Noi… padroni di Internet
La scorsa settimana, il 22 e 23 ottobre, sono stato a Cagliari per l’IGF (Internet Governance Forum) che si è tenuto lì promosso dalla Regione Sardegna e dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione. Ci sono andato per capire cosa è questo Forum e in che modo è influente su quell’ambiente, Internet appunto, che è il mare dove nuotano tutte o quasi le innovazioni di cui parliamo. In realtà, come certo non vi sfugge, Internet è un fenomeno del tutto particolare: in un mondo totalmente mercificato non ha padroni e contiene in sé una reale democraticità, ma da chi e in che modo è regolato? Da chi e in che modo è indirizzato? Da chi e in che modo è difeso da egemonie commerciali o politiche e/o da censure che ne minano il potere rivoluzionario che gli deriva dal fatto che ciascuno di noi è in rete fruitore e insieme produttore di cultura?
28 Ottobre 2008
Carlo Mochi Sismondi
La scorsa settimana, il 22 e 23 ottobre, sono stato a Cagliari per l’IGF (Internet Governance Forum) che si è tenuto lì promosso dalla Regione Sardegna e dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione. Ci sono andato per capire cosa è questo Forum e in che modo è influente su quell’ambiente, Internet appunto, che è il mare dove nuotano tutte o quasi le innovazioni di cui parliamo. In realtà, come certo non vi sfugge, Internet è un fenomeno del tutto particolare: in un mondo totalmente mercificato non ha padroni e contiene in sé una reale democraticità, ma da chi e in che modo è regolato? Da chi e in che modo è indirizzato? Da chi e in che modo è difeso da egemonie commerciali o politiche e/o da censure che ne minano il potere rivoluzionario che gli deriva dal fatto che ciascuno di noi è in rete fruitore e insieme produttore di cultura?
Come accade per l’aria che ci circonda, che tendiamo a dare per scontato che entri nei nostri polmoni ad ogni respiro, così anche per Internet queste domande chiave restano sullo sfondo: ma senza consapevolezza entriamo in territori ad alto rischio (e anche qui la metafora dell’aria con il suo avvelenamento progressivo è calzante) dove conviene addentrarci solo se ben armati.
A Cagliari si sono fatti passi avanti importanti in questa consapevolezza e si sono messe le basi per un lavoro futuro che non può che riguardarci tutti, cari amici innovatori.Forse è utile, però, prima di raccontavi le conclusioni del lavoro di Cagliari, condividere qualche breve definizione del tema, che almeno a me non era del tutto chiaro. Lo faccio citando a man bassa il bel sito della Società Internet ISOC Italia cui vi rimando per approfondimenti maggiori, ma ne avevamo già parlato in passato anche sulla nostra newsletter e su Saperi PA trovate alcune interviste interessanti.
Partiamo dalla definizione: il termine inglese Internet Governance è preferibile a traduzioni del tipo “governo della rete Internet", che facilmente tenderebbero ad associare la Internet Governance alle funzioni dei governi, mentre, come tutti sappiamo, Internet è un prodotto di collaborazione che è nato, è gestito e si sviluppa con un processo decisionale informale dal basso verso l’alto, molto diverso dalle strutture formali dei governi. Fino a qualche anno fa per Internet Governance si intendeva l’aspetto limitato al controllo della parte del nucleo centrale della rete: il sistema di indirizzi IP che garantiscono alla rete stessa di conservare la propria unicità. Più recentemente la Internet Governance si identifica con lo sviluppo e l’applicazione di regole, procedure decisionali e programmi condivisi che determinano l’evoluzione di Internet, secondo i principi del multilateralismo, multi-stakeholder, di democrazia e trasparenza; dove ruoli e responsabilità degli stakeholder, suddivisi in tre categorie – Governi, Settore Privato e Società Civile – sono ben definiti. La Internet Governance, quindi, oggi comprende non solo le questioni puramente tecniche, ma anche gli aspetti economici, sociali e politici sino alla definizione di regole che sovrintenderanno al funzionamento della Rete.
Citare tutti i temi in discussione sarebbe qui impossibile, ma pensate solo alla gestione delle risorse critiche (tipo i domini) o ai problemi di accesso per tutti (si comincia sempre più a pensare all’accesso alla rete come “servizio universale”, ma questo vale solo per una fetta relativamente piccola del mondo e gli altri?) o al conflitto di interessi tra libertà da censure e sicurezza (drammaticamente scoppiato dopo l’11 settembre) o ancora alle politiche dei diritti d’autore in un ambiente in cui ogni utilizzatore è insieme potenzialmente anche un autore, o ancora all’importante effetto che Internet può avere sull’ambiente. Insomma roba troppo seria perché possa essere lasciata solo alle aziende o solo alla politica.
Proprio qui c’entrano le conclusioni di Cagliari. Si è deciso infatti di dar vita “dal basso” alla sezione italiana dell’Internet Governance Forum, senza aspettare la decisione del Governo ma, proprio nello spirito multi-stakeholder, includendo governo, aziende, società civile.
Nasce quindi l’IGF Italia con un documento coraggioso ed una grande apertura a tutte le componenti e a tutti i soggetti. Noi gli auguriamo buona fortuna e staremo in guardia perché cresca sicuro e libero.