Giovanni Gorgoni: “Le sfide urgenti della sanità tra digitalizzazione e outcome di salute”
La trasformazione digitale e il riorientamento dei sistemi sanitari verso i modelli basati sul valore sono i temi più urgenti nel settore sanitario secondo Giovanni Gorgoni, Direttore Generale di AReSS Puglia e Presidente di Euregha, che abbiamo intervistato in vista del prossimo FORUM Sanità. Il network europeo delle autorità sanitarie e regionali locali promuove tre obiettivi per migliorare la politica sanitaria dell’UE: nuovi processi clinici digitalmente abilitati, una sanità basata su outcome di salute e il benessere di comunità. Questa intervista si conclude con un accenno al progetto COReHealth, la Centrale di Telemedicina della Puglia, che sarà al centro della puntata di ‘Reportage PA – Speciale PON GOV Cronicità’, in onda mercoledì prossimo 13 settembre
8 Settembre 2023
Patrizia Fortunato
Redazione FPA
Trasformazione digitale e riorientamento dei sistemi sanitari verso il Value Based Healthcare: sono questi i due temi più innovativi e urgenti in materia di sanità secondo la visione e l’esperienza di Giovanni Gorgoni, Direttore Generale di AReSS Puglia e Presidente di Euregha – European Regional and Local Authorities, che abbiamo intervistato in vista del prossimo FORUM Sanità e della sua partecipazione come relatore allo scenario “Territorio digitale e Connected Health”.
Nella trasformazione digitale c’è la telemedicina che – come sottolinea Gorgoni – rischia di essere uno specchietto per le allodole perché assorbe solo una parte delle opportunità promesse dall’intelligenza artificiale; c’è invece la necessità di introdurre nuovi processi clinici abilitati dalla tecnologia digitale e c’è tutto il tema dei dati su cui l’Europa sta investendo consistentemente in politiche e risorse per creare lo European Health Data Space – EHDS. È, infatti, in corso di valutazione e futura approvazione presso il Parlamento europeo la proposta di Regolamento sullo spazio europeo dei dati, che ha visto Euregha come protagonista di rilievo nel suggerire modifiche e integrazioni al fine di garantire ai cittadini il pieno controllo dei propri dati e la scelta responsabile di limitarne l’accesso a terzi. Il regolamento permetterà una maggiore mobilità in tutta Europa, senza restrizioni alla libertà di movimento per ragioni sanitarie, oltre a favorire la ricerca basata sui tre pilastri principali dello European Health Data Space, ovvero su un sistema di gestione dei dati e di norme per la loro condivisione anche in altro Stato membro, sulla qualità dei dati e su una solida rete di infrastrutture e di interoperabilità.
“La Value Based Healthcare è invece l’unica filosofia manageriale per una politica sanitaria più ampia in grado di consentire – sottolinea Gorgoni – la sopravvivenza sia dei sistemi sanitari universalistici sia dei sistemi sanitari assicurativi”.
Un sistema sanitario basato sulla logica del volume delle prestazioni o della tariffa per prestazioni non è più sostenibile per più ordini di motivi: l’invecchiamento della popolazione, l’aumento dei costi di energia e di alcune materie prime, gli stili di vita che alimentano cronicità e infine il paradosso del welfare dato dal fatto che i cittadini che ricevono più servizi tendenzialmente chiedono il finanziamento di servizi aggiuntivi. “Occorre ripensare a un modello di procurement che incentivi finanziamenti basati sugli esiti di salute ‘dimostrati’ (outcome di salute) e utilizzare – sottolinea Gorgoni – nuove formule contrattuali, dal partenariato pubblico-privato al pre-commercial procurement, nelle quali la parte privata diventa partner strategico su lungo tempo e non mero fornitore di prodotti e servizi”.
Come l’innovazione digitale sta cambiando l’approccio alle cure e alla gestione della sanità sui territori
La resistenza culturale, inevitabile e comprensibile, non sta consentendo al settore pubblico di cogliere appieno le potenzialità dell’innovazione tecnologica, vista con particolare attenzione da operatori non propriamente sanitari che hanno invece fiutato la possibilità di accedere al paziente in logica consumer, sfruttando le stesse leve della trasformazione digitale che si sono viste in altri settori come il turismo, la televisione, il cinema, il settore alberghiero o i beni di ordinaria necessità. L’innovazione digitale cambierà senza dubbio i sistemi e i meccanismi operativi della sanità futura, quello che è incerto per il Presidente di Euregha è chi eserciterà la leadership nella governance del settore. La vera scommessa è evitare di essere tagliati fuori come operatori pubblici.
“C’è un gran bisogno di legittimazione degli interventi di trasformazione digitale da parte del top management e la convinzione che è necessario l’investimento non solo nel cambiamento tecnologico ma anche culturale”, puntualizza Gorgoni.
Non si tratta semplicemente di utilizzare nuove tecnologie; la telemedicina è solamente una parte infinitesimale della scommessa della sanità digitale, che riguarda app, piattaforme, postazioni di lavoro, cybersecurity. Ci si dimentica invece che c’è una parte che rappresenta almeno il 60-70% dell’investimento tecnologico, chiamata cambiamento organizzativo (quella che Gorgoni definisce la “levatrice”, recuperando una figura archetipale) che aiuta la sanità tradizionale a muoversi verso il rimodellamento dell’assetto sanitario. Il telemonitoraggio, ad esempio, non può essere affidato al solo paziente, chiamato a fornire unicamente dati e informazioni. Va attivato un processo organizzativo nuovo che implica, da parte dell’operatore sanitario, la lettura, l’interpretazione di ciò che il paziente comunica quotidianamente e l’eventuale intervento.
Promuovere l’adozione e la diffusione delle soluzioni di sanità digitale
“Avere un utente empowered, in possesso della possibilità di decidere è una leva potente di pressione perché siano pretesi tutti i processi digitalmente abilitati”. E per garantire la piena adozione e diffusione delle soluzioni di sanità digitale a tutti i livelli, il Presidente di Euregha consiglia due azioni: investire nel cambiamento organizzativo (di cui abbiamo già parlato) e rendere l’esperienza utente semplice e comfortable, in modo che l’utente non abbia bisogno di attingere a una specifica alfabetizzazione digitale.
Il network europeo delle autorità sanitarie e regionali locali è impegnato a promuovere tre visioni di interpretazione del futuro dei sistemi sanitari:
- La prima riguarda la trasformazione digitale, spostandosi sempre di più verso processi clinici digitalmente abilitati.
- La seconda si concentra sulle possibilità tecnico-operative di fare sanità basata sul valore, che include acquisti e finanziamenti, pagamenti a pacchetti su alcune fattispecie farmacologiche. Come guida per un sistema sanitario più sostenibile, è necessario tornare all’essenza pratica del Value Based Healthcare (introdotto in modo pratico a Boston dagli economisti Michael Porter ed Elisabeth Olmsted Teisberg e corretto dagli europei che hanno inserito le dimensioni equitative e sociali del valore).
- Infine, la terza visione è quella del Community wellbeing. Ciò implica avere la capacità di costruire ecosistemi al servizio del benessere generale, unendo tutti gli attori sanitari tradizionali con quelli del settore sociale, del terzo settore, ma anche delle municipalità, spesso trascurate nella promozione della salute o nel concetto di “città sane”.
In aggiunta a queste tre visioni, ci sono due focus patologici importanti: il cancro e la salute mentale, che sono anche i principali pillars di patologia su cui si basa la European Health Union. Ma a sostegno di un’Unione europea della salute solida ci sono altri elementi fondanti: la tempestività di risposta alle pandemie (Euregha ha contribuito alla stesura del rapporto presentato dal Comitato europeo delle regioni); l’European Health Data Space e la pharmaceutical strategy, che è un nuovo tema su cui il network europeo delle autorità sanitarie e regionali locali sta lavorando da alcuni mesi, organizzando anche l’ultima sessione plenaria del Comitato delle Regioni. E a breve presenterà la propria posizione sulla regolamentazione unica europea riguardante la strategia farmaceutica.
Un altro tema su cui sta lavorando Euregha è quello della sanità transfrontaliera (cross-border healthcare), l’argomento con cui il network delle autorità sanitarie regionali europee è stato fondato dieci anni fa. Si tratta di un tema trasversale a tutti gli altri. È evidente che non è possibile realizzare la sanità transfrontaliera senza la condivisione e il riutilizzo dei dati sanitari, senza una strategia di approvazione e immissione in commercio dei farmaci o senza la possibilità di fruire dei farmaci da uno Stato membro all’altro. Quindi, in realtà, il cross-border healthcare rappresenta il collante di cucitura per le diverse realtà delle comunità sanitarie regionali europee.
COReHealth, la Centrale di Telemedicina della Puglia, premiata dall’Unione Europea nel ‘Dt4Regions Award’: esperienza e sviluppi futuri
La Puglia si distingue nel panorama della sanità digitale con l’esperienza di COReHealth, una Centrale di Telemedicina all’avanguardia che sta rivoluzionando l’assistenza sanitaria nel territorio, che sarà al centro dell’ultima puntata di ‘Reportage PA – Speciale PON GOV Cronicità’, in onda il 13 settembre prossimo. La storia di COReHealth ha inizio nel 2017, è stata costruita gradualmente anche attraverso strategie di partnership con il settore privato; non si tratta semplicemente dell’acquisto della soluzione più avanzata disponibile sul mercato, ma di un percorso lungo e accurato per individuare la soluzione ideale. Ufficialmente lanciata nell’ottobre 2021 da AReSS – Agenzia Regionale per la Salute e il Sociale della Regione Puglia, a giugno 2022 la piattaforma COReHealth ha aperto le porte alla sua prima linea assistenziale in produzione dedicata al tumore al seno. Attualmente, la piattaforma è utilizzata su 10 Breast Unit regionali e 18 COrO – Centri di Orientamento Oncologico. Oltre alle televisite, COReHealth offre anche servizi di assistenza e monitoraggio a distanza dei parametri clinici e integra gli elementi della sanità tradizionale, il che spiega il suo ruolo come piattaforma di abilitazione digitale. Da giugno 2022, il numero di pazienti arruolati è in costante aumento, con un ritmo di 2-300 nuove iscrizioni settimanali ed entro fine settembre la dashboard potrebbe rilevare più di 11mila pazienti.
Che non si è sbagliata direzione AReSS lo ha capito dalla credibilità dei riconoscimenti. Dalla prima candidatura nel 2020 al 22 giugno scorso complessivamente la piattaforma ha ottenuto 8 riconoscimenti[1], 6 in Italia, 2 all’estero, oltre gli articoli e i poster.
La direzione intrapresa sembra essere quella giusta, ma la sopravvivenza della centrale a lungo termine dipenderà – secondo Gorgoni – dalla convinzione e dalla legittimazione del top management e del decisore politico. La messa a regime definitiva richiederà investimenti finanziari e di fiducia per l’atterraggio organizzativo e l’affiancamento degli operatori nell’adozione di nuovi modelli assistenziali. La piattaforma è già pronta per estendere la sua offerta ad altre linee di intervento, come il tumore al polmone, l’utero, il colon, la prostata, la talassemia, l’ipertensione, il diabete e l’emofilia. È un progetto che può finire da un momento all’altro, oppure continuare per moltissimi anni; dipende solamente da una questione di convinzione politico-strategica.
COReHealth: la piattaforma che raggiunge i pazienti per condizione patologica
L’app COReHealth è scaricabile sugli store di Apple e di Google, ma – per evitare di replicare le storture della sanità tradizionale – è l’operatore sanitario che definisce la eleggibilità del paziente in quanto portatore di una condizione patologica. La piattaforma si basa su due pilastri organizzativi fondamentali: la virtualizzazione del team multidisciplinare di cura (che comunque dev’essere presente nella realtà) e il lavoro del team multidisciplinare di cura su Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali – PDTA standard per condizione patologica, da adattare sulle specifiche esigenze del paziente.
“La piattaforma – dichiara il Presidente di Euregha -, deve essere una soluzione da inserire nel preesistente modo di fare assistenza sanitaria a coloro che presentano una condizione clinica stabile, che sia malattia oncologica o rara”, esattamente come le Linee guida ministeriali prescrivevano la telemedicina nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale, garantendo di conseguenza una capacità di efficacia e di efficienza del servizio.
Prenota il tuo posto all’appuntamento “Territorio digitale e Connected Health” (THE HUB LVenture GROUP – Via Marsala 29 H, Roma, il 25 ottobre).
[1] Finalista ai Digital Awards 2022, il premio per l’innovazione digitale, per la categoria Internet of Things; Menzione speciale al Forum PA Sanità 2022; Premio “Innovazione in Sanità Digitale” organizzato da Agenas – Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari – e da SICS – editore di Quotidiano Sanità e Popular Science; Premio Agenda Digitale (8ª edizione) promosso dall’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano; Premio “Best Practice Award – Innovation Flow in the Healthcare” di Regions4PerMed; Menzione alla 15ª Conferenza Nazionale GIMBE; Best Practices – AGENAS’s PON GOV Cronicità (2014-2020); Premio DT4Regions Awards 2022 per la categoria “Public’s Favourite”.