Come finanziare l’innovazione e la ricerca: in Valle d’Aosta l’esperienza pilota
L’iniziativa volta allo sviluppo di Unità di Ricerca ha permesso di finanziare 11 attività di ricerca,
con la concessione di circa 1,73 milioni di euro di contributi per progetti e 11 Borse per ricercatori o tecnologi
13 Febbraio 2016
Fabrizio Clermont, Regione Valle d’Aosta e Federico Molino, Unioncamere Piemonte
Il Bando per la creazione e lo sviluppo di Unità di ricerca è uno strumento di finanziamento innovativo realizzato da un gruppo di lavoro multidisciplinare interno all’amministrazione regionale valdostana, con l’obiettivo di mettere in contatto il mondo della ricerca scientifica con il mondo delle imprese produttive.
Il Bando è nato da una riflessione sulle criticità del sistema della ricerca, nel quale convivono, da un lato, le imprese, che sviluppano progetti di ricerca applicata orientati alla realizzazione di nuovi prodotti/servizi che hanno ricadute immediate sul mercato, dall’altro i centri di ricerca, che sviluppano progetti di ricerca di base che non presentano ricadute immediate sul mondo produttivo: l’idea alla base del bando è stata quella di mettere in contatto questi due mondi, tramite un nuovo soggetto, che è stato chiamato Unità di ricerca. I beneficiari del bando sono stati, quindi, individuati nelle imprese e nei centri di ricerca (intesi in senso lato come soggetti che svolgono attività di ricerca qualificata) aventi almeno una sede operativa nel territorio della regione Valle d’Aosta, in partenariato fra loro per creare un’Unità di ricerca.
Le unità di ricerca
Con le Unità di ricerca non si è voluto vincolare imprese e centri di ricerca ad associarsi in forme strutturate (raggruppamenti di imprese o addirittura nuovi soggetti giuridici), ma si è scelto di spingerli a collaborare stabilmente, almeno per la durata dei progetti finanziati dal bando, in organizzazioni funzionalmente indipendenti dai soggetti di partenza: le Unità di ricerca sono, infatti, unità organizzative autonome all’interno delle quali lavorano insieme, sviluppando progetti di ricerca comuni, ricercatori provenienti dalle imprese e ricercatori provenienti dai centri di ricerca.
La struttura organizzativa delle Unità di ricerca è stata progettata non secondo modelli predefiniti, ma sulla base delle reali esigenze delle attività scientifiche finalizzate agli obiettivi della ricerca svolta; essa doveva tendere, comunque, a un modello di “organizzazione snella”, con soluzioni logistiche e organizzative non complesse, e rispondere a requisiti di flessibilità che le consentissero di operare a vari livelli di complessità e in diversi contesti.
Come previsto dal Bando, le Unità di ricerca dovevano:
- realizzare la loro attività in aree tematiche tecnico-scientifiche di interesse regionale;
- fare riferimento a un Programma di ricerca sviluppato in sintonia con i documenti programmatici regionali per l’innovazione;
- individuare un Responsabile scientifico;
- definire una propria struttura organizzativa che prevedesse la presenza di ricercatori a tempo pieno, oltre alla presenza (anche a tempo parziale) di altre risorse provenienti dai partner di progetto, nonché di risorse esterne quali professori/ricercatori universitari ( Visiting Professor/Researcher), assegnisti di ricerca e dottorandi;
- sviluppare un piano di relazioni con università e centri di ricerca (nazionali, europei ed internazionali) con competenze scientifiche di alto livello;
- definire un piano di disponibilità/acquisizione di strumentazioni scientifiche e tecnologiche necessarie per la realizzazione dei progetti di ricerca;
- disporre di un sistema di gestione, auto monitoraggio e valutazione per la qualità delle attività scientifiche svolte;
- garantire la formazione/aggiornamento del personale addetto alla ricerca secondo un Piano di formazione dell’Unità di ricerca;
- definire una strategia per fornire all’Unità di ricerca una propria identità al fine di assicurarle “visibilità” nei contesti scientifici di riferimento, nonché per la disseminazione dei risultati della ricerca.
Gli interventi previsti dal bando
Il bando elaborato dal gruppo di lavoro presenta un’altra caratteristica peculiare e innovativa: si trattava di un bando plurifondo che proponeva due linee di intervento differenziate ma convergenti, con modalità integrate, sullo stesso obiettivo:
- contributi a fondo perso, a valere sul Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, per l’avvio e l’implementazione delle Unità di ricerca sul territorio, mediante il finanziamento della realizzazione non più di due Progetti di ricerca, di durata variabile fino a 24 mesi; alle imprese i contributi sono stati concessi nei limiti della normativa comunitaria sugli aiuti di Stato [1], mentre ai centri di ricerca sono stati concessi nel rispetto della Disciplina degli aiuti di Stato a favore di ricerca, sviluppo e innovazione per attività di tipo non economico [2];
- contributi a fondo perso, a valere sul Fondo Sociale Europeo, per lo sviluppo delle risorse umane coinvolte nelle Unità di ricerca, mediante l’erogazione di Borse di ricerca per giovani ricercatori che, operando all’interno delle Unità di ricerca, potevano completare il loro iter di specializzazione orientato a profili di “ ricercatore” e di “ricercatore responsabile di unità operativa” e per laureati in discipline tecnico scientifiche con competenze tecnologiche (“ tecnici/tecnologi di ricerca”). Svolgendo attività di ricerca al fianco di ricercatori senior e di esperti della ricerca all’interno delle Unità, i giovani ricercatori avrebbero potuto acquisire nuove conoscenze e competenze specialistiche di rilevanza scientifica e tecnica. Parallelamente, relazionandosi con contesti scientifici a livello europeo e partecipando alla gestione dei progetti, avrebbero avuto la possibilità di acquisire gradualmente anche capacità manageriali, professionali e imprenditoriali.
Per dirigere e monitorare l’attività scientifica dei progetti finanziati era richiesta la supervisione del Responsabile scientifico dell’Unità di ricerca, che assumeva il ruolo di Responsabile scientifico nel progetto di Alta specializzazione del borsista.
I risultati del monitoraggio
Considerata la natura sperimentale dell’iniziativa si è ritenuto necessario mettere in opera un’attività di costante e accurato monitoraggio delle attività delle Unità di ricerca, per verificare il puntuale raggiungimento degli obiettivi e poter avviare con sollecitudine eventuali azioni correttive, necessarie anche per la messa a regime del modello proposto e la generazione di risultati a valle del finanziamento dei progetti operativi. Ciascuna Unità di ricerca è stata, quindi, oggetto di visite semestrali, da parte di un gruppo multidisciplinare, composto da esperti in materia di ricerca, formazione e sviluppo economico.
Il monitoraggio dell’attività ha evidenziato il fatto che le Unità di ricerca nelle quali il capofila è stato un centro di ricerca hanno sviluppato con particolare attenzione le attività di autovalutazione della ricerca e di disseminazione dei risultati, con la realizzazione di numerosi workshop divulgativi, la partecipazione a seminari, la diffusione nei circuiti della conoscenza, …, mentre quelle nelle quali il capofila era un’impresa sono state particolarmente attente all’applicabilità industriale dei risultati della ricerca.
L’utilizzo di due fondi diversi, FESR e FSE, per finanziare attività diverse non ha posto particolari problemi, salvo le usuali difficoltà amministrative di gestire le procedure di spesa di fondi con finanziamento comunitario, mentre le criticità maggiori sono state collegate alle tempistiche della valutazione dei candidati alla Borsa di ricerca, alla successiva rinuncia di alcuni di essi alla Borsa (perché avevano trovato occupazioni diverse), alle difficoltà della gestione amministrativa delle Borse.
Conclusioni
Il Bando per la creazione e lo sviluppo di Unità di ricerca ha riscosso un notevole successo (in rapporto alle dimensioni della Valle d’Aosta): complessivamente, in risposta alle tre scadenze, sono state presentate 36 domande e finanziati 11 progetti di creazione e sviluppo di Unità di ricerca, con la concessione di circa 1,73 milioni di euro di contributi per progetti di ricerca e 11 Borse per ricercatori o tecnologi.
Il successo è dovuto a tre motivi:
- innanzitutto il Bando ha permesso di finanziare attività di ricerca svolte da centri di ricerca pubblici sopperendo alla contestuale diminuzione dei finanziamenti ordinari dei centri stessi a causa delle concomitanti ristrettezze dei bilanci pubblici;
- in secondo luogo ha orientato le attività dei centri di ricerca verso ricerche con un maggiore contenuto applicativo;
- infine ha creato circuiti virtuosi di conoscenza che potranno dare origine a collaborazioni strutturate nel tempo e, addirittura, nel modello teorico ideale, a imprese start up della ricerca.
Il Bando prevedeva, infatti, il finanziamento delle Unità di ricerca per un periodo di 2 anni, ma voleva fare in modo che le stesse continuassero la loro attività oltre il periodo di finanziamento dei Progetti di ricerca, sostenendosi mediante finanziamenti per progetti di ricerca e sviluppo presentati su altri bandi regionali, nazionali o comunitari. Questo è, però, avvenuto soltanto in parte, perché le Unità di ricerca pur continuando la loro collaborazione, non sono state in grado di trasformarla in un’aggregazione stabile e autofinanziata.
Quindi, volendo riproporre lo strumento, occorrerà migliorare alcuni aspetti:
- favorire l’aggregazione di secondo livello di Unità di ricerca già esistenti, ovvero l’aggregazione di più Unità di ricerca in nuove Unità di ricerca più grandi, secondo tematiche affini, per creare una “massa critica” in grado di “fertilizzare” il territorio e di avere un impatto nei circuiti della ricerca;
- favorire l’integrazione nelle Unità di ricerca di ricercatori finanziati mediante altri fondi;
- prevedere che le Unità di ricerca sviluppino attività di formazione diffusa di alto livello (Master o Summer school) sul territorio in relazione alle loro tematiche di ricerca;
- richiedere che le Unità di ricerca sviluppino una strategia per consentire loro di acquisire finanziamenti per i propri progetti di ricerca, in particolare mediante l’accesso a bandi di finanziamento nazionali o europei.
[1] Regolamento (CE) n. 800/2008 della Commissione del 6 agosto 2008 che dichiara alcune categorie di aiuti compatibili con il mercato comune in applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato (regolamento generale di esenzione per categoria) : contributi di intensità variabile secondo la tipologia di attività e le dimensioni dell’impresa
Tipologia di beneficiario | Ricerca industriale | Sviluppo sperimentale |
Piccola impresa | 70% | 45% |
Media impresa | 60% | 35% |
Grande impresa | 50% | 25% |
[2] Disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato a favore di ricerca, sviluppo e innovazione (GUUE n. C 323 del 30 dicembre 2006) : contributi di intensità pari al 100% dei costi