IA: strumento, collega o consulente? Ecco le idee per una PA che non teme il futuro
In un mondo in cui l’intelligenza artificiale diventa sempre più pervasiva, sorge una domanda: l’IA è semplicemente uno strumento, un collega o forse un consulente affidabile? A FORUM PA 2024, con AIDP, ci immergeremo in questa indagine, esplorando come l’IA stia riscrivendo le regole del gioco nella pubblica amministrazione
9 Maggio 2024
Mariagrazia Bonzagni
Consigliera AIDP Emilia-Romagna e Responsabile AIDP area PA - Direttrice Area Programmazione e Statistica - Comune di Bologna
L’Intelligenza artificiale impone un cambio di paradigma dei nostri modelli organizzativi perché richiede di introdurre forti elementi di discontinuità rispetto ai modelli organizzativi novecenteschi, verso forme nuove di flessibilità, focalizzazione sugli obiettivi e i risultati da raggiungere, dematerializzazione, disconnessione del lavoro rispetto alle categorie del tempo e dello spazio, integrazione orizzontale delle strutture, depotenziamento dell’organizzazione gerarchica. Questi aspetti emergevano già nel secondo Rapporto su “Robot, Intelligenza Artificiale e Lavoro in Italia”, pubblicato da AIDP e presentato nell’ottobre 2019 presso la sede del CNEL (il primo Rapporto risale al 2018), eppure le tematiche trattate restano estremamente attuali. Il documento sottolineava come, tra coloro che avevano familiarità con la tematica o avevano già adottato tali sistemi, prevalgano sentimenti positivi, a conferma che la conoscenza funge da antidoto ai pregiudizi, alle percezioni distorte o alle letture apocalittiche.
Con FPA abbiamo organizzato nell’ambito di FORUM PA 2024 un talk, dal titolo “Intelligenza Artificiale: strumento, collega, consulente? Idee per una PA che non teme il futuro“. Abbiamo scelto di partire da una domanda: l’Intelligenza artificiale è uno strumento, un collega o un consulente? O magari tutte tre? So che direte che non è un bell’inizio, anche perché siamo tutti alla ricerca di risposte e, per decidere di partecipare ad un convegno, il titolo dovrebbe fornire risposte (e non porre domande) e trasmettere certezze, almeno rispetto alla possibilità di poterci “portare a casa qualcosa”. Sulle certezze e sulle risposte non possiamo garantire. Mentre sulla possibilità di tornare a casa un po’ più ricchi siamo fiduciosi di potervi accontentare.
La domanda del titolo è intrigante ma non è mia. È stata presa a prestito dall’interessante articolo di L. Mari, F. Bertolotti “ChatGPT: uno strumento, un collega o un consulente?” (Il Sole 24 Ore, 1 giugno 2023) poi ripresa nel recente libro “L’Intelligenza Artificiale di Dostoevskij”, Il Sole 24 Ore, 2024. Per coloro che non avessero ancora letto il libro non voglio spoilerare ma l’autore, nel descrivere le nuove modalità relazionali con questi “alieni”, opta per attribuire loro il ruolo di consulenti, ai quali delegare compiti e attività perlopiù operative, mantenendo rigorosamente in mani umane il controllo del risultato e della decisione finale.
Dalle mie parti c’è un famoso detto che ricorda che ai consulenti non bisogna mai lasciare in mano il fucile (chiedo scusa ai consulenti!).
Reid Hoffman, fondatore di LinkedIn e pioniere nel campo dell’innovazione e della tecnologia, nel suo discorso alla Graduation Master Class 2023 di Bologna Business School, che si è svolta lo scorso 8 settembre in Piazza Maggiore a Bologna, ha voluto offrire agli 800 diplomandi una visione sfidante del futuro sottolineando come questa rivoluzione tecnologica sia diversa da qualsiasi altra e che “Abbiamo questa tecnologia nelle nostre mani, non viceversa” e “con questa abbiamo l’opportunità di amplificare e definire il futuro dell’umanità. Perché IA non dovrebbe essere l’abbreviazione di Intelligenza Artificiale, ma di Amplificazione dell’Intelligenza, per la sua capacità di potenziarci ed elevarci”.
La prospettiva da cui partiamo è chiara: decisamente non ci aggiungiamo alla lista degli apocalittici, ma nemmeno riteniamo si debba essere tecno-ottimisti a prescindere.
La proposta più convincente è quella, sostenuta da Federico Butera nel suo recente libro scritto con Giorgio De Michelis, “Intelligenza artificiale e lavoro, una rivoluzione governabile” (Marsilio, 2024), della progettazione congiunta di tecnologie, organizzazione e lavoro. Ed è la prospettiva, secondo Butera, che consente di evitare la “wrong AI” e sviluppare invece la “right AI”, quella che aumenta la produttività delle organizzazioni, la quantità di lavoro aggregato, la sua qualità e promuove le nuove organizzazioni post-tayloriste.
Con l’aiuto dei nostri ospiti del TALK proveremo a rispondere alla domanda del titolo ma, soprattutto, in linea con la prospettiva da cui partiamo, cercheremo di fornire “idee per una PA che non teme il futuro”. Questo è in effetti il nostro principale obiettivo. E, considerato che abbiamo solo un’ora di tempo, ci pare un obiettivo decisamente sfidante!
Come diceva Oscar Wilde, un’idea che non sia (un po’) pericolosa è indegna di chiamarsi idea ma è anche vero, come sosteneva Seneca, che l’ignoranza è la causa della paura.
Insomma, parleremo di Intelligenza Artificiale ma, almeno per una volta, senza concentrarci (solo) sugli impatti, immaginando che questo nuovo consulente possa rappresentare un’occasione per far evolvere le nostre pubbliche amministrazioni, per spingerle verso il futuro che vogliamo.
Grazie alle testimonianze, all’esperienza, alle raccomandazioni, ai suggerimenti e, perché no, anche agli errori, che ci racconteranno i nostri ospiti, potremo toccare con mano le opportunità, renderci conto delle grandi potenzialità che questa tecnologia, nella prospettiva di “right IA”, può offrire alla PA e renderci un po’ più consapevoli e fiduciosi – ed è altrettanto importante – che anche nella PA “si può fare”.
Qualcuno potrebbe obiettare che per le grandi organizzazioni è facile perché hanno risorse, persone e competenze adeguate e questo ha consentito loro di buttarsi a sperimentare, alcune già da qualche anno (come vedremo durante il Talk).
È vero, non possiamo negarlo. Nel nostro Paese le PA sono tante e la maggior parte di queste sono piccole o piccolissime organizzazioni.
E non vogliamo certo lasciar intendere che per applicare questa nuova tecnologia basti volerlo e sia come gettare un seme nel deserto. È necessario che il terreno sia preparato e sia pronto ad accogliere il seme perché possa dare buoni frutti.
La buona notizia è che anche il più piccolo comune avrà qualche informazione in più per farsi alcune (giuste) domande (eh sì, ancora domande!) per iniziare a predisporre un piano di lavoro per preparare il terreno organizzativo. E d’altronde forse la stessa tecnologia potrebbe diventare un alleato per facilitare questo lavoro di preparazione e progettazione del processo di adeguamento.
Abbiamo aperto con una domanda e non ci resta che chiudere con un’altra, strategica, domanda, alla quale non potremo certo dare una risposta nel corso del Talk, ma su cui potremo iniziare a riflettere insieme. Prima l’aratro, poi la macchina a vapore, adesso l’intelligenza artificiale: come devono attrezzarsi le pubbliche amministrazioni per usare l’aratro del terzo millennio, amplificando l’Intelligenza umana e facendo evolvere le organizzazioni verso modelli più umano-centrici e in grado di apportare benefici ai nostri territori e allo sviluppo sostenibile del nostro Paese?