Il fattore umano.
Nonostante la mia esperienza ventennale di osservatore della PA e della politica ci sono cose che ancora mi stupiscono e, a volte, mi fanno proprio arrabbiare. In questi giorni ad esempio non smetto di meravigliarmi dello stato di volontaria sudditanza in cui l’amministrazione si mette nei confronti della politica.
9 Marzo 2008
Carlo Mochi Sismondi
Nonostante la mia esperienza ventennale di osservatore della PA e della politica ci sono cose che ancora mi stupiscono e, a volte, mi fanno proprio arrabbiare. In questi giorni ad esempio non smetto di meravigliarmi dello stato di volontaria sudditanza in cui l’amministrazione si mette nei confronti della politica.
Certo la politica ce ne ha messo del suo: in molti casi si è dissolta, anzi è "sublimata" in senso letterale. Specie nei livelli locali è passata in uno schiocco di dita dallo stato solido (spesso troppo solido) allo stato gassoso. Ma a fronte di questo fenomeno, per altro spiegabile, ecco che non si trova più nessuno, corridoi vuoti, lavoro fermo… Se per caso trovi qualche dirigente lo vedi allargare le braccia, alzare gli occhi al cielo e sussurrare "… Sai in questo momento…". Pare che invece di una normale attività di una democrazia ci troviamo di fronte ad un fatto eccezionale, ad un’epidemia che tutti conoscono, ma di cui è buona educazione non parlare troppo apertamente.
Mi arrabbio perché questo dovrebbe essere invece proprio il momento in cui l’amministrazione, priva quasi ovunque dell’ingombrante partner politico, potrebbe affermare con i fatti e le azioni la sua indipendenza. Invece succede proprio il contrario e pare che l’amministrazione non l’abbia ancora finita di sentirsi di proprietà della politica e sia ancora lontana dal percepirsi invece come "bene comune" del Paese.
Questo bene comune, questa infrastruttura pubblica, è fatta di persone: di uomini e donne che, molto più che nel privato, hanno la possibilità di decidere se e come restituire valore ai contribuenti.
Proprio da questa convinzione parte la nostra nuova iniziativa che trovate ampiamente presentata in questa newsletter: il nostro premio per gli innovatori. Il fattore umano appunto: l’innovazione non nasce da sola. Non sono le organizzazioni ad essere innovative, ma le persone che scelgono di provare, di rischiare, di percorrere strade non battute. Se questo è sempre difficile lo è doppiamente nella PA: nessuno te lo chiede, rischi solo diffidenza e opposizioni implicite ed esplicite. Eppure c’è che ci prova e se la PA è cambiata non è da imputare tanto alle norme, che da sole non cambiano nulla, offrono solo possibilità, né alle tecnologie, che sono anch’esse solo strumenti, ma al coraggio di impiegati, funzionari e dirigenti "innovativi". A loro è dedicato il nostro premio che organizziamo con un partner di grande autorevolezza come la rivista "Nova" del gruppo IlSole24Ore. Leggetevi il regolamento perché siete proprio voi che dovrete scegliere chi premiare.
Avevo cominciato questo editoriale piuttosto pessimista, poi si è aperto un sorriso per l’innovazione e gli innovatori, ma ahimè non posso che finire con una nuova nota piuttosto scura. Un’altra volta assistiamo, come già è stato troppe volte in queste ultime tornate elettorali, ad una sottovalutazione di chi ha dedicato il suo impegno politico proprio all’innovazione. La senatrice Magnolfi che in questo governo ha svolto il complicato ruolo di sottosegretaria alle riforme e all’innovazione nella PA non è stata ricandidata. Ovviamente non voglio e non posso mettere il naso nelle delicate alchimie delle liste (se non per dire che ci vuole veramente uno sforzo, quali siano le convinzioni politiche di ciascuno, per andare a votare chi non si è scelto), ma mi sembra bizzarro penalizzare così chi si è mosso con impegno e competenza per l’innovazione e che per di più lo ha fatto dimostrando che anche una donna può essere protagonista della rete. Tra le sue iniziative non posso non ricordare una delle (poche) grandi vittorie diplomatiche italiane di questi due anni: il lavoro svolto nell’Internet Governance Forum per una nuova Carta dei Diritti di Internet. Sono certo che Beatrice Magnolfi non verrà meno al suo impegno per l’innovazione, ma credo che, non fosse altro che per questo, meritasse una maggiore attenzione.
Carlo Mochi Sismondi