Promuovere l’uguaglianza di genere attraverso la progettazione di città più eque e inclusive: la sfida di Bologna

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L’urbanistica di genere mira a creare città più inclusive, superando la tradizionale prospettiva maschile che ha spesso ignorato le esigenze di donne, bambini, anziani e disabili. Riconosciuta solo di recente, questa disciplina trova spazio in pubblicazioni come “La città femminista” di Leslie Kern e “Il senso delle donne per la città” di Elena Granata. Bologna, con il progetto “Gender Gap reduction”, sostenuto dalla Banca Europea per gli Investimenti, integra la dimensione di genere nelle politiche urbane, sviluppando un atlante di mappe di genere e linee guida per progettare spazi inclusivi

8 Ottobre 2024

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Mariagrazia Bonzagni

Capo Area Programmazione e Statistica del Comune di Bologna e referente nazionale AIDP PA

Foto di Jordane Mathieu su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/donna-che-indossa-una-giacca-di-pelle-nera-fotografia-superficiale-fgSylHksEAI

Come si fa a creare città più inclusive? Si può promuovere l’uguaglianza di genere anche attraverso la progettazione delle città? A queste domande prova a rispondere l’urbanistica di genere, una disciplina che si propone di pianificare le città a partire da un punto di vista più ampio, includendo anche coloro che la pianificazione urbana ha storicamente omesso.

 La pianificazione urbana, infatti, è stata per lungo tempo dominata da una prospettiva maschile, spesso trascurando le esigenze specifiche di donne, bambine e bambini, persone anziane e con disabilità. L’urbanistica di genere invece tiene conto dei diversi bisogni ed esperienze delle persone nell’uso dello spazio pubblico.

Il tema è oggetto di diverse pubblicazioni fin dagli anni ‘90 ma solo di recente è finalmente uscito dalle stanze degli o, meglio, delle ”addette ai lavori” con la pubblicazione di alcuni libri che hanno trovato un posto nelle vetrine delle librerie tra cui, solo per citarne uno molto noto, La città femminista – La lotta per lo spazio in un mondo disegnato da uomini della geografa canadese Leslie Kern (Treccani, 2021) o quello, recentissimo, di Elena Granata, docente di urbanistica al Politecnico di Milano, Il senso delle donne per la città. Curiosità, ingegno, apertura (Einaudi, 2023).

L’urbanistica di genere può farci fare dunque un passo fondamentale verso città più giuste e vivibili. Con un approccio consapevole e inclusivo, è possibile, infatti, costruire spazi urbani che rispondano alle esigenze di tutta la cittadinanza, promuovendo l’uguaglianza e il benessere collettivo.

In particolare, come scrive Elena Granata, oggi che abbiamo un vitale bisogno di “ripensare la relazione tra spazi e vita, tra tempi quotidiani e aspettative di benessere, tra natura e città”, la prospettiva da cui le donne guardano il mondo appare cruciale.

Proprio partendo da questa prospettiva e consapevolezza, nel maggio 2022 la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), favorevolmente colpita dal lavoro di raccolta, disaggregazione e analisi dei dati di genere che stavamo da un paio d’anni faticosamente realizzando al Comune di Bologna, grazie anche alla campagna  “Dati per contare” di Period Think Tank[1] (alla quale avevamo aderito come primo comune italiano nell’aprile 2021), ha deciso di approvare e finanziare il Progetto denominato “Gender Gap reduction in urban projects in Bologna” con l’obiettivo generale di supportare il Comune nelle proprie politiche di riduzione del divario di genere, ampliando la conoscenza e la comprensione delle esigenze di genere e garantendo che le infrastrutture urbane e i servizi forniti fossero accessibili sia alle donne che agli uomini, contribuendo a sviluppare progetti in linea con gli obiettivi europei di parità di genere, migliorando la qualità della vita delle popolazione più fragile e promuovendo l’inclusione sociale. 

Una sfida culturale e di consapevolezza

Alla base del Progetto c’era, dunque, l’obiettivo di integrare la prospettiva di genere nelle politiche pubbliche, in particolare in quelle relative alla progettazione di edifici pubblici, spazi pubblici e mobilità sostenibile.

Era una bella sfida e un obiettivo decisamente ambizioso.  Anche perché per la sua realizzazione era necessario un grande lavoro di squadra e un approccio multidisciplinare che ci metteva di fronte ad una ulteriore sfida: lavorare in modo integrato, all’interno del Comune ma non solo.

Per accompagnare la realizzazione del progetto e come strumento di engagement degli stakeholder interni ed esterni, come prima azione abbiamo, quindi, deciso, di costituire un gruppo di lavoro[2] interno e intersettoriale, allargato a componenti di enti e aziende partecipate, e, insieme a loro, abbiamo attivato un momento formativo/informativo per creare cultura di gender mainstreaming.

Tra la fine del 2022 e i primi mesi del 2023, il progetto ci ha fatto viaggiare, virtualmente, attraverso le innovative politiche sul tema attivate da alcune città europee, tra cui Vienna e Barcellona, in una fase, importantissima, che potremmo definire “culturale” o, meglio, di acquisizione di consapevolezza che:

  • le donne accedono ai servizi e alle infrastrutture delle città in modo diverso dagli uomini;
  • integrare la dimensione di genere nella pianificazione delle città e nella progettazione degli spazi e delle infrastrutture contribuisce a ridurre altre forme di disuguaglianza (ad es. quella legata alla partecipazione delle donne nel mercato del lavoro);
  • per integrare la dimensione di genere nelle politiche urbane serve innanzitutto conoscere i gap che dobbiamo colmare (sembra impossibile ma, a volte, parliamo di gap senza avere i dati che lo misurano);
  • per conoscere i gap e programmare politiche pubbliche gender sensitive servono dati disaggregati per genere (a livello locale, aggiornati, raccolti, organizzati e analizzati, etc).

La centralità dei dati per una città a misura di donne

Come accennavo in precedenza, nessuna politica pubblica che punti a ridurre il gender gap può essere seriamente pianificata se, prima, non si supera il gender data gap[3]: per supportare davvero le decisioni, il divario deve essere “dimostrato” attraverso dati e informazioni.

Nel corso del 2023, con il supporto di un team internazionale e grazie al gruppo di progetto, abbiamo lavorato per realizzare due principali prodotti [4]:

  1. un atlante con circa 70 Mappe di Genere (in continuo aggiornamento e integrazione) che, grazie al fondamentale lavoro degli ultimi anni di mappatura, reperimento e disaggregazione dei dati di genere, consente di visualizzare infrastrutture e servizi e orientare le politiche pubbliche nella “prossimità” delle zone della città per fare di Bologna sempre più una città “a misura di donne”;
  2. un Manuale comprensivo di Linee Guida per progetti inclusivi dal punto di vista del genere. Si tratta di uno strumento operativo, una vera e propria check list per i tecnici comunali, che deve essere utilizzato in stretta connessione con le Mappe e funzionale all’applicazione di una prospettiva di genere alla pianificazione e progettazione urbana. Il Progetto si è formalmente concluso a fine 2023 e proprio adesso inizia il lavoro più difficile: essere un riferimento per altre Città [5] ma, soprattutto, utilizzare gli strumenti realizzati (metterli a terra si direbbe, con una frase ormai davvero troppo abusata da suonare quasi fastidiosa) per migliorare la nostra città.

[1] La campagna #datipercontare di Period Think Tank

[2] Con una deliberazione formale, abbiamo deciso di mantenere attivo il gruppo anche dopo la conclusione formale del Progetto, come luogo di sviluppo e ulteriore implementazione dei dati di genere

[3]  Sull’importanza e centralità dei dati di genere e sugli impatti prodotti dalla loro scarsità o assenza si veda Caroline Criado Perez, Invisibili. Come il nostro mondo ignora le donne in ogni campo. Dati alla mano, Einaudi, 2020.

[4] Per maggiori informazioni sul Progetto e  scaricare sia le Mappe di Genere che il Manuale. Per una veloce descrizione del Progetto e dei suoi obiettivi è disponibile anche un video Video finale del progetto “Gender Gap Reduction in Urban Projects in Bologna”

[5]  “Sfruttando dati specifici di genere e coinvolgendo le parti interessate, Bologna stabilisce un punto di riferimento per le città europee. Questa pubblicazione è essenziale per i pianificatori urbani, i politici e chiunque sia impegnato a favore dell’uguaglianza di genere e dello sviluppo urbano sostenibile”.

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