#sipuòfarese, #sipuòfarecon
Nel riformare la PA abbiamo bisogno di una dialettica vitale tra il “dentro” dell’amministrazione, ossia le donne e gli uomini che ci lavorano e che sono portatori di saperi, di competenze, di esperienze, ma anche spesso di “conservazione” e di tutele, e il “fuori” che è dato dalle esigenze a volte caotiche e contraddittorie di una società complessa e dalla politica, che è chiamata a leggerne e a soddisfarne i bisogni, ma non sempre riesce ad essere lungimirante e nello stesso tempo a tener conto di quanto già si è fatto. Siamo quindi condannati, tra due istanze che da sole sono due debolezze, a cercare la forza in un “dialogo” tra il dentro e il fuori. Da queste riflessioni nasce un secondo hashtag di FORUM PA 2015 che mette al centro la collaborazione, lo spirito di squadra, la condivisione. [vi segnaliamo che è on line un primo draft del programma della manifestazione e che è possibile iscriversi agli eventi]
16 Aprile 2015
Carlo Mochi Sismondi
Nel riformare la PA abbiamo bisogno di una dialettica vitale tra il “dentro” dell’amministrazione, ossia le donne e gli uomini che ci lavorano e che sono portatori di saperi, di competenze, di esperienze, ma anche spesso di “conservazione” e di tutele, e il “fuori” che è dato dalle esigenze a volte caotiche e contraddittorie di una società complessa e dalla politica, che è chiamata a leggerne e a soddisfarne i bisogni, ma non sempre riesce ad essere lungimirante e nello stesso tempo a tener conto di quanto già si è fatto. Siamo quindi condannati, tra due istanze che da sole sono due debolezze, a cercare la forza in un “dialogo” tra il dentro e il fuori. Da queste riflessioni nasce un secondo hashtag di FORUM PA 2015 che mette al centro la collaborazione, lo spirito di squadra, la condivisione. [vi segnaliamo che è on line un primo draft del programma della manifestazione e che è possibile iscriversi agli eventi]
Come ho avuto modo più volte di dire (anche nel mio ultimo “commento” su “Il Messaggero”) è pressoché impossibile che una qualsiasi organizzazione complessa possa riformare se stessa, specie se in questa riforma i dirigenti rischiano di perdere sicurezza e status. È per questo che deve sempre esistere una stanza di compensazione degli interessi legittimi di soggetti diversi, dove si interpretano i bisogni di tutti e si fornisce una sintesi che metta sempre in primo piano la missione che è all’origine dell’organizzazione stessa.
Quando questa organizzazione è l’intero corpo delle amministrazioni pubbliche la composizione degli interessi non può che essere appannaggio della politica, che deve gestirla con trasparenza alla luce della missione della PA: ossia fornire servizi che diano la garanzia dei diritti (specie delle fasce deboli) e promuovere il benessere equo e sostenibile dei cittadini e delle imprese, inteso come abilitazione delle opportunità di ognuno di perseguire i propri fini all’interno dell’interesse generale (è la famosa libertà positiva di Amartya Sen di cui più volte abbiamo parlato).
Nel riformare la PA abbiamo quindi bisogno di una dialettica vitale tra il “dentro” dell’amministrazione, ossia le donne e gli uomini che ci lavorano a cominciare dai dirigenti – ma non solo loro – e che sono portatori di saperi, di competenze, di esperienze, ma anche spesso di “conservazione” e di tutele, e il “fuori” che è dato dalle esigenze variegate e a volte caotiche e contraddittorie delle componenti di una società oggettivamente complessa e dalla politica, che è chiamata a leggerne e a soddisfarne i bisogni, ma non sempre riesce ad essere lungimirante e nello stesso tempo a tener conto di quanto già si è fatto.
Siamo quindi condannati, tra due istanze che da sole sono due debolezze, a cercare la forza in una “gestione aperta” della riforma che deve necessariamente istituire un “dialogo” tra il dentro e il fuori, nel quale ciascuno rispetti il proprio ruolo e quello degli altri, senza timidezza e senza arroganza.
In questo dialogo continuo, che abbiamo chiamato già molti anni fa “governo con la rete” e che abbiamo sintetizzato più recentemente con la metafora dello “Stato partner”, sta lo sforzo di una innovazione necessaria che non può comunque abdicare al suo ruolo di portatrice di cambiamento e non può non tener conto con coraggio dello stato attuale delle amministrazioni: del tutto insoddisfacente sia dal punto dell’efficienza sia da quello dell’efficacia. Abbiamo bisogno quindi non solo di un aggiustamento, ma di un cambio deciso di passo, ma sappiamo anche che, parafrasando un titolo di un film, “nessuno si salva da solo”.
Da queste riflessioni nasce questo secondo hashtag di FORUM PA 2015 #sipuòfarecon[1] che mette al centro la collaborazione, lo spirito di squadra, la condivisione. Se è infatti vero che #sipuòfarese e solo se abbiamo un impegno costante, se non perdiamo di vista gli obiettivi, se ci attrezziamo per bene, se abbiamo rispetto del tempo, se accettiamo il rischio, ecc.; è altrettanto vero che “si può fare” solo coinvolgendo la mente e il cuore di tutti: appunto #sipuòfarecon.
Con questo spirito stiamo preparando per FORUM PA 2015, tra le altre proposte, anche un evento un po’ particolare, in programma per il pomeriggio del 26 maggio, in cui, in un’ora e mezzo a cavallo tra spettacolo, tavola rotonda e convegno, Luca Attias (direttore dei sistemi informativi della Corte dei Conti e ispiratore dello straordinario blog “Per una PA attenta alle persone”) e il suo gruppo di lavoro ci racconteranno come si fa gioco di squadra per vincere nel campo dell’innovazione.