Una politica per l’agenda, un’agenda per la politica
Continuiamo il nostro percorso tra i temi centrali del prossimo FORUM PA 2013. Dopo avervi illustrato la settimana scorsa il tema centrale dell’anno “Il Paese alla sfida della trasparenza”, in questo articolo esaminiamo il tema della costruzione dell’Italia digitale, che sarà uno dei pilastri della manifestazione, nonché della nostra attività dei prossimi anni. Lo facciamo partendo dalla presentazione del programma di lavoro dell’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid) che il suo Direttore, Agostino Ragosa, ha esposto pochissimi giorni fa a tutti i responsabili dell’ICT delle amministrazioni centrali in un affollato incontro.
20 Marzo 2013
Carlo Mochi Sismondi
Continuiamo il nostro percorso tra i temi centrali del prossimo FORUM PA 2013. Dopo avervi illustrato la settimana scorsa il tema centrale dell’anno “Il Paese alla sfida della trasparenza”, in questo articolo esaminiamo il tema della costruzione dell’Italia digitale, che sarà uno dei pilastri della manifestazione, nonché della nostra attività dei prossimi anni. Lo facciamo partendo dalla presentazione del programma di lavoro dell’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid) che il suo Direttore, Agostino Ragosa, ha esposto pochissimi giorni fa a tutti i responsabili dell’ICT delle amministrazioni centrali in un affollato incontro.
Con la recente approvazione dello Statuto, l’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid) è divenuta operativa a tutti gli effetti. Dopo più di un anno dalla presa in carico da parte del Governo degli obiettivi dell’Agenda digitale europea (era il 1° di marzo 2012) c’è quindi finalmente il soggetto che ha la responsabilità dell’attuazione delle politiche per l’Agenda Digitale italiana. Questa operatività nasce in un clima politico che dire confuso è dir poco, tutti noi quindi vorremmo essere rassicurati che l’impasse in cui si è cacciata la politica e le incertezze sull’esecutivo non bloccheranno nuovamente questa, che è una delle politiche su cui più contiamo per una ripresa del Paese e per uno sviluppo equo e sostenibile che apra le porte a nuovo lavoro, specie giovanile.
La relazione che il Direttore dell’Agenzia, Agostino Ragosa, ha svolto di fronte ai responsabili dell’ICT delle amministrazioni dello Stato lo scorso 13 marzo è in questo senso interessante e fa chiarezza, anche se, come vedremo, alcuni punti critici restano da verificare.
Partiamo dal ragionamento di Ragosa che può essere schematizzato per punti:
- Il digitale in Italia è la componente che contribuisce maggiormente alla crescita;
- In questo settore siamo disperatamente indietro e il gap con i Paesi sviluppati va incrementandosi. Solo dimezzando il gap che ci separa da UK, Germania e Francia recupereremmo uno 0,25% di crescita di PIL l’anno.;
- L’Agenzia per l’Italia Digitale agisce, per il settore pubblico, in continuità con CNIPA, AIPA e DigitPA, ma con l’obiettivo di traghettare la PA ad essere una “amministrazione in rete”;
- Come spesso anche noi abbiamo sottolineato, Ragosa constata che nell’informatica pubblica domanda e offerta si sono incontrate poco e male: nessun dialogo (neanche quello competitivo), gare al massimo ribasso che hanno penalizzato qualità e innovazione, tagli lineari, per definizione stupidi;
- Questo ha portato a infrastrutture ridondate e sottoutilizzate (ad es. troppi data center, troppo costosi e troppo vecchi), a moltiplicazione delle applicazioni perché ciascuno si è fatta la propria soluzione, a dispersione e sottoutilizzo del patrimonio informativo pubblico;
- Le risorse per il prossimo quinquennio sono poche, ma non pochissime: si parla di un investimento di circa 26 miliardi di euro di cui circa 10 miliardi nelle gare dei prossimi due anni: non sprechiamoli e aiutiamo la PA a “comprare meglio”;
- Per far questo l’Agenzia si muoverà a tutto campo su tre livelli progettuali (vedi anche la fig.1), basati tutti e tre su una rete a banda larga potenziata a livello Paese e garantiti da un pesante investimento in sicurezza e da una continua azione di controllo e monitoraggio.
- Primo livello: INFRASTRUTTURE. Parliamo di cloud computing, di gestione delle infrastrutture esistenti, di infrastrutture virtuali e fisiche e l’Agid si propone di rinnovare l’infrastruttura di connettività (SPC), di ottimizzare (consolidare) i data center, di promuovere una maggiore sicurezza dei sistemi e delle reti.
- Secondo livello: DATI. Parliamo di interoperabilità e di Open Data e gli interventi verteranno su apertura e condivisione dei dati pubblici (anche in ottica Big Data e di ottimizzazione delle basi di dati critiche di interesse nazionale); applicazioni trasversali per la PA tra cui in prima fila il sistema unificato di “identità digitale” e i pagamenti elettronici
- Terzo livello: E-GOVERNMENT. Qui parliamo di settori verticali che possono essere rivoluzionati dalla digitalizzazione quali scuola, giustizia e sanità; parliamo di comunità intelligenti e smart city, di formazione e alfabetizzazione al digitale, di promozione dell’innovazione nelle PMI e nel nostro tessuto imprenditoriale.
Insomma ora una politica (policy)[1] per l’Agenda digitale è disegnata, almeno nelle sue linee principali. Manca però ancora un pezzo importante: che questa agenda entri nel Palazzo della politica (politics) e sia considerata una priorità per il Paese. Certo senza un Governo stabile sarà dura, ma perché questo accada bisogna correggere qualche anomalia strutturale che rende difficile qualsiasi operatività: la prima è che la politica per il Digitale deve rispondere ad una chiara responsabilità politica. Io dico che deve riportare al Presidente del Consiglio, qualcun altro parla di un “ministro per Internet” che non mi appassiona, ma comunque non ad un condominio di sei ministri come è ora. La seconda che possa contare su tempi certi e finanziamenti altrettanto definiti. Che sia considerata quindi un “progetto” in senso proprio della parola, con tutte le regole e le tecniche del project management.
Un terzo punto è altrettanto importante: bisogna che l’Agenzia esca dal centro di Roma e vada sui territori: molte delle cose che sono infatti nel suo disegno sono già realizzate nelle Regioni più avanzate. Non possiamo permetterci di reinventare la ruota ogni volta.
Ce la faremo? Non lo so e, oggi come oggi, mi sorregge solo il tenace ottimismo della volontà. Noi faremo la nostra parte che è quella di costituire una repository di buone (ma anche cattive) pratiche, di far incontrare i soggetti pubblici e privati, di dare spazio e momenti di interazione alla vasta community di innovatori, di elaborare un pensiero indipendente e oggettivo e, last but not least, di essere stimolo alla politica perché non abbandoni le politiche, specie quelle di sviluppo che possono farci progettare un futuro di lavoro e di benessere per noi e i nostri figli.
Fig.1 Il piano di intervento dell’Agid sui tre layer : infrastruttura, dati, applicativi.
1 Non c’è bisogno di sottolineare che il titolo gioca sull’ambiguità della parola “politica” in italiano. La prima parte della frase parla infatti di “policy”, ossia di cose da fare, di provvedimenti e azioni; la seconda di “politics” ossia di partiti, schieramenti, alleanze.