Perché i Comuni dovrebbero scegliere il low code per lo sviluppo di nuovi servizi pubblici
Ecco quanto emerso dal Digital Talk organizzato da FPA, in collaborazione con Appian, per illustrare alle PA locali i punti forza dell’adozione di piattaforme di automazione dei processi basate su low code. Queste, infatti, possono accelerare lo sviluppo di servizi su cui si concentrano i finanziamenti PNRR e, più in generale, favorire la nascita di processi digitali nei Comuni
13 Luglio 2023
Redazione FPA
L’inadeguata interoperabilità fra le amministrazioni, la scarsa diffusione delle principali metodologie di reingegnerizzazione, la necessità di metodi migliori di collaborazione tra direzione IT e le strutture amministrative e di maggiori risorse e competenze interne su automazione e sviluppo applicativo, sono le cause principali dei ritardi nel miglioramento dei servizi al cittadino. Lo aveva evidenziato un’indagine di FPA commissionata da Appian nel 2022 su automazione dei processi e sviluppo applicativo che aveva coinvolto 80 dirigenti della PA centrale e locale. A partire da questi risultati, Silvia Speranza, RVP Central and Southern Italy Appian, mette in luce la forte accelerazione dei processi di automazione nell’ultimo anno, sotto la spinta delle tempistiche stringenti del PNRR, emersa anche in occasione di FORUM PA 2023, e ora al centro del dibattito del Digital Talk organizzato da FPA, in collaborazione con Appian, il 20 giugno scorso .
Andrea Baldassarre, Responsabile Area Content di FPA conferma che i tempi di attuazione degli obiettivi del Piano Triennale, sono dettati dal PNRR che dedica agli enti locali una quota rilevante degli oltre 6 miliardi per la digitalizzazione della PA, assegnando un ruolo centrale ai Comuni, destinatari del 35% delle misure. Questi hanno risposto: ad aprile 2023, il 98% dei Comuni italiani aveva ottenuto almeno un finanziamento, per un totale di 1,88 mld di euro assegnati. Il problema è ora centrare i target.
Automazione dei processi per l’interoperabilità
Il low code è da un lato uno strumento per poter implementare i processi in poche settimane e dunque un driver fondamentale per attuare PNRR, dall’altro consente di costruire processi che impiegano dati da più sorgenti rendendoli interoperabili. Lo sostiene, Costantino Croce, Director of Solutions Consulting di Appian, commentando i risultati del primo sondaggio, lanciato real time nel corso dell’evento, che evidenziano come la maggioranza dei partecipanti al talk ritenga l’interoperabilità delle basi dati come i pilastri dell’innovazione maggiormente impattati l’automazione dei processi interni.
Le esperienze dei Comuni
Questo orientamento è confermato e articolato ulteriormente dai successivi interventi dei rappresentanti dei Comuni.
Luca Curioni, Direttore Direzione Specialistica Citizen Experience, Comune di Milano, evidenzia che il miglioramento dell’efficienza di canale, indispensabile per migliorare i servizi, mette in luce i colli di bottiglia dei processi sottostanti. Per superare sfide quali la numerosità e l’eterogeneità dei servizi e un time to market stringente: “Il low code permette di focalizzare le poche persone disponibili sulla conoscenza del processo – dice Curioni -, implementarlo velocemente, ottenere risultati in tempi brevi in termini di semplificazione e automazione”.
Ferdinando Abate, Dirigente Servizio Infrastrutture Tecnologiche, Comune di Firenze, evidenzia altri impatti dell’automazione dei processi come la valorizzazione del personale interno che, grazie all’eliminazione delle attività ripetitive, si può dedicare a compiti di maggior valore aggiunto. Inoltre, il reingegnerizzare dei processi ne comporta la revisione con approccio critico, contribuendo a migliorare l’erogazione del servizio, e consentendo di misurare le performance dell’organizzazione in tempo quasi reale.
Mario De Chenno, Coordinatore responsabile U.O. Transizione al Digitale, Comune di Benevento, evidenzia il percorso seguito dalla sua organizzazione che ha utilizzato le risorse PNRR per processi ancora non automatizzati, come la gestione documentale, il protocollo e, ora, i servizi al cittadino. Preso in carico e automatizzato il processo, i risultati ottenuti rappresentano lo stimolo poi estendere l’azione, ottenendo anche un impatto importante sull’interoperabilità.
I servizi da progettare in low code
Sono i servizi socio-assistenziali, tributi e pagamenti, servizi educativi e scolastici, trasporti e mobilità a trarre i maggiori benefici dall’automazione dei processi basata su low code, in base ai risultati del secondo sondaggio proposto ai partecipanti al talk. Come sintetizza De Chenno, i risultati migliori si ottengono nello sviluppo di servizi nuovi o in servizi per i quali serve un intervento radicale, generalmente non legati a un software predefinito. “Se i processi sono semplici non c’è troppa differenza fra low code e strumenti tradizionali; i maggiori benefici si traggono invece per processi variabili e complessi”, precisa Abate.
Va in questa direzione anche l’esperienza del Comune di Milano che ha adottato la piattaforma low code Appian in tutti i processi, compresi quelli esterni, soprattutto negli ambiti che non consentono di ricorrere a un pacchetto di mercato o che richiederebbe un eccesso di personalizzazione. “Oltre alla digitalizzazione del long tail dei servizi, abbiamo impiegato il low code anche nell’affiancamento ai sistemi legacy per gestire un flusso interoperabile”, precisa Curioni.
“Una piattaforma low code può indirizzare in modo orizzontale sia le tematiche che riguardano il cittadino sia le attività interne”, sintetizza Croce, ricordando le esperienze di sviluppo servizi riportate negli interventi dei Comuni che l’hanno preceduto. Per quanto riguarda i processi interni, porta l’esempio di Poste Italiane che impiega la piattaforma Appian per il back office di tipo finanziario. Il lowcode ha consentito di vincere due sfide: l’eterogeneità delle risorse e delle fonti informative e delle applicazioni; la concentrazione della conoscenza di alcuni processi e procedure solo nell’esperienza di poche persone mettendo a rischio la possibilità di scalare nella gestione del back office. La creazione di una scrivania digitale, unico punto di accesso alle pratiche, ha abilitato al tempo stesso l’interoperabilità dei dati e ha spostato la conoscenza dal singolo operatore al sistema. Ne è risultato l’incremento del 70% dell’efficienza produttiva e la riduzione di evasione delle richieste da 30 a 8 giorni.
In conclusione, è bene ricordare che l’obiettivo convergente del Piano Triennale e del PNRR per i Comuni è l’adozione di soluzioni standard per garantire il livello di digitalizzazione e di qualità dei servizi omogeneo entro 2026. Non però è il punto di arrivo bensì un punto di partenza per destinare le risorse IT risparmiate a sviluppi futuri di miglioramento, come ad esempio una più avanzata automazione processi.