Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
La particolare vocazione della regione Emilia-Romagna a sostenere la rete dei Tecnopoli e a potenziarne le infrastrutture di ricerca assume una nuova centralità grazie alla programmazione 2021-2027. E la regione lancia un bando per il potenziamento di questi hub tecnologici. Tra le iniziative sostenute il progetto di potenziamento del Tecnopolo di Modena, presentato dalla Fondazione Democenter, che mira a sviluppare sistemi propulsivi innovativi e soluzioni “zero net emissions” basate su tecnologia ibrida
29 Novembre 2024
Patrizia Fortunato
Content Editor, FPA
Siamo figli dei nostri territori. Basta guardare ai modelli di competitività e di innovazione tecnologica delle regioni italiane, avviati grazie agli investimenti del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), uno dei principali fondi che sostengono la politica di coesione. Osservando queste dinamiche nelle diverse realtà locali, appare chiaro come la Regione Emilia-Romagna, terra di motori (Motor Valley), rimarchi la propria identità industriale investendo in ecosistemi di ricerca e innovazione.
Già dal 2002, con la legge regionale n.7[1], l’Emilia-Romagna ha avviato il sistema di accreditamento degli enti per la ricerca e innovazione, per poi giungere nel 2008-2009 ad un altro risultato: l’avvio dei Tecnopoli di ricerca, luoghi fisici di contaminazione di conoscenza e competenze, network di attori scientifici e industriali.
Il percorso avviato con i Tecnopoli ha portato la regione a promuovere la Rete Alta Tecnologia, coordinata da ART-ER, che con i suoi laboratori di ricerca, i centri per l’innovazione, le imprese che operano in collaborazione con le università, ha lo scopo di sostenere nuovi partenariati di rilevanza nazionale e internazionale (sono una settantina gli ambiti internazionali che la vedono protagonista).
La politica di coesione ha permesso il raggiungimento di un altro importante risultato: i cluster tecnologici. Coordinati sempre da ART-ER, sono 10 i cluster attualmente presenti nell’intero sistema territoriale, focalizzati su specifici ambiti: agrifood, edilizia e costruzioni, cultura e creatività, energia e sostenibilità, salute e benessere, innovazione nei servizi, meccatronica e motoristica, turismo e territorio, economia urbana. La rete dei cluster-ER punta su due aspetti comuni: da una parte, la sostenibilità; dall’altra, l’uso di applicazioni digitali.
Al proprio interno, 900 soggetti aderenti – tra laboratori di ricerca, fondazioni, imprese, università, enti di formazione, enti pubblici e privati – lavorano insieme secondo il modello dell’open innovation, teorizzato nel 2003 dall’economista e scrittore statunitense Henry Chesbrough. Un modello che prevede il ricorso a idee interne ed esterne, oltre i confini organizzativi, e promuove, secondo una prospettiva orizzontale, la cooperazione nella definizione di strategie di sviluppo per una regione più competitiva, più intelligente, più verde, più connessa e più inclusiva. Obiettivi propri dell’Unione Europea che, attraverso la politica di sviluppo regionale, mira a raggiungere la coesione economica, sociale e territoriale di tutti i Paesi membri dell’Unione.
Innovazione sostenibile e Tecnopoli al centro della Programmazione 2021-2027
La particolare vocazione della regione a sostenere la rete dei Tecnopoli e a potenziarne le infrastrutture di ricerca trova una nuova centralità nella programmazione 2021-2027, in sinergia con gli interventi finanziati dal PNRR e con le sfide poste dal paradigma “Industry 5.0”, che poggia sui pilastri di un’industria europea sostenibile, umanocentrica e resiliente. Attorno a questi assi si confermano tre delle priorità della Commissione europea: “il Green Deal europeo”, “un’economia al servizio delle persone” e “un’Europa pronta per l’era digitale”. Digital twin, simulazione industriale, Intelligenza Artificiale, tecnologie di Big Data Analytics e soluzioni Smart energy sono tutte tecnologie da utilizzare nel rispetto delle persone e dell’ambiente.
L’accresciuta sensibilità verso l’economia sociale, le questioni di sostenibilità a impatto climatico zero e i modelli di sviluppo a economia diffusa, orientati a generare distretti tecnologici, ha portato la regione Emilia-Romagna, con delibera di Giunta regionale 661/2023, a favorire l’ampliamento e la riqualificazione delle sedi, nonché il rafforzamento della rete di infrastrutture dei Tecnopoli, dislocati su tutto il territorio emiliano-romagnolo e strutturati secondo la programmazione FESR 2007-2013.
Innovazione a zero emissioni al Tecnopolo di Modena
Enti locali, università e soggetti gestori dei Tecnopoli hanno colto le opportunità offerte dai finanziamenti POR-FESR 2021-2027 (Obiettivo 1.1: sviluppare e rafforzare le capacità di ricerca e di innovazione e l’introduzione di tecnologie avanzate; Azione 1.1.4: sviluppo e potenziamento delle infrastrutture di ricerca), presentando diversi progetti: dal potenziamento infrastrutturale del Tecnopolo di Piacenza a quelli di Bologna CNR, Mirandola, Ravenna e non solo.
In particolare, la Fondazione Democenter, Centro per l’innovazione accreditato presso la Rete Alta Tecnologia della Regione Emilia-Romagna, ha candidato il progetto di “Potenziamento infrastrutturale del Tecnopolo di Modena per la ricerca avanzata nell’ambito dei sistemi propulsivi innovativi e ‘zero net emissions’ basati su sistemi ibridi”, per il quale sono stati assegnati circa un milione ottocentoseimila euro, pari all’80% del costo totale del progetto.
La Fondazione Democenter vanta, sul territorio modenese, lo sviluppo di un modello di innovazione a rete per sostenere il distretto della meccatronica, dell’automotive e del biomedicale. È anche gestore del Tecnopolo di Modena, che da quasi vent’anni si occupa di studiare, validare e applicare soluzioni ingegneristiche innovative, sviluppando inoltre processi di simulazione virtuale e “digital twin”. In linea con questa vocazione, il Tecnopolo persegue l’obiettivo di riqualificare la propria sede (presso il Campus di Ingegneria “Enzo Ferrari”) e di completare la propria dotazione per lo sviluppo sperimentale di sistemi propulsivi innovativi e “zero net emissions” capaci di ridurre l’impatto ambientale.
La visione strategica regionale
Il progetto si inserisce nel percorso di trasformazione innovativa, intelligente e sostenibile del sistema regionale. Vi è di fatto una continuità tra le progettualità legate al bando per il potenziamento infrastrutturale dei Tecnopoli della Regione Emilia-Romagna e la visione strategica regionale. Queste si integrano perfettamente con le programmazioni regionali, nazionali ed europee, tra cui: il Patto per il Lavoro e per il Clima, volto a generare nuovo sviluppo inclusivo e sostenibile; il Documento Strategico Regionale per la programmazione unitaria delle politiche europee di sviluppo 2021-2027 (DSR), che orienta l’insieme dei programmi europei e del Fondo di Sviluppo e Coesione, indirizza la capacità del sistema regionale di attrarre risorse e include strategie territoriali condivise con gli enti locali; la Strategia di Specializzazione Intelligente 2021-2027 (S3) che sostiene il potenziamento e lo sviluppo delle infrastrutture di ricerca, rafforzando un’unica rete di interazioni tra gli attori della ricerca, dell’industria, delle istituzioni pubbliche e della società civile, secondo l’approccio della quadrupla elica elaborato da Elias G. Carayannis e David F.J. Campbel; l’Agenda Digitale 2020-25 Data Valley; l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, con specifico riferimento al raggiungimento dei goals 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica), 9 (Imprese, innovazione e infrastrutture), 12 (Consumo e produzione responsabili), e 13 (Agire per il clima); e la Strategia Regionale Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile che declina a livello regionale gli obiettivi dell’Agenda ONU.
Conclusioni
Tecnopoli, Cluster tecnologici, Rete Alta Tecnologia: tutti progetti resi possibile grazie al contributo dei Fondi Europei della Regione Emilia-Romagna. In conclusione, la regione, che da sempre si distingue per innovazione e competitività, ha saputo cogliere le opportunità offerte dai fondi della politica di coesione, facendo in modo che gli investimenti generassero un impatto molto concreto sul tessuto locale produttivo e della ricerca.
È stata protagonista nel sostenere ciò che avveniva sul proprio territorio e ha promosso enti di eccellenza, come il Tecnopolo di Bologna, legato al tema dell’intelligenza artificiale e alla macchina europea Leonardo, uno dei supercomputer pre-exascale che formano la rete di calcolo europea ad alte prestazioni EuroHPC (High Performance Computing). Altri esempi includono i data center dell’ECMWF, l’Agenzia Meteo Nazionale, la Fondazione Big Data e Intelligenza Artificiale, e la rete Digital Innovation Hub. Tutti risultati questi che evidenziano come la politica di coesione e i fondi europei FESR siano fondamentali per accelerare la trasformazione dell’Emilia-Romagna in un polo di eccellenza tecnologica e sostenibile, capace di guidare lo sviluppo economico e sociale in una prospettiva europea più ampia.
[1] Legge regionale 14 maggio 2002, n. 7 – “Promozione del sistema regionale delle attività di ricerca industriale, innovazione e trasferimento tecnologico”.