La rivoluzione digitale cambia il turismo territoriale
Oggi parlare di "turismo territoriale" si traduce semplicemente nella domanda di come organizzare i servizi e la loro comunicazione, secondo la logica digitale. L’avvento di questa rivoluzione apre prospettive solo poco tempo fa inimmaginabili. Infatti la ricerca di informazione costringeva a una raccolta (per altro dispendiosa per chi aveva il compito di stampare e distribuire) di una montagna di carta. Oggi tutto questo può essere fatto in modo più efficiente, rapido e con costi ridotti. Ma lo si fa? Non ancora.
23 Aprile 2014
Antonio Preiti*
Oggi parlare di "turismo territoriale" si traduce semplicemente nella domanda di come organizzare i servizi e la loro comunicazione, secondo la logica digitale. L’avvento di questa rivoluzione apre prospettive solo poco tempo fa inimmaginabili. Infatti la ricerca di informazione costringeva a una raccolta (per altro dispendiosa per chi aveva il compito di stampare e distribuire) di una montagna di carta. Oggi tutto questo può essere fatto in modo più efficiente, rapido e con costi ridotti. Ma lo si fa? Non ancora.
Oggi è inutile, vano, inefficace, parlare di "turismo territoriale" senza pensarlo immediatamente (cioè, letteralmente, senza mediazioni) nella sua esperienza digitale. Com’è noto, l’offerta turistica in senso stretto è fatta dagli alberghi e da tutta l’organizzazione che va sotto il nome di industria dell’ospitalità, in senso più ampio si costituisce di ogni cosa che l’ospite trova sul territorio, inclusa anche la pubblica amministrazione. Tutto è offerta turistica per chi temporaneamente risiede in un’altra località.
Se consideriamo di cosa abbia bisogno un ospite in vacanza o in viaggio, non possiamo darci dei limiti. Avrà naturalmente bisogno di soggiornare in una struttura ricettiva, andare in un ristorante, ma anche frequentare un supermercato; avrà bisogno di prenotare un’escursione, ma anche, eventualmente, dei servizi sanitari. Vorrà sapere come e dove si può parcheggiare, quali sono le regole d’ingresso nelle zone a traffico regolamentato. Vorrà sapere dove trovare un’officina, o semplicemente l’indirizzo di un produttore delle tipicità locali. Vorrà sapere anche quel che succede nelle località vicine, talvolta anche nel raggio di un’ora o più. Insomma la sua domanda di informazioni è estesa nel territorio e comprende praticamente ogni cosa.
Tutto questo, che finora era svolto attraverso il passa-parola o il chiedere al primo che s’incontra sulla strada, adesso e sempre più si sposta su internet. Insomma la domanda d’informazioni via via si sposta dal reale al virtuale. Anzi, a essere davvero consonanti con il tempo che viviamo, non c’è distinzione tra reale e virtuale, nel senso che quel che accade nel mondo fisico lo si trova (o lo si dovrebbe trovare) in tempo reale sul virtuale, ma anche il mondo virtuale deve avere una “sponda” effettiva ed efficace sul reale. Perciò la distinzione tra questi due mondi appartiene al passato.
Oggi parlare di "turismo territoriale" si traduce semplicemente nella domanda di come organizzare i servizi e la loro comunicazione, secondo la logica digitale. L’avvento di questa rivoluzione apre, per altro, prospettive solo poco tempo fa inimmaginabili. Nel mondo reale è molto difficile raccogliere insieme le informazioni: elenco degli alberghi, elenco dei ristoranti, guida turistica della zona, orari ferroviari, orari dei bus, calendario di apertura delle farmacie e così via. Sembrano cose del passato remoto, ma fino a qualche anno fa era proprio così: l’informazione costringeva a una raccolta (per altro dispendiosa per chi aveva il compito di stampare e distribuire) di una montagna di carta. Oggi tutto questo può essere distribuito in maniera molto efficiente, in tempi strettissimi e con costi che sono una frazione minima rispetto al passato. Teoricamente si può fare molto di più, molto più velocemente e con costi infinitamente minori. Ma lo si fa? Non ancora, o almeno non ancora con la completezza, il ritmo di aggiornamento e l’accessibilità che si potrebbero avere.
Quali possono essere le linee guida di questa rivoluzione digitale applicata all’offerta turistica? Ricchezza d’informazioni, aggiornamento in tempo reale e semplicità d’accesso. E’ evidente che se nel virtuale si ripropone la frammentazione del reale, non si fa alcun passo in avanti. Se ciascuno tiene per se le informazioni e le distribuisce solo sul suo sito siamo al paradosso. Perciò occorre che il sito di riferimento sia unico, magari collegato con altri, e che coincida con la destinazione turistica. Le persone scelgono e fanno riferimento a una specifica destinazione turistica, non a dimensioni regionali o provinciali o coincidenti con qualche consorzio territoriale, quale che sia. Le informazioni hanno il loro alveo naturale nella destinazione, non da altre parti. L’aggiornamento in tempo reale è una qualità che non ha bisogno di commenti. Il punto essenziale non è sapere che esiste un collegamento di trasporti, ma con quali orari e, soprattutto, se in quella giornata funziona e come. La semplicità d’accesso, o meglio il design del sito d’informazioni, è una caratteristica fondamentale cui non si dà un‘importanza sufficiente. Alcune piattaforme globali vincono o perdono non per i contenuti che hanno, ma per come sono organizzati e come sono utilizzabili dal visitatore. Non è solo una questione di velocità delle risposte, ma di ergonomia: le informazioni più importanti vengono prima, sono più evidenti, sono immediate. Se cerco le farmacie aperte devo poterlo fare in maniera naturale, non indovinare se stanno nella sub-sezione dei "servizi" o in quale altro anfratto virtuale sono sommerse. Se cerco un’informazione e basta, non devo compilare un modulo anagrafico. Insomma le questioni che chiunque frequenti un po’ internet può capire, ma che inspiegabilmente non si ritrovano mai (o quasi) nei siti della pubblica amministrazione.
Finora si è detto dell’assemblaggio delle informazioni, episodio non irrilevante dell’esperienza di un ospite, naturalmente il passaggio ulteriore, ma contemporaneo si direbbe, è quello di trasformare l’esecuzione dei servizi in maniera digitale nativa. Se questo sarà fatto, se la pubblica amministrazione trasferirà tutta la sua attività in versione digitale, allora la disponibilità delle informazioni sarà una semplice pubblicazione sul sito, niente di più.
Semplificare, semplificare, semplificare. Questa è l’unica stella che deve guidare le innovazioni del presente e del futuro. In fondo sembra semplice, semplificare (nonostante il gioco di parole), ma a guardarci bene è la cosa più difficile, perché annulla rendite di posizioni, pigrizie sedimentate, ripetizioni all’infinito del già detto, del “si è sempre fatto così”. Ma non bisogna rassegnarsi: chi gioca sulla semplicità, vince.