Open Data in Italia, cosa è cambiato in un anno? Facciamo il punto con Spaghetti Open Data

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Nel 2013 tante sono state le novità in materia di open data. Abbiamo intervistato, in rappresentanza di Spaghetti Open Data, Paolo Mainardi e Luca Corsato per capire lo stato dell’arte sul tema in Italia e farci dare qualche anticipazione sul prossimo raduno a Bologna i prossimi 28-29 e 30 marzo. NB la registrazione al raduno è aperta a tutti!

18 Febbraio 2014

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Francesca Battistoni

Nel 2013 tante sono state le novità in materia di open data. Abbiamo intervistato, in rappresentanza della community Spaghetti Open Data, Paolo Mainardi e Luca Corsato per capire lo stato dell’arte sul tema in Italia e farci dare qualche anticipazione sul prossimo raduno SOD a Bologna i prossimi 28-29 e 30 marzo. NB la registrazione al raduno è aperta a tutti!

Qual è lo stato dell’arte della discussione su open data in Italia?

Paolo: La discussione sugli open data in Italia è maturata molto negli ultimi mesi, siamo in una fase in cui il rilascio dei dati aperti è uno degli elementi chiave su cui poggiare le basi dell’agenda digitale di una PA. Questo ha permesso di focalizzare l’attenzione maggiormente sulle linee guida per le attività sugli opendata, quali licenze adottare e come utilizzarle al meglio e, non ultimo, un armonizzazione delle piattaforme di distribuzione dei dati.

Luca: La discussione in Italia è molto diffusa pertanto impiega moltissime risorse intellettuali premendo sull’evangelizzazione. Motivo di questo prevalere è il principio che caratterizza i procedimenti amministrativi: fare riunione/ definire i ruoli / stabilire i tavoli / redigere i gruppi di lavoro/ produrre documenti. Poi succede che qualcosa impone un’accelerazione e di colpo tutto viene rivisto e quello che è stato fatto viene dimenticato e rifatto di nuovo. Quindi, da parte mia, ritengo che la discussione deve essere trasferita dalle tesi alle argomentazioni premendo sulla presenza di categorie al momento assenti: archivisti, bibliotecari, filosofi. Dallo “stato dell’arte della discussione” all’arte dello Stato in discussione.

Nell’ultimo anno sono stati fatti passi avanti? In che direzione?

Paolo: Nel corso dell’ultimo anno sono avvenute molte cose interessanti, alcune delle quali hanno dato sicuramente un’accelerazione positiva verso l’adozione e la consapevolezza sugli open data. Un evento importante, che ha anche fatto discutere molto sul piano normativo, è stato il D.Lgs. 33/2013: il testo unico degli obblighi di trasparenza e pubblicità a carico degli enti pubblici, che non è il FOIA italiano come inizialmente si sperava, ma un primo e timido passo che va comunque a delinare un percorso, dove la trasparenza deve passare per forza anche sul rilascio dei dati in formato aperto. Questo tema ha generato un’interessantissima discussione sulla lista di SOD – che invito a leggere per approndire meglio il tema – nella quale grazie all’intervento dei giuristi, si è fatta un po’ di chiarezza. Il 2013 ha visto anche un restyling della piattaforma nazionale dati.gov.it, con l’adozione della piattaforma CKAN, che sta diventando lo standard de-facto per la pubblicazione dei cataloghi di dati e di più recente introduzione, la pubblicazione del documento per amministratori e sviluppatori Guida sintetica per lo scambio di dati con il catalogo nazionale Open Data DATI.GOV.IT, una bozza da tutti commentabile, il cui obiettivo principale è quello di fornire gli elementi necessari per rendere interoperabili i dati, in attesa di direttive specifiche di AGID e della Commissione Europea.

Un’altro passo decisivo, secondo me, è stato il “risveglio” delle città del sud Italia, che hanno iniziato a colmare il divario sul tema, come ad esempio Matera, Palermo e Bari le cui iniziative sono state principalmente promosse dal basso, dalle persone che noi amiamo definire civic hackers, molte delle volte coordinate direttamente anche sulla lista di SOD.

Degna di nota, sempre per rimanere a sud, è anche l’iniziativa dell’agenzia di mobilità del comune di Roma, tanto innovativa che Maurizio Napolitano ha sentenziato: “Altro che Londra e Berlino, il trasporto pubblico di Roma è il top dell’opendata”.

Nell’ultimo anno è anche successo che è nato Monithon.it basato sui dati di OpenCoesione, un progetto sviluppato da civic hacker, libero ed indipendente, che una città italiana ha ottenuto il riconoscimento di nodo italiano dell’ODI e questo è un patrimonio nazionale perché ci consente di agganciare il “treno” anglosassone e di analizzarne gli aspetti amministrativi-burocratici. Inoltre le sperimentazioni stanno crescendo e questo aggiunge casi di studio per poter calibrare al meglio le politiche di pianificazione e d’intervento. Una cosa è certa: SOLO la sinergia pubblico/privato/cittadinanza può portare al superamento del blocco che ci coinvolge. Non tanto perché sia “bello” quanto perché l’innovazione, termine che aborro, si fa solo con l’integrazione e l’ottimizzazione dei processi comunicativi relazionali.

Come affrontate questi aspetti nella community Spaghetti Open Data?

Paolo: in SOD [qui una presentazione ndr] non ci sono schemi prestabiliti per affrontare nessuno di questi aspetti, la forza della community è nell’essere eterogenea, dove tutte le compenze siedono allo stesso tavolo per discutere, trovare soluzioni a problemi reali, creare nuovi progetti come TwitAntonio, TweetYourMEP, ma soprattutto divertirsi.

Luca: Lo ammetto. Nel suo caos creativo SOD è il laboratorio dove tutti possono venire a giocare, è in pratica la pozzanghera di fango di Peppa Pig (ho una figlia di 5 anni…): "a tutti piace saltare nelle pozzanghere!" A tutti piace giocare con i dati, usare qualche riga di comando, far parlare un foglio excel anche solo per capire come diavolo vengono impiegati i fondi strutturali, oppure per capire come sfruttare al meglio le informazioni soprattutto per depurarle. Il metodo è quello del do it e volutamente lo dico all’inglese: il nostro orizzonte è il mondo, i nostri occhi sono la nostra “agenzia di viaggio” le nostre dita sulla tastiera sono il mezzo. Non siamo tecnocrati ma siamo curiosi e molto spesso gettiamo via le istruzioni per scoprire altre soluzioni: siamo hacker civici.

Ci date qualche anticipazione su temi e programma del prossimo raduno?

Paolo: L’appuntamento con SOD14 è per il 28, 29 e 30 marzo. Il programma è in corso di definizione, ma la community è al lavoro e sono tante le proposte che potrebbero trovare spazio al raduno. La novità è che allunghiamo la giornata del venerdì, cioè anticipiamo l’appuntamento con SOD già dalla mattina. Saremo ospiti dell’Auditorium della Regione Emilia-Romagna, dalle ore 10 circa al tardo pomeriggio. Parleremo, tra le altre cose, di buone pratiche open data nella Pubblica Amministrazione, cosa è successo in questo ultimo anno sul fronte open data più in generale e per il pomeriggio stiamo pensando ad un momento di unconference.

Per il sabato e la domenica sono previsti l’hackathon e il momento di formazione, ma al momento sono in corso di definizione i dettagli delle due giornate. Al mattino del venerdì ci sarà una tavola rotonda dedicata alle esperienze delle Amministrazioni in tema di Open Data: in particolare la parola verrà data alle città che si erano candidate ad ospitare il raduno Spaghetti Open Data, e a tutte quelle realtà in cui da tempo si portano avanti progetti di questi tipo.

L’obiettivo di questo incontro è avvicinare tutte le Amminstrazioni – sia grandi che piccole – al tema degli Open Data, dimostrando che anche con piccoli sforzi si possono pubblicare dati in formato aperto.

Le registrazioni sono aperte a tutti, potete creare il vostro profilo ed inviare una vostra proposta, per tenervi sempre aggiornate potete seguire sia il sito che la newsletter.

Quali iniziative ci consigliate di seguire nell’Open Data Day?

Paolo: Un’iniziativa interessante è il Monithon, maratona di monitoraggio civico basata sugli open data di OpenCoesione.gov.it,  che si farà in molte città italiane [a questo link trovate le città aderenti]. Lo scopo è mostrare quanto sono utili gli open data per attività civiche. Gli open data non sono solo per nerd, tutti possono partecipare ad hackathon per non tecnici, mostrando che quando si usano gli open data facciamo sfacelli.
Le iniziative sono comunque tante, qui la lista completa delle città italiane coinvolte.

Allora ci vediamo a Bologna?

Paolo e Luca: Volentieri!

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