JON KINGSBURY: la creatività come chiave del processo smart city
Jon Kingsbury è l’esperto di media digitali che, come responsabile del Creative Economy Innovation Programme dell’organizzazione britannica Nesta, sta promuovendo innumerevoli progetti per l’innovazione del settore. Nella nostra intervista spiega perché le Smart City dovrebbero investire in creatività come chiave di volta del processo che porta alla loro stessa nascita. I settori creativi sono cool, per cui tutti vorrebbero abitare o lavorare dalle parti dei territori in cui operano. A Smart City Exhibition 2012 Jon Kingsbury ha preso parte al dialogo con Roberto Grandi sul tema “Smart City: il ruolo della creatività e dell’industria creativa”, nel pomeriggio di martedì 30 ottobre.
12 Novembre 2012
Vanessa Postacchini
Jon Kingsbury è l’esperto di media digitali che, come responsabile del Creative Economy Innovation Programme dell’organizzazione britannica Nesta, sta promuovendo innumerevoli progetti per l’innovazione del settore. Nella nostra intervista spiega perché le Smart City dovrebbero investire in creatività come chiave di volta del processo che porta alla loro stessa nascita. I settori creativi sono cool, per cui tutti vorrebbero abitare o lavorare dalle parti dei territori in cui operano. A Smart City Exhibition 2012 Jon Kingsbury ha preso parte al dialogo con Roberto Grandi sul tema “Smart City: il ruolo della creatività e dell’industria creativa”, nel pomeriggio di martedì 30 ottobre.
Jon Kingsbury è un esperto inglese di media digitali, nonché attivo promotore degli Open Data. Dopo aver lavorato per Channel 4 e per la BBC, al momento è membro di NESTA (National Endowment Science Technology Arts), un’organizzazione indipendente inglese che ha la mission di “aiutare le persone e le associazioni a dare vita alle grandi idee”. Nel suo ruolo di responsabile del Creative Economy Innovation Programme, Kingsbury si occupa della promozione di modelli di successo per l’innovazione nel settore creativo, contribuendo così alla crescita di questo comparto fondamentale dell’economia d’Oltremanica.
Qual è il ruolo della creatività e dell’industria creativa nello sviluppo delle Smart Cities, specialmente in Gran Bretagna?
La definizione di Smart City è stata molto dibattuta, ma tutti sono d’accordo nell’affermare che una delle sue importanti caratteristiche è rappresentata dal modo in cui la tecnologia e le infrastrutture ambientali danno al capitale sociale ed umano, ovvero i cittadini, il potere di condurre delle vite migliori. Prendere consapevolezza che le Smart City sono un mix di elementi infrastrutturali e capacità umane ci permette di comprendere il perchè la creatività sia un fattore così importante. Infatti essa consente il progettarsi e lo svilupparsi delle interazioni tra i due elementi, l’unico modo in cui una Città Intelligente può prendere forma.
Una città completamente automatizzata con una banda ultra-larga e un sistema di trasporto efficiente non può definirsi smart a meno che non sviluppi anche un’economia della conoscenza, ossia a meno che non affianchi i propri cittadini nel trovare nuove vie per migliorare le proprie vite. E la creatività è la chiave di volta questo processo. Nel senso che è la buona pratica creativa che pone gli uomini al cuore del processo di progettazione, rendendo possibile l’iterazione rapida ed agile di beni e servizi, così come sono i professionisti della creatività ad avere una visione diversa sul mondo e dream to believe in better. In questo senso, la nostra industria creativa offre il proprio contributo nello stimolare ed incoraggiare, a nostro beneficio un uso migliore di tecnologia, ICT e ambiente costruito.
Se tutto questo dovesse suonare leggermente nobile, esiste un’altra banale ragione per cui le Smart City dovrebbero corteggiare i settori creativi: per il fatto che sono alla moda e interessanti. I prodotti e gli eventi artistici, creativi e culturali inducono le persone smart a voler vivere e lavorare nelle vicinanze dei luoghi che li ospitano.
Che cosa si intende per Creative Economy?
In Gran Bretagna abbiamo diversi sotto-settori che sono classificati come “Creative Industries” o “Creative Sector”. Quando però parliamo di “Creative Economy”, in realtà aggiungiamo due elementi a tale ambito. Prima di tutto la capacità di un’idea di entrare nel mercato, ossia la possibilità di trasformare un pensiero creativo in un prodotto o servizio che possa essere monetizzato o consumato. In secondo luogo, la capacità di coloro che lavorano nel settore creativo di avere un impatto positivo che vada oltre il comparto. Ad esempio, il buon progetto nella costruzione di un auto non è considerato parte dello stesso, ma è comunque un’occupazione creativa usata in un altro settore e che crea valore all’economia in senso più ampio.
Su cosa si concentra il Creative Economy Innovation Programme di Nesta? Quali sono i vostri progetti per lo sviluppo di modelli di successo all’interno del settore creativo e per portare un input creativo in altri ambiti?
Nesta si concentra su diversi obiettivi:
- promuovere buone politiche per il settore creativo, ad esempio con il programma Next Gen Skills. Il governo ha infatti promesso di rivedere il modo in cui si insegna ICT nelle scuole, introducendo la materia scienze del computer, come risposta al nostro report “Next Gen”. L’indagine riguarda i cambiamenti che sono necessari nel nostro sistema educativo, per trasformare il Paese nell’hub mondiale di creazione di talenti per le industrie dei videogame e dei visual effect;
- aiutare il settore creativo a costruire la propria capacità di business, attraverso il Creative Business Mentor Network, un programma di mentoring al suo terzo anno di vita, per cui le imprese del settore hanno la rara opportunità di avere un “mentore” tutto per loro, rappresentato da alcuni dei professionisti di maggiore successo del settore. Un progetto che dimostra come con un po’ di organizzazione e il generoso appoggio da parte di mentori volontari, si può avere un grandissimo impatto nell’aiutare le imprese creative ad avere successo;
- promuovere Ricerca e Sviluppo a livello sistematico per aree come le Arti, con fondi che permettono il connubio tra il mondo dell’arte e la tecnologia. L’ultimo stanziamento, disposto lo scorso luglio, prevede un ammontare di 7 milioni di sterline.
Ma più ampiamente, abbiamo promosso progetti quali Creative Credits, comprendente programmi di innovazione fondati sulla formula voucher, che incoraggiano le aziende del settore non creativo a lavorare con le imprese creative del settore digitale. Un comparto che crea incredibili opportunità a livello locale, anche sul fronte democratico.