Di Costanzo e Talamo: scambio di buone pratiche e nuovo Ufficio unitario di comunicazione pubblica
Sul lato della quantità e della presenza delle PA sulle nuove piattaforme di comunicazione sono stati fatti molti passi avanti. Il lavoro di oggi e ci aspetta anche per il futuro è sulla qualità: come offrire servizi e informazioni, come dialogare e interagire con i cittadini, quali social media policy, quali linguaggi, come riconoscere e dare spazio alle nuove professionalità, come organizzare al meglio la comunicazione pubblica, quale modello organizzativo. Queste le riflessioni riportate nel Libro bianco sull’innovazione della PA nel capitolo “Comunicazione Pubblica”
4 Luglio 2018
Redazione FPA
Dal lavoro sul capitolo “Comunicazione Pubblica” del Libro Bianco sull’Innovazione della PA è nata l’osservazione di Francesco Di Costanzo, Presidente dell’Associazione PA Social, e di Sergio Talamo, Direttore Comunicazione, Editoria, Trasparenza e Relazioni Esterne di Formez PA.
Ecco il commento di Francesco Di Costanzo:
“La nuova comunicazione pubblica per nuovi servizi e informazioni per i cittadini attraverso web, social network, chat, intelligenza artificiale, è un asset fondamentale per PA e aziende pubbliche per costruire un rapporto diverso e migliore con i cittadini. Negli ultimi anni molto è cambiato in positivo, oggi la maggioranza delle istituzioni (di vario tipo) nazionali e locali hanno siti web più semplici e con un’identità visiva più coerente, si trovano sui principali social network (Facebook, Twitter, Instagram, LinkedIn, YouTube etc.), in chat (WhatsApp, Messenger, Telegram), con prime esperienze di intelligenza artificiale. Sul lato della quantità e della presenza delle PA sulle nuove piattaforme di comunicazione sono stati fatti molti passi avanti, come Associazione PA Social abbiamo incentivato, spronato e accompagnato questo cambiamento e oggi l’Italia è la prima a livello internazionale ad avere una rete nazionale della nuova comunicazione, fatta di tanti professionisti e di buone pratiche modello anche per altri Paesi. Il lavoro di oggi e ci aspetta anche per il futuro è sulla qualità: come offrire servizi e informazioni, come dialogare e interagire con i cittadini, quali social media policy, quali linguaggi, come riconoscere e dare spazio alle nuove professionalità, come organizzare al meglio la comunicazione pubblica, quale modello organizzativo. Per questo come Associazione crediamo che sia fondamentale insistere sul l’ampliamento della rete nazionale, sulla formazione e sul continuo scambio di buone pratiche. La rivoluzione in corso ha bisogno del contributo e della professionalità di tutti i principali attori: giornalisti, comunicatori, nuove professioni (social media manager, strategist, community organizer, data journalism, visual design etc.), Università. Passando per un riconoscimento formale di molte di queste professioni (molto richieste, ma poco riconosciute), per una nuova organizzazione della comunicazione pubblica che abbia una logica da “redazione unica” con stella polare il servizio al cittadino (PA Social ha proposto il modello di un nuovo ufficio, applicabile a leggi vigenti, “Ufficio Comunicazione, Stampa e Servizi al cittadino”, con la consapevolezza che i nuovi strumenti – web, social, chat) toccano ormai la totalità degli uffici che hanno a che fare con comunicazione, informazione, rapporti con il pubblico, rapporti con la stampa, citizen satisfaction, partecipazione, trasparenza, accesso civico, campagne di comunicazione, organizzazione di eventi, comunicazione interna. Qui maggiori informazioni, per un necessario aggiornamento della legge 150 del 2000 con una “151” che tenga conto dei tanti cambiamenti arrivati in questi 18 anni e superi, pur riconoscendo le differenze, le divisioni tra professionalità che non hanno più senso nel lavoro quotidiano di oggi”.
Questa la proposta di Sergio Talamo:
“È importante che il Ministero della PA sostenga il processo verso la definizione di un nuovo Ufficio unitario che comprenda a) informazione, tradizionale e social, b) trasparenza totale e rapporti con il cittadino, c) gestione eventi, d) consultazioni pubbliche e citizen satisfaction, e) comunicazione interna. Si potrà così superare l’anacronistico impianto della legge 150/2000, nata quando il web nella PA neppure esisteva. Il nuovo modello – Ufficio comunicazione, stampa e servizi al cittadino, proposto da PAsocial e FNSI – è già adottato in via sperimentale in alcune realtà, ma può essere definitivamente realizzato solo con una riforma della legge 150, che è stata chiamata con sintesi giornalistica “legge 151″ e che il Ministero potrebbe promuovere. Lo scenario è quello della PA trasparente, digitale e costantemente valutabile, e in esso il Giornalismo pubblico è uno dei profili-chiave di un nuovo modello organizzativo che comprende, accanto alle tradizionali funzioni dell’Ufficio stampa come scrittura testi, media relations, aggiornamento siti, redazione newsletter, produzione multimediale ecc. , anche le nuove professioni della comunicazione social: gestione profili twitter, facebook, instagram, ecc, chat come whats’app o telegram, dirette social e naturalmente elaborazione delle Social Media Policy. La novità del Giornalismo pubblico consiste anche nel fatto che in tutti questi flussi comunicativi è in primo piano la comunicazione a due vie e quindi l’interazione con il cittadino. Essenziale, in tale quadro, la presenza al tavolo Aran della FNSI, che, sia pure con 18 anni di ritardo, è chiamata, secondo la recente Dichiarazione congiunta, sia a ridefinIre i profili comunicativi (che nei CCNL del pubblico impiego recentemente firmati sono esposti in modo piuttosto confuso) sia a stabilire le forme di adesione dei Giornalisti pubblici agli istituti previdenziali e assistenziali della professione giornalistica”.