Liberare i dati non è un obbligo, ma un salto culturale
Grazie al confronto tra cittadini e referenti comunali si genera un processo virtuoso di pubblicazione dei dati che, una volta “aperti”, possono trasformarsi in servizi. Il paradigma della “città guidata dai dati” diventa operativo e sentito fortemente per monitorare l’efficacia delle politiche di governo del territorio e raggiungere obiettivi
18 Gennaio 2018
Ciro Spataro, Ufficio di staff del Responsabile open data, Comune di Palermo
Il percorso open data del Comune di Palermo è partito, più che dall’esigenza di rispetto di una normativa, dalla curiosità di creare una nuova atmosfera di lavoro dentro una PA che agevola e stimola lo scambio di idee e la condivisione di lavori di gruppo, intersettoriali, in maniera orizzontale. Se l’Open Government muove i passi operativi dalla condivisione della conoscenza (dati, informazioni) presente nelle stanze degli uffici, l’iniziativa di Palermo si rafforza nel confronto con il mondo esterno che supporta e stimola il processo di pubblicazione dei dati pubblici. Numerosi referenti comunali non vedono, quindi, gli open data come una nuova imposizione normativa, ma come un modo di esporre pubblicamente il frutto del lavoro quotidiano attraverso i dati aperti, e questo rappresenta un fattore di grande novità culturale.
Le comunità di cittadinanza attiva locali con il proprio lavoro volontario hanno arricchito le competenze e la cultura digitale dei dipendenti pubblici. Si è venuto e generare nei referenti comunali una sorta di “effetto gioco” con i dati, che rappresenta una delle migliori strategie per innescare e accelerare i processi di pubblicazione, quando i dati sono generati “a mano” e non derivano automaticamente da applicativi gestionali in uso negli uffici. “Vediamo che riuso fanno con i nostri dati” è una frase che ormai si sente spesso nelle stanze degli uffici, dopo la pubblicazione, e sicuramente rappresenta una svolta nel paradigma del lavoro di un grande comune italiano, in antitesi “culturale” alla tendenza di un decennio fa che vedeva i dipendenti pubblici “gelosi” dei dati sui quali avevano lavorato.
Oggi il personale comunale ha fiducia nei soggetti esterni che riusano i dati per creare servizi informativi, perché da quei soggetti riceve feedback sulla qualità e bontà dei dataset. Si viene così ad innescare una mutua collaborazione, spesso informale, che risulta vantaggiosa sia per la Pubblica Amministrazione, che migliora la qualità dei dati, che per la società civile attiva nella creazione di servizi utili a tutti a partire dal riuso dei dati.
Il percorso e la rete
Il comune di Palermo ha iniziato il percorso open data alla fine del 2013 con l’approvazione delle linee guida comunali redatte volontariamente da un gruppo di cittadini attivi sul tema dei dati e della trasparenza amministrativa. Dal 2014 sono stati attivati il Team open data e gli oltre 100 referenti tecnici e tematici, che individuano e pubblicano dataset. Uno dei punti di forza consiste nei costanti incontri intrattenuti con i referenti open data per sviluppare la cultura della pubblicazione e creare un’atmosfera collaborativa dalla quale nasce la voglia di condivisione, prima assente.
Gli incontri pubblici del Team open data permettono anche la partecipazione di soggetti della società civile e durante le riunioni (i cui report sono online) vengono raccolti gli input positivi forniti dai cittadini partecipanti, utili al miglioramento della qualità dei dati. Il lavoro del Team ha consentito, ad oggi, un proficuo dialogo tra uffici che va sicuramente molto oltre la pubblicazione dei dati aperti. Particolarmente interattiva con i referenti comunali è la frizzante comunità locale di opendatasicilia, abile nel riuso dei dati pubblici per la creazione – ad esempio – di mappe georeferenziate, infografiche e applicazioni per la fruizione di informazioni turistiche e di mobilità urbana, servizi usati quotidianamente da diversi cittadini. Si impara, così, che i confronti costanti tra cittadini e referenti comunali sono molto importanti per migliorare il modo di fare open government.
Una nuova generazione di dati in tempo reale proverrà dall’interazione con i soggetti della società civile che opereranno sulla piattaforma tecnologica “Cultura e Tempo Libero”, alimentata dai dati dell’associazionismo culturale metropolitano. Con Palermo Capitale italiana dei Giovani 2017 e Capitale italiana della Cultura 2018, sono state avviate consultazioni pubbliche insieme a numerose Associazioni, al fine di costruire un processo di raccolta dati necessari a “narrare” il territorio dal punto di vista di chi anima gli eventi. Questi anni di esperienza partecipativa gettano le basi per la strutturazione di processi nuovi nei quali i dati provenienti dalla Società diventano “bene comune” condiviso e asset culturali, e quindi fatti propri dall’Amministrazione comunale in un percorso di innovazione delle politiche di governo del territorio.
Tra le attività realizzate: iniziative di formazione per i referenti open data e creazione di un portale didattico costantemente aggiornato; partecipazione dei dipendenti pubblici alle giornate opendataday con voglia sia di esporre i dati per capirne il riuso che ne fa la società, sia per imparare da data journalist, sviluppatori, civic hackers, ecc; partecipazione agli eventi nazionali di opendatasicilia.it – opendatafest.it in cui il personale comunale partecipa con esposizioni di dati sul controllo del territorio e stimola al riuso per la creazione di mappe e infografiche che aiutano nella percezione dei fenomeni urbani; organizzazione delle giornate della trasparenza del comune di Palermo nelle quali si offre anche spazio alle comunità locali per illustrare i casi di riuso dei dataset; protocollo di intesa tra il Comune e l’Istituto Professionale “Einaudi- Pareto” per l’animazione di un laboratorio permanente open data.
Grazie a questi confronti costanti tra i referenti degli uffici e i soggetti attivi della società civile, grazie a questa contaminazione culturale si genera a cascata un processo virtuoso di pubblicazione dei dati con i quali gli uffici lavorano quotidianamente, e che una volta messi a disposizione della società possono cambiare status da dati a servizio. La disponibilità pubblica di mappe, ad esempio, sta contribuendo negli ultimi anni a sviluppare una cultura del marketing di prossimità. La nuova modalità di comunicazione “geografica” sta avviando un nuovo modo di fruire l’informazione, con vantaggi non soltanto economici ma anche culturali e dalle potenzialità ancora da esplorare. Il riuso dei dati comunali oggi attira l’interesse di diversi dirigenti per la possibilità di effettuare analisi approfondite negli ambiti di competenza: il paradigma della “città guidata dai dati” diventa operativo e sentito fortemente per monitorare l’efficacia delle politiche di governo del territorio.
Questo articolo è parte del dossier “Il valore dei dati”.