Digital Library e PNRR: strategie e piattaforme digitali per la cultura
L’esigenza di digitalizzare il patrimonio culturale italiano ha portato all’istituzione nel 2020 della Digital Library all’interno del Ministero della Cultura. Un istituto che realizza, coordina e promuove il Piano Nazionale di Digitalizzazione per il periodo 2022-2026, supportato dall’investimento PNRR M1C3 1.1. La Digital Library, attraverso l’infrastruttura tecnologica I.PaC, sviluppa un ecosistema digitale che integra e valorizza il patrimonio culturale, favorendo l’interoperabilità tra sistemi e offrendo servizi innovativi di accesso e conservazione. L’ecosistema comprende anche l’applicazione D.PaC e la piattaforma DPaaS, che supportano rispettivamente le campagne di digitalizzazione e la creazione di nuove applicazioni basate sui dati del patrimonio culturale
3 Giugno 2024
Antonella Negri
funzionario architetto, Istituto Centrale per la Digitalizzazione del Patrimonio Culturale - Digital Library, Ministero della Cultura
Luigi Cerullo
consulente, Istituto Centrale per la Digitalizzazione del Patrimonio Culturale - Digital Library, Ministero della Cultura
Dall’esigenza di favorire l’interoperabilità tra i sistemi e di far dialogare dati appartenenti a domini diversi della conoscenza, valorizzando il capitale semantico del patrimonio informativo pubblico, nasce un ecosistema digitale per il patrimonio culturale italiano. All’interno del Ministero della cultura italiano, l’Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale – Digital Library, realizza, coordina e promuove il Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale (PND), che costituisce la visione strategica con la quale il Ministero intende promuovere e organizzare il processo di trasformazione digitale nel quinquennio 2022-2026.
La Digital Library e il Piano Nazionale di Digitalizzazione (PND)
Istituita nel 2020, la Digital Library ha dunque l’obiettivo principale di coordinare e promuovere i programmi di digitalizzazione del patrimonio culturale. Attraverso tavoli tecnici appositamente istituiti, elabora il Piano Nazionale di Digitalizzazione del patrimonio culturale (PND), ne cura l’attuazione e guida le istituzioni e i luoghi della cultura nella realizzazione della propria trasformazione digitale.
La redazione del PND è stata avviata dalla Digital Library ricevendo dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) l’opportunità concreta per creare il contesto abilitante. La Digital Library è stata infatti individuata dal Ministero della cultura quale struttura attuatrice per l’investimento PNRR M1C3 1.1 “Strategie e piattaforme digitali per il patrimonio culturale”, con l’obiettivo di creare un ecosistema digitale della cultura basato su una infrastruttura che integri e federi la conoscenza del patrimonio culturale e metta a disposizione dell’utenza servizi innovativi di accesso.
Il PND si rivolge in prima istanza ai musei, agli archivi, alle biblioteche, alle soprintendenze, agli istituti e ai luoghi della cultura pubblici che conservano, tutelano, gestiscono e/o valorizzano beni culturali, ma si configura anche come contesto metodologico, intellettuale e tecnico di riferimento per la realizzazione degli obiettivi del PNRR. Il documento è frutto di un processo di condivisione e confronto con diverse istituzioni culturali e costituisce un utile riferimento metodologico per tutte le istituzioni e per i professionisti che, sia in ambito pubblico che privato, si riconoscono nei valori in esso enunciati.
Il PND è articolato in tre sezioni, tra loro collegate in una dimensione di processo: la visione, che prefigura la trasformazione e le opportunità del cambiamento, indicando gli obiettivi a lungo termine; la strategia, che definisce il percorso per implementare e conseguire gli obiettivi; le linee guida, quali strumenti operativi che supportano la pianificazione e l’esecuzione delle attività legate alla digitalizzazione del patrimonio culturale.
Il documento è “aperto”, perché liberamente accessibile, “dinamico”, in quanto periodicamente aggiornato, “condiviso”, perché frutto di un processo di partecipazione articolato in più livelli e suscettibile di gradi differenti di applicazione e scalabilità.
La Digital Library e l’attuazione dell’investimento PNRR
È con Decreto del Segretario Generale del 7 luglio 2021, rep. 258, che la Digital Library è stata individuata come struttura attuatrice dell’investimento PNRR M1C3 1.1. “Strategie e piattaforme digitali per il patrimonio culturale”. Il programma si articola in dodici sub-investimenti autonomi, tra loro complementari, finalizzati a creare quattro diversi ambiti di servizio:
- servizi abilitanti: finalizzati a sviluppare un’infrastruttura nazionale (hardware e software) per la gestione delle risorse digitali e per l’orchestrazione di servizi e procedure;
- servizi di produzione: mirati a organizzare, integrare e accrescere il patrimonio digitale prodotto da archivi di Stato, biblioteche, musei e luoghi culturali, nonché al potenziamento delle competenze e capacità operative dei luoghi della cultura;
- servizi di conservazione: hanno l’obiettivo di sviluppare sistemi per la gestione e la conservazione a lungo termine dei documenti informatici e degli atti del Ministero, degli archivi digitalizzati e di quelli nativamente digitali e per la smaterializzazione dei procedimenti;
- servizi di accesso: finalizzati a creare piattaforme per un accesso ampio e integrato al patrimonio culturale digitale, al fine di facilitare lo sviluppo di servizi innovati per cittadini e imprese, coinvolgendo il mondo della ricerca e delle start-up.
L’infrastruttura software del patrimonio culturale (I.PaC)
La necessità di conservare, gestire e valorizzare il patrimonio culturale digitale del Paese è alla base della progettazione di I.PaC: uno spazio dati, sviluppato in conformità con le principali strategie nazionali ed europee. L’infrastruttura nasce dall’esigenza di superare la frammentarietà dei sistemi di fruizione e dal bisogno di gestire dati stratificati ed eterogenei per formato, tipologia, dominio di appartenenza e politiche di protezione, secondo modelli concettuali flessibili e in sicurezza.
I.PaC è un complesso sistema di servizi basati sulle più moderne ed avanzate tecnologie orientate al Cloud, che supporta e potenzia i sistemi per la valorizzazione del patrimonio che operano a livello nazionale e territoriale; offre funzioni relative alla gestione e all’arricchimento delle risorse digitali, basate sia su modelli e schemi predefiniti (motori a regole e ontologie) sia su algoritmi di intelligenza artificiale (AI) ed espone un vasto catalogo di API[1] di cooperazione applicativa (in lettura e scrittura) relative sia a dati di dominio sia a viste cross-dominio.
L’infrastruttura è destinata a rappresentare il primo spazio dati nazionale della cultura in grado di ospitare in sicurezza tutto il patrimonio digitale del paese, consentendo agli enti che vi cooperano flessibilità nel modello di adesione e totale autonomia nelle proprie scelte progettuali. Le principali modalità di adesione ad I.PaC sono:
- integrazione: il sistema dell’ente che coopera conferisce tutti i propri dati che vengono, quindi, “ospitati”, memorizzati e processati all’interno di I.PaC. Il sistema continua però a gestire interamente i workflow di catalogazione dei beni/entità culturali[2];
- federazione: il sistema dell’ente che coopera condivide solo i dati descrittivi e mantiene al proprio interno le risorse digitali, ma referenziandole[3].
I.PaC mette a disposizione una serie di servizi abilitanti, descritti nel “Catalogo dei Servizi”, per l’interoperabilità e la cooperazione applicativa nei confronti dei sistemi e soggetti ad essa aderenti. Il Catalogo è articolato in tre macroaree di servizi:
- gestione e processamento degli Asset digitali
- grafi di conoscenza di dominio
- grafi di conoscenza cross-dominio
L’Ecosistema digitale del patrimonio culturale
I.PaC, quale infrastruttura di servizi di arricchimento funzionale destinati ai sistemi di produzione e di accesso dei dati, ha un ruolo abilitante ed è il motore tecnologico dello sviluppo di un ecosistema digitale del patrimonio culturale italiano, che vede protagonisti una rete di istituzioni che cooperano e una comunità di persone che partecipa.
All’interno dell’ecosistema digitale del patrimonio culturale, infatti, ogni attore opera tramite i propri sistemi e coesistono gli ambienti di produzione del dato, gli ambienti di manipolazione e arricchimento e gli ambienti di accesso e fruizione. L’ecosistema è dunque pensato sia per valorizzare le numerose realtà che afferiscono ai diversi domini, sia per favorire la realizzazione di nuove applicazioni di accesso.
Il nucleo centrale dell’ecosistema è costituito, oltre che da I.PaC, motore tecnologico dell’ecosistema, che ospita il patrimonio culturale digitalizzato e offre servizi tecnologici per arricchirlo e valorizzarlo, anche da altri due sistemi:
- D.PaC, applicazione (Software as a Service) dedicata a supportare le campagne di digitalizzazione del patrimonio culturale, in accordo con il PND;
- DPaaS, piattaforma (Data Product as a Service) progettata per fornire agli sviluppatori tecnologie e servizi per la creazione di nuove applicazioni basate sui dati del patrimonio culturale.
I.PaC si colloca dunque in una posizione centrale all’interno dell’Ecosistema digitale del patrimonio culturale, con un ruolo abilitante di servizi e processi per un numero quanto più possibile ampio di utenti/sistemi. I dati da essa esposti, dopo essere stati rielaborati e arricchiti in termini di semantica e tecnologie, vengono utilizzati dalle applicazioni pubbliche di front-end attraverso specifiche API e/o Widget e resi fruibili all’intera collettività.
N.d.r.: vedi l’intervista ad Antonella Negri (MiC): “Alphabetica e IA: l’ecosistema digitale dei servizi bibliografici nazionali”
[1] Application Programming Interface, ovvero interfacce che consentono a componenti software di comunicare.
[2] In questo scenario I.PaC agisce sia da repository per la memorizzazione in sicurezza delle proprie risorse digitali, sia da fornitore di servizi per la gestione e fruizione di quanto acquisito.
[3] In questo scenario I.PaC agisce come fornitore di tutti i servizi avanzati, non presenti nei sistemi informativi esterni.