbano in corso di realizzazione in Europa. La trasformazione dell’area, attualmente in corso, sarà completata entro il 2030. Stockholm Royal Seaport offrirà 10.000 nuove unità residenziali e 30.000 uffici. In questo sito, ABB sta lavorando in partenariato con la società di servizi Fortum, alla realizzazione di una smart grid per la trasmissione dell’energia elettrica.

In questo modo i residenti di Royal Seaport potranno:

  • Produrre l’elettricità per i propri usi con pannelli solari installati sui tetti. La smart grid consente anche di immagazzinare localmente l’energia in surplus per alimentare la rete in momenti di bisogno – sia per l’autoconsumo che per la vendita. L’obiettivo è produrre localmente il 30 per cento dell’elettricità consumata utilizzando i surplus di energia in vari modi.
  • Adattare il modo in cui usano l’elettricità e i loro consumi di energia (ad esempio, uso di lavatrici e lavastoviglie) ai tempi della giornata in cui vi è maggiore disponibilità, elettricità verde (e di conseguenza costi inferiori).
  • Caricare auto elettriche a proprie stazioni di ricarica. La smart grid si adatta ai periodi di carica durante il giorno quando il prezzo di energia elettrica è basso e vi è minore impatto ambientale. Inoltre, con la tecnologia ABB, le batterie delle auto elettriche possono fungere da stoccaggio dei surplus di produzione cedendo energia alla rete nei momenti di bisogno. 

*Giovanni Fini, Responsabile Unità Qualità Ambientale – Comune di Bologna

 

 

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