Una nuova comunicazione per una nuova PA

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Per costruire il nuovo modello di comunicazione nella pubblica amministrazione cittadino-centrica si dovrebbe abbandonare l’idea che sia un adempimento.

7 Marzo 2018

Nel 2000, quando la Legge 150 disciplinò le attività di comunicazione, nelle amministrazioni si visse un momento di grande fermento, fiduciosi di pervenire a una nuova mission dove la comunicazione pubblica, riconosciuta fattore d’innovazione, veniva (finalmente) elevata a funzione dell’Ente.

Quelle speranze vennero presto deluse da un successivo sostanziale abbandono politico del tema a cui fece eco un rafforzamento di un modello organizzativo gerarchico chiaramente non funzionale a una nuova relazione interna e con il cittadino.

La società della comunicazione ha poi cambiato i modelli di relazione, ma la cornice normativa e organizzativa è rimasta immutata.
Così, mentre il cittadino scopriva nei nuovi strumenti 2.0 nuovi modelli di cittadinanza attiva, le amministrazioni limitavano l’accesso a internet o impedivano l’uso di social network ai dipendenti; comunicazione organizzativa, citizen satisfaction, semplificazione e modernizzazione degli apparati rimanevano sulla carta; legge dell’adempimento e burocrazia difensiva prendevano il sopravvento.

La nuova comunicazione rimaneva a lungo confinata nel campo della buona volontà di singoli civil servant le cui fatiche raramente erano frutto di una visione politica o di illuminate conduzioni manageriali.
La comunicazione pubblica sta vivendo ora una nuova fase evolutiva, ma le amministrazioni cambiano ancora troppo lentamente, procedono a tentoni e innovano a macchia di leopardo mentre una vera riforma dell’organizzazione pubblica è di là da venire e imminenti nuove sfide attendono il Paese.

Cosa vorrei per il 2018: la comunicazione pubblica nell’agenda politica del governo

Questi ultimi anni di governo sono segnati da una chiara presa di coscienza dell’urgenza del fare per approdare a una PA digitale, trasparente e open nel tentativo di recuperare il tempo perduto: tra avanzamenti e ravvedimenti, sono stati posti comunque dei punti fermi a sostegno della trasformazione (non solo digitale) del Paese.

Oggi assicurare l’accesso a internet per i pubblici dipendenti e utilizzare i social network per la trasparenza sono indicazioni entrate a far parte di documenti strategici quali il 3^ Piano di Azione OGP e il Piano triennale per l’Informatizzazione delle PA; le organizzazioni pubbliche hanno sperimentato percorsi innovativi e partecipati disegnati sul diritto di sapere, la collaborazione, la partecipazione, l’accountability; social network, chat, siti web accessibili e collaborativi sono entrati a far parte del modello relazionale con il cittadino e nuovi coinvolgimenti esterni hanno delineato, in varie aree delle istituzioni, nuovi approcci nel metodo di lavoro e nel processo decisionale.

Il nuovo Governo dovrebbe operare speditamente per guidare questa complessa trasformazione sociale che vede protagonisti una pubblica amministrazione in continua evoluzione, una comunità pubblica non del tutto pronta al cambiamento, un cittadino che esige nuovi coinvolgimenti.
L’intera organizzazione pubblica deve sapersi adattare velocemente alle trasformazioni sociali e tecnologiche; deve sapersi concentrare sulle persone e scardinare l’eccesso di burocrazia che ancora inquina princìpi gestionali e modelli organizzativi pubblici: per questo deve potersi sorreggere su una comunicazione basata su nuovi schemi, nuovi ruoli, nuovi compiti, nuove professionalità.

Manca invece un forte supporto (politico e normativo) che ne legittimi la funzione strategica e di coordinamento e che, al tempo stesso, riveda le convenzioni sull’essere lavoratori / comunicatori istituzionali nell’era del civic hacking.

In tale ottica la comunicazione pubblica dovrebbe entrare a pieno titolo nell’agenda politica di ogni livello di governo ed essere attrezzata a gestire una tale complessità.

Cosa riprendere e sviluppare: un modello organizzativo di comunicazione abilitante

Per consolidarsi negli enti la comunicazione dovrebbe acquisire dignità nel sistema pianificatorio e occupare il giusto ruolo nel processo e negli obiettivi generali di performance; al tempo stesso la legge 150/2000 dovrebbe lasciare il posto a una disciplina snella che possa facilmente adattarsi alle evoluzioni future, che abiliti un’organizzazione a rete, agile nelle relazioni, concentrata sulle persone e pronta ad assumere punti di vista non convenzionali.

In altre parole, una comunicazione istituzionale di qualità dovrebbe assumere una strategia definita e una guida unica che faccia della rete di comunicatori i facilitatori del cambiamento e della struttura il luogo di diffusione di cultura digitale.
Il recente riconoscimento di nuove figure professionali (social media manager e social media strategist sono necessari tanto quanto informatici, data scientist e buoni manager) ci conferma che la strada della qualità è già intrapresa, ma la configurazione professionale da sola non potrà garantire all’ente la necessaria cultura al cambiamento e la reale attuazione dell’open government.

I tempi sono ormai maturi per considerare approcci nuovi anche per la comunicazione interna, nuovi modelli di lavoro agile, nuovi metodi di formazione continua, nuovi criteri di valutazione basati su reali indicatori di qualità.

Cosa abbandonare: l’idea della comunicazione-informazione

Per costruire il nuovo modello di amministrazione cittadino-centrica si dovrebbe anzitutto abbandonare l’idea che la comunicazione sia mera informazione e che l’informazione sia mero adempimento.
In 5 anni siamo passati dall’obbligo di adempiere per rendere pubblici dati, documenti e informazioni al diritto di sapere del cittadino e ora, nelle realtà locali, si ragiona sempre più di smart city e smart land per uno sviluppo del territorio basato sì sulle tecnologie, ma centrato anche su una nuova relazione paritaria in cui la comunicazione assume un ruolo chiave per il dialogo, la collaborazione, la partecipazione del cittadino.
È in questo nuovo ruolo che la comunicazione istituzionale dovrebbe entrare nel percorso di trasformazione del Paese e su questo dovremmo oggi tutti dare il nostro contributo.


* Componente del Centro di Competenza ANCI FVG Sistemi informativi comunicazione e trasparenza, si occupa di comunicazione culturale al Comune di Udine ed è tra i fondatori di PA Social

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