Per il vicepresidente del Cnr i terremoti sono “segni divini”. Immediate le proteste “terrene”

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In un lungo intervento a Radio Maria Roberto de Mattei esprime una serie di concetti sconcertanti. Per il professore di storia – membro dei Legionari di Cristo e antievoluzionista convinto – si tratta di semplici opinioni personali, di “cittadino e credente”, fra l’altro riprese da tesi risalenti al terremoto di Messina del 1908. In rete, e non solo, si scatena una violenta polemica con la richiesta di rimozione dal prestigioso incarico istituzionale.

29 Marzo 2011

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Tiziano Marelli

Articolo FPA

In un lungo intervento a Radio Maria Roberto de Mattei esprime una serie di concetti sconcertanti. Per il professore di storia – membro dei Legionari di Cristo e antievoluzionista convinto – si tratta di semplici opinioni personali, di “cittadino e credente”, fra l’altro riprese da tesi risalenti al terremoto di Messina del 1908. In rete, e non solo, si scatena una violenta polemica con la richiesta di rimozione dal prestigioso incarico istituzionale.

Il terremoto e lo tsunami in Giappone con conseguenza di morte e distruzione? “Una voce terribile, ma paterna della bontà di Dio”, “un castigo” ma anche “un modo per purificare”, “sicuramente un’esigenza di giustizia divina” attraverso la quale “Dio se ne serve per raggiungere un fine alto della sua giustizia”. Ancora, “la morte di un colpevole è l’esecuzione di un decreto di colui che è padrone della vita e della morte”, e queste immani disgrazie rappresentano “un battesimo di sofferenza che purifica l’anima, perché Dio ha voluto risparmiare un triste avvenire”, evidentemente “a peccatori e affini di ogni risma”. Al contrario di quello che si potrebbe pensare dopo una prima sommaria lettura di queste frasi, le parole in questione non sono farina del sacco di qualche teleimbonitore integralista americano (ce ne sono a bizzeffe, con tanto di codazzo canterino e allucinato), e nemmeno di un fanatico un po’ svitato in piedi a declamare su una cassetta della birra nel londinese Hyde Park (non mancano nemmeno questi, da tempo immemore, e sono vissuti con un po’ di pena mista ad attrazione turistica). Sono invece frutto di un intervento – a metà strada fra il linguaggio del buon curato di campagna e il tono ispirato da sofferenza conseguente a cilicio incombente – di ben nove minuti a Radio Maria mercoledì 16 marzo del professor Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio nazionale delle Ricerche, il nostro qualificatissimo Cnr.

Nelle citazioni iniziali ho colto fior da fiore, ma se a qualcuno fosse sfuggito l’intervento integrale (facilmente reperibile in rete) ne consiglio caldamente l’ascolto, aggiungendo qualche altra informazione imperdibile del nostro accecato ispiratore. Anzitutto, è importante sapere che de Mattei è docente di storia presso l’Università europea di Roma (ateneo legato nientedimeno che ai Legionari di Cristo), che si è reso promotore non più di due anni fa di un discusso convegno antidarwiniano – la teoria evoluzionistica, secondo lui (lo ha dichiarato lunedì scorso al Corriere della Sera) si sta letteralmente sgretolando, che per un alto membro di una istituzione di ricerca non è tesi da poco – e che da anni sta combattendo una battaglia personale contro il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura, da lui ritenuto personaggio “semievoluzionista”, quindi meritevole di defenestrazione. Per contro, dopo l’audace perfomance via etere la sua eventuale autorimozione de Mattei non l’ha presa in considerazione nemmeno per un amen, naturalmente: rispetto all’intervento a Radio Maria, infatti, ha spiegato ancora al Corriere che nell’occasione non stava certo parlando “come vicepresidente del Cnr, ma da cittadino e credente”, invece limitandosi “a riprendere un libretto del 1911 scritto da monsignor Manzella, arcivescovo di Rossano Calabro che commentava il terremoto del 1908 riflettendo sul mistero del male”. Riparandosi dietro a quanto dichiarato almeno un secolo fa da qualcun altro, l’emerito professore non è arrivato per fortuna a spingersi in un parallelo, che forse poteva risultare azzardato anche per un impavido come lui, fra la Sicilia di inizio ‘900 di discendenza araba e l’attuale Giappone scintoista, entrambe evidenti terre d’infedeli e per questo forse giusti obiettivi della vendetta divina, magari accumunati anche dal fatto di essere isole (del peccato?): l’ancora troppo recente scatenarsi degli elementi tellurici sulla cattolicissima e saldamente (si fa per dire) ancorata alla terraferma L’Aquila devono averlo saggiamente frenato.
Non ci è dato sapere con esattezza quali siano state le ragioni e le benemerenze che hanno portato de Mattei a ricoprire un incarico così alto e importante nell’ambito di un ente di assoluto prestigio come il Cnr, ma per una sorta di ultraterreno dovere di cronaca – oltre che registrare fra i tanti l’intervento pesantemente censorio da parte del vertice dell’Accademia dei Lincei – non possiamo esimerci dal segnalare che in rete è scoppiata la polemica e fioriscono iniziative di privati e associazioni contro de Mattei, alcune delle quali arrivano a chiederne le dimissioni.

Se questa o una delle tante iniziative simili andranno a buon fine abbiamo la sensazione che non ne scaturirà certamente un terremoto, ma al massimo ne deriverà qualche scossetta di assestamento, in un organigramma che si vorrebbe all’altezza di un assolutamente benemerito istituto della Pubblica Amministrazione, vanto italiano di indiscussa portata. Poi, ne siamo certi, la vita andrà avanti lo stesso, e magari non mancherà di piovere su noi mortali qualche discreta benedizione dall’alto. Da quelle parti sanno distinguere perfettamente il buono dal meno buono, e l’opportuno da quello che assolutamente non ha la benché minima possibilità di esserlo, soprattutto se si palesa baloccandosi pericolosamente tra affermazioni ridicole e insopportabili teorie oscurantiste.

 

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