EDITORIALE

Per una PA social ma anche partecipata

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Uno dei fenomeni che stanno caratterizzando il settore della PA in questo anno ancora in corso è sicuramente il rinnovato interesse verso la comunicazione pubblica. Fattore scatenante è stata la pervasività con la quale si sono diffusi, anche nella PA, i social media negli ultimi dieci anni. La centralità che gli strumenti Social stanno assumendo all’interno della PA è testimoniata anche dalla nascita dell’associazione #PAsocial, appena costituita e con cui FPA sta lavorando per avviare una partnership con l’obiettivo di fare cultura ed empowerment all’interno delle PA sul tema della nuova comunicazione pubblica.

5 Luglio 2017

G

Gianni Dominici

Uno dei fenomeni che stanno caratterizzando il settore della PA in questo anno ancora in corso è sicuramente il rinnovato interesse verso la comunicazione pubblica. Un interesse che, come spesso accade quando si parla di PA, nasce “dal basso”, dagli stessi attori protagonisti, dentro e fuori la PA, che esplorano quotidianamente nuovi linguaggi e nuovi strumenti di comunicazione.


Fattore scatenante è stata la pervasività con la quale si sono diffusi, anche nella PA, i social media negli ultimi dieci anni. Facebook, Instagram, Twitter, You Tube, Snapchat, WhatsApp, Telegram, Facebook Messenger, Linkedin sono la grande occasione per la comunicazione pubblica di tornare protagonista nelle politiche delle amministrazioni.


La centralità che gli strumenti Social stanno assumendo all’interno della PA è testimoniata anche dalla nascita dell’associazione #PAsocial. Un gruppo informale di comunicatori pubblici che condividono finalità e obiettivi e che si sono recentemente costituiti in associazione che si presenta con “l’obiettivo di proseguire e rafforzare il percorso di crescita di una rete nazionale della nuova comunicazione. Tanti gli scopi principali della nuova associazione: riconoscere e valorizzare la figura professionale del social media manager e tutte le professionalità del mondo della comunicazione e dell’informazione legate al mondo del web; lavorare per un aggiornamento della legge 150 sulla comunicazione pubblica e sulla promozione di modelli organizzativi che tengano conto dei profondi cambiamenti portati da web, social, e chat; sostenere, promuovere e sviluppare l’uso consapevole e appropriato dei social media e di tutti i nuovi mezzi di comunicazione; diffondere la cultura della democrazia in Rete, per una corretta informazione e comunicazione e come forma di contrasto delle fake news o dell’hate speech; migliorare il rapporto tra enti e aziende pubbliche e cittadini con una comunicazione sempre più chiara, trasparente, immediata e partecipativa; sviluppare e dare continuità al progetto #PASocial per una Pubblica Amministrazione sempre più aperta e forte rispetto ai nuovi mezzi di comunicazione e di rapporto col cittadino; dare una spinta al concetto di smart city, promuovendo una comunicazione di servizio pubblico sempre più completa, chiara, efficace e in tempo reale; continuare e ampliare il percorso di divulgazione, scambio buone pratiche, ricerca, formazione sulla nuova comunicazione.”


Proprio per fare cultura ed empowerment all’interno delle PA sul tema della nuova comunicazione pubblica, FPA e l’Associazione PA Social stanno avviando una partnership che si concretizzerà nei prossimi mesi in un percorso articolato di cui vi racconteremo in dettaglio. Intanto, per cominciare, un primo appuntamento è già stato fissato: il prossimo 18 luglio con il webinar (seminario on line) “La comunicazione pubblica al tempo dei social: scenari, strategie, strumenti e nuove professioni”.


Qual è la sfida che ci troviamo davanti? Il rischio che gli strumenti social vengano relegati a semplici canali di comunicazione aggiuntivi mentre le loro caratteristiche di velocità, di istantaneità, di popolarità ne fanno un formidabile strumento a disposizione di una PA che volesse, finalmente, fare proprio il paradigma partecipativo instaurando un nuovo dialogo e un nuovo rapporto tra cittadini ed istituzioni volto all’informazione, all’ascolto, alla consultazione e alla partecipazione.


Da questa prospettiva, iI dibattito attuale evidenzia i limiti della legge 150 del 2000 che è considerata superata. La distinzione tra Urp, ufficio stampa e portavoce non è mai stata così anacronistica. Urge dunque una nuova idea organizzativa strutturale. Tra le ipotesi concrete, la concezione di un nuovo Ufficio di Comunicazione Stampa e Servizi al cittadino, unico e integrato che si occupi: dei contatti con il pubblico e la gestione dell’accesso civico; la redazione delle notizie, il trattamento delle informazioni e i rapporti con i media; le analisi di citizen satisfaction e la rilevazione sistematica dei feedback dei cittadini; le campagne di comunicazione e la progettazione di percorsi partecipativi. Una struttura che tenga conto di tutte queste esigenze non è facile da immaginare applicata alla PA, ma il processo avviato serve appunto per indicare la via. Cambiare strada è necessario e fondamentale se vogliamo proiettare – una volta per tutte – la pubblica amministrazione nel futuro che sarà.

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