Wetest, la mobilità pedonale 3.0: lo studio

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Una metodologia che si propone di governare la mobilità pedonale attraverso l’uso di nuove tecnologie e lo sviluppo di capitale umano. È il risultato di un progetto interdisciplinare condotto da un team di urbanisti, architetti, tecnici GIS, studenti e ricercatori che si sono riuniti la prima volta nell’agosto 2014 in occasione di “Venice Smart city”. Il workshop internazionale, coordinato da URBEGO in collaborazione con l’Università Iuav di Venezia, il Comune di Venezia, COWI e BLIP, aveva l’obiettivo di analizzare le pratiche pedonali ottimali in una città storica alla luce della Smart City.

20 Aprile 2015

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Farah Makki*

Una metodologia che si propone di governare la mobilità pedonale attraverso l’uso di nuove tecnologie e lo sviluppo di capitale umano. È il risultato di un progetto interdisciplinare condotto da un team di urbanisti, architetti, tecnici GIS, studenti e ricercatori che si sono riuniti la prima volta nell’agosto 2014 in occasione di “Venice Smart city”. Il workshop internazionale, coordinato da URBEGO in collaborazione con l’Università Iuav di Venezia, il Comune di Venezia, COWI e BLIP, aveva l’obiettivo di analizzare le pratiche pedonali ottimali in una città storica alla luce della Smart City.

Venezia, museo d’arte a cielo aperto, presenta il modello della città interamente pedonale diventata, però, la “fiera dei giornalieri". Sbarchi di 90 000 turisti “invadono” la città ogni giorno occupando vie e ponti, divenuti belvedere e spazi rituali per una fotografia. Questi flaneurs disorientati dai passi monodirezionali si dirigono verso il Rialto o San Marco, vincolando sistemicamente il ritmo più sciolto del cittadino e ignorando spesso il resto della città.

La politica del “detourism”?

Dato il rischio di declassamento di Venezia dal suo titolo "città del patrimonio dell’umanità", la classe politica sente l’esigenza di controllare e di ridurre l’accesso dei turisti mediante il possibile pagamento di un biglietto d’ingresso alla città. Così facendo c’è però il preoccupante rischio di fornire un’immagine di Venezia come un "compound” al recinto lagunare dotato di alta tecnologia di supervisione. Per Urbego questa politica toglierebbe al motore economico la sua materia prima e spingerebbe il cittadino ad abbandonare un tessuto già a corto d’imprese e servizi.

Salvare Venezia dal consumismo universale, quello di una massa di “mordi e fuggi”, richiederebbe una politica di valorizzazione delle risorse locali e una rigenerazione di esperienze urbane alternative. Bisognerebbe decongestionare e riorientare i flussi in modo leggibile e soggettivo, ottimizzare lo spazio pubblico al fine di promuovere nuove attività, offrire momenti di sosta e, soprattutto, diventare il luogo d’espressione dell’anima locale.

La tecnologia, come obiettivo della Smart City, aiuterebbe la città a dotarsi di una mente acuta? La tecnologia non dovrebbe essere la guardia intellettuale della città, bensì lo strumento per la comprensione del territorio urbano. Attorno alla città intelligente, l’intera società si può unire: cittadini, turisti, bambini e adulti, gente ordinaria e menti creative, individui e comunità.

Venezia Living lab: sinergia tra nuove tecnologie e capitale umano

La scala umana sta al centro della metodologia che è stata sperimentata a Venezia per ridisegnare l’area di arrivo compresa tra la stazione di Santa Lucia e Piazzale Roma. Come accogliere il turista? Come dirigere i flussi in modo da decongestionare le aree sensibili? Come rivedere i percorsi per valorizzare le risorse locali?

Città compatte, servizi locali, spostamento pedonale capace di favorire il benessere umano: WETEST nasce dall’attenzione internazionale crescente verso la Walkability. La pedonalizzazione traspare come una strategia di rianimazione economica e sociale dei centri storici, molti dei quali sono minacciati dal turismo di massa, dalla migrazione dei poli economici e dall’esclusione di certe classi sociali.

Questo lavoro ha esaminato tali flussi tramite sensori digitali, “Blip Track”, collegati a una rete wireless. Grazie a tale dispositivo, facilmente integrabile nel paesaggio urbano, i flussi di persone si misurano in termini di quantità e percorsi in modo tale da individuare frequenze e preferenze. Grazie ad uno studio qualitativo, il team di giovani professionisti ha analizzato l’esperienza pedonale degli utenti tramite questionari, interviste e test di prototipi in loco e ha rilevato l’interazione dei passanti. L’analisi dei dati raccolti è servita ad elaborare un piano strategico di governo della mobilità cittadina per l’area specifica. La proposta, pubblicata in un report in Febbraio 2015, comprende soluzioni di disegno urbano e scenari per un sistema d’orientamento. Questa rete interconnessa tramite un’offerta di totem e di applicazioni mobili propone nuovi percorsi pedonali rivelando le capacità urbane locali.

WETEST: l’approccio integrato e partecipativo

WETEST è un approccio integrato che trasforma i dati del big data e dei sensori in servizi e micro interventi urbani. Il metodo comprende inoltre una strategia economica per riattivare gli spazi non utilizzati e per esprimere l’identità della città. Oggi, molte città italiane intraprendono progressivamente la strada della Walkability, iniziando dalla riduzione del traffico. WETEST permette di lanciare un programma più sottile al fine di migliorare la capacità attrattiva del centro storico. Tuttavia, crediamo che non ci sia una soluzione universale per tutte le città. Con l’approccio sperimentale, la strategia pedonale in una città è sviluppata durante dei laboratori urbani. Questi ecosistemi dell’innovazione sono dedicati allo scambio di conoscenze e visioni tra una rete complessa di attori – istituti di ricerca, municipalità, cittadini, turisti e professionisti tanto locali che internazionali. Questa formula lavorativa, da sperimentare in altri ambiti, permette di ottimizzare le risorse, ridurre i tempi e i costi della consulenza, e di verificare, in loco, l’efficienza delle intenzioni progettuali.

 


* Farah Makki è architetto e membro fondatore di Urbego – network di città in Esperanto – una piattaforma internazionale per giovani professionisti nel campo dell’urbanistica.

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