ONU: migliora l’E-Government 2012 ma resta ampio il divario digitale
Pubblicati i dati dell’ultima indagine Onu sull’E-Government, che misura la capacità delle amministrazioni centrali di utilizzare la tecnologia online e mobile nella realizzazione delle proprie funzioni amministrative. Al primo posto la Repubblica di Corea, mentre tra i continenti è quello europeo a dominare la classifica. Solo al 32esimo l’Italia, che però guadagna sei posizioni rispetto agli ultimi dati rilevati nel 2010.
12 Marzo 2012
Vanessa Postacchini e Daniela Lista
Pubblicati i dati dell’ultima indagine Onu sull’E-Government, che misura la capacità delle amministrazioni centrali di utilizzare la tecnologia online e mobile nella realizzazione delle proprie funzioni amministrative. Al primo posto la Repubblica di Corea, mentre tra i continenti è quello europeo a dominare la classifica. Solo al 32esimo l’Italia, che però guadagna sei posizioni rispetto agli ultimi dati rilevati nel 2010.
La Repubblica di Corea si conferma leader mondiale, su un totale di 190 Paesi, sul versante E-Government (con un coefficiente di 0,9283), seguita da Paesi Bassi (0,9125), Regno Unito (0,8960) e Danimarca (0,8889), con Stati Uniti, Canada, Francia, Norvegia, Singapore e infine Svezia a completare la top ten dei primi dieci Paesi, tra cui spiccano quelli europei. L’Italia si piazza solo al 32esimo posto (0,719), migliorando però di sei posizioni rispetto all’indice 2010 (0,580). Questo quanto emerge dall’indagine 2012 sull’E-Government, condotta – dal 2003 – dalle Nazioni Unite, per misurare il cosiddetto indice Egdi (E-government Development Index). Il valore ottenuto è un punteggio complesso, assegnato alla volontà e alla capacità effettiva dimostrata sul campo dalle amministrazioni centrali di utilizzare la tecnologia online e mobile nella realizzazione delle proprie funzioni amministrative.
Importante notare che l’indice non va a catturare lo sviluppo dell’E-Government in prospettiva assoluta, ma permette piuttosto di misurarlo in maniera relativa, rispetto a quanto realizzato dagli altri Paesi, proponendo una scala che va da 0 a 1. Gli indicatori fanno riferimento alle tre principali dimensioni del “governo elettronico”: obiettivi e qualità dei servizi online, connettività, capitale umano. Sul fronte italiano, ad esempio, l’indice complessivo supera di poco il valore 7, con il valore più basso dato dai servizi online (0,5752), mentre facciamo meglio sul fronte connettività (0,6697), ovvero infrastrutture, e brilliamo addirittura per quanto riguarda il capitale umano (0,912).
I dati
A livello regionale è il nostro continente a dominare la classifica (0,7188), seguito da Asia orientale (0,6344), Nord America (0,8559), Sud Asia (0,3464) e Africa (0,2762). L’Italia, come dicevamo, si piazza solo al 32esimo posto, con un indice di 0,719, valore non eccellente ma che almeno supera la media mondiale, pari allo 0,4877. In generale tale media è aumentata, rispetto al 2010, quando aveva raggiunto lo 0,4406, segno che in generale i Paesi hanno migliorato la loro fornitura di servizi online, pur di soddisfare le esigenze dei cittadini. Ma nonostante i progressi, rimane un ampio divario digitale tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo, specialmente in Africa, un divario legato soprattutto alla mancanza delle necessarie infrastrutture.
La ricerca testimonia, in linea generale, che molti Paesi hanno promosso iniziative di E Government, volte a migliorare ulteriormente l’efficienza del settore pubblico e a razionalizzare i sistemi di governance a favore dello sviluppo sostenibile. La conclusione è che, nel clima odierno di recessione mondiale, mentre è importante continuare ad erogare i servizi in modo tradizionale, le amministrazioni hanno sempre di più la necessità di agire in termini di E-Government, ponendo maggiore attenzione ai collegamenti tra i diversi livelli di governo, proprio per creare quella sinergia necessaria ad uno sviluppo sostenibile che sia inclusivo e risponda ai bisogni dei cittadini. Tanto che il tema dell’indagine 2012 è “E-Government per la gente”, secondo la sfida complessiva di migliorare gli standard di vita, in modo che lo sviluppo di oggi non comprometta quello di domani.
Secondo l’indagine Onu, in particolare, è aumentato l’accesso globale alle infrastrutture, con l’indice medio ICT che riflette un incremento nella diffusione di dispositivi mobili: il numero medio di sottoscrizioni nel settore è ora di 88,5 su 100 abitanti. Rimane invece molto bassa la diffusione della banda larga, con un valore medio di solo 8,7 connessioni rispetto allo stesso numero di abitanti. Le tecnologie mobili sono diventate quelle più velocemente accessibili per la fornitura di servizi on-online, con un ruolo chiave, specialmente nei Paesi in via di sviluppo. Ma molto di più deve essere fatto per far sì che anche i gruppi di cittadini considerati “vulnerabili”, come coloro che vivono nelle aree rurali isolate e i disabili, possano avere accesso ai benefici derivanti dalla tecnologia.
Sul fronte della e-participation, nonostante i progressi complessivi, soprattutto nelle realtà in via di sviluppo, molte rimangono le differenze tra e all’interno dei Paesi, con la maggioranza di essi che ancora offre bassi livelli di partecipazione. In particolare, solo 24 Paesi promuovono il libero accesso all’e-government attraverso servizi wifi aperto o chioschi pubblici, mentre solo il 40% degli Stati membri utilizza un sito di social networking.
Considerando l’attenzione mondiale sul tema dello sviluppo sostenibile, in vista della Conferenza Rio+20, quattro Paesi si distinguono per capacità di offrire informazioni e servizi online su tali tematiche: Germania, Repubblica di Corea, Singapore e Stati Uniti. Tuttavia sono pochi i Paesi che cercano di coinvolgere attivamente i cittadini su questi temi, per cui l’impegno civico al riguardo è solo all’inizio, e mentre l’Europa guida la classifica, le altre realtà seguono ma a passo lento.