La lunga storia dei fondi dell’asta LTE: nemmeno un euro alla banda larga

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E’ arrivato oggi alle 19.00, non appena chiuso il Consiglio dei Ministri, il responso sulla destinazione dei milioni derivanti dall’asta per le licenze sulle frequenze LTE. Niente ICT! Tutto il surplus andrà, invece, al fondo di ammortamento per i titoli di stato e al fondo del Ministro dell’Economia per istruzione ed "eventi".

14 Ottobre 2011

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Tommaso Del Lungo

Articolo FPA

E’ arrivato oggi alle 19.00, non appena chiuso il Consiglio dei Ministri, il responso sulla destinazione dei milioni derivanti dall’asta per le licenze sulle frequenze LTE. Niente ICT! Tutto il surplus andrà, invece, al fondo di ammortamento per i titoli di stato e al fondo del Ministro dell’Economia per istruzione ed "eventi".

Un po’ di storia

La manovra economica di quest’estate (effetto combinato della Legge di Stabilità, del decreto 34/2011 e della manovra correttiva) aveva inserito preventivamente a bilancio 2,4 miliardi di euro derivanti dalla vendita all’asta delle frequenze LTE rese libere dal passaggio al digitale terrestre. In maniera più o meno formale (tra cui un intervento del ministro Romani a “Porta a Porta”) si è, poi, stabilito che parte dell’eventuale surplus derivato dall’incasso sarebbe stato dedicato ad investimenti in infrastrutture ICT e alla riduzione del digital divide. Sull’ammontare di questa parte non c’è stata mai grande chiarezza, all’inizio si era parlato di un 50%, poi sceso bruscamente al 10% e poi tornato al 50% proprio per bocca del Ministro, ma scorporato di un 10% da destinare all’indennizzo per le TV private a cui sono state tolte le frequenze appena vendute.

L’asta si è conclusa lunedì scorso con un incasso, record a livello europeo, di 3,9 miliardi di euro (più un’altra manciata di milioni che potrebbero arrivare da una opzione su uno specifico gruppo di frequenze esercitata da H3G). Il surplus supera, dunque, gli 1,5 miliardi e la quota dedicata agli investimenti dal Ministero dello Sviluppo per le infrastrutture ICT sarebbe di circa 750 milioni, divisi tra indennizzo alle TV locali (circa 75 milioni) e investimenti veri e propri (i restanti 675 circa).

E ora?

Non appena si è chiarito l’ammontare reale del surplus sono cominciate le notizie discordanti e allarmanti. Sono state avanzate rivendicazioni e pretese da parte di un po’ tutti gli attori del sistema, dagli operatori telefonici, che quei soldi li avevano appena sganciati (anche in realtà è possibile rateizzare parte del pagamento), al AGCOM, al Ministero dell’Economia.
La meglio, alla fine, sembrava averla avuta quest’ultimo. La bozza di legge di stabilità che avrebbe dovuto essere discussa il 13 ottobre dal Consiglio dei Ministri, infatti, destinava questi soldi al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato e all’istruzione.
In particolare, nella bozza si leggeva che "eventuali maggiori entrate accertate rispetto alla stima di cui al presente comma sono riassegnate per il 50% al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato e per il 50% ad incremento della dotazione del fondo di cui all’articolo 7-quinquies, comma 1, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n.5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n.33”, cioè “interventi urgenti ed indifferibili, con particolare riguardo ai settori dell’istruzione e agli interventi organizzativi connessi ad eventi celebrativi”.

Sono state proprio le tensioni tra il ministro Romani ed il ministro Tremonti, sostenute dalle critiche da parte dell’opposizione (in particolare Paolo Gentiloni del PD) e del Presidente della Camera Gianfranco Fini, a far rinviare al Consiglio dei Ministri di oggi 14 ottobre il via libera al ddl Stabilità.

Finalmente il nodo si è sciolto e il responso non è stato affatto piacevole per quanti si aspettavano una iniezione di risorse per la banda larga e la lotta al digital divide. Le maggiori risorse in arrivo dall’asta delle frequenze 4G non andranno, infatti, al settore Tlc, ma, come previsto nella prima bozza circolata ieri, per il 50% al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato e per il restante 50% al fondo istituito presso il ministro dell’Economia.

Come dire… "sarà per la prossima asta…

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