Transizione e alternanza. Le due parole chiave del Jobs Act
Un PA “agile” deve rispondere in modo veloce al cambiamento ma deve anche saperlo comunicare. Come nel caso del Jobs Act: un progetto complesso e capillare che si propone di incidere da una parte sull’intera vita professionale delle persone, già prima del loro ingresso nel mondo del lavoro, dall’altra sulla governance di settore. Secondo Daniele Lunetta, dirigente del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, si deve partire da due parole chiave: transizione, elemento che la riforma produce a più livelli, e alternanza, introdotta, per esempio, dal sistema duale e con una azione complementare a quella de La Buona Scuola. Tutti temi che saranno ripresi e approfonditi a FORUM PA 2016.
13 Aprile 2016
Federica Colonna
L’Italia cambia il lavoro: scopri il #welfarefuturo a FORUM PA 2016
Flexicurity, politiche attive, sistema duale e semplificazione: comunicare il Jobs Act non è un compito semplice. Perché è una riforma che si propone di avere un impatto profondo e capillare sulla vita lavorativa delle persone e perché, come dichiara Daniele Lunetta, dirigente Comunicazione e Prodotti Editoriali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, si tratta di «un progetto che ha interessato il mercato del lavoro a 360 gradi». A partire dalla formazione professionale dei più giovani fino ad arrivare al nuovo sistema di governance del settore. In estrema sintesi, però, per Lunetta sono due le parole chiave per descrivere il Jobs Act: alternanza e transizione.
«Il concetto di transizione – spiega Lunetta – coincide con l’idea di un cambiamento verso un modello competitivo fondato su sistemi organizzativi moderni, sempre più dinamici e basati sulla digitalizzazione. Questo passaggio implica necessariamente un aggiornamento delle competenze che deve iniziare già durante il percorso scolastico. Per questo l’alternanza scuola-lavoro diventa fondamentale per creare nuova occupazione di qualità». In questo senso, quindi, e con una azione sinergica e complementare a quella de La Buona Scuola, il Jobs Act ha già un impatto diretto sull’esperienza dei più giovani per esempio attraverso il potenziamento dell’apprendistato di primo e terzo livello. «Inoltre – racconta Lunetta – da settembre è stata avviata la sperimentazione del sistema duale nei percorsi di istruzione e formazione professionale che ha visto la selezione di 300 Centri di Formazione Professionale sull’intero territorio i quali saranno supportati da Italia Lavoro nella realizzazione di percorsi di alternanza, impresa simulata e apprendistato di primo livello». L’obiettivo è che, nell’arco di un biennio, 60mila giovani possano conseguire un titolo di studio avendo però, al contempo, acquisito competenze immediatamente spendibili sul piano professionale. Per questo il claim del progetto è “Imparare lavorando. In Italia si può”, come si legge sul sito dedicato sistemaduale.lavoro.gov.it.
Ma se, quindi, il Jobs Act incide sulla vita dei cittadini già prima dell’avvio vero e proprio del percorso professionale individuale, la transizione indicata da Lunetta come parola chiave per descrivere la riforma non riguarda solo le norme e le regole del mercato del lavoro. Ma coinvolge anche il riordino della struttura amministrativa e la governance di settore, con la nascita di due agenzie: l’ANPAL, la nuova agenzia per le politiche attive del lavoro, e l’Ispettorato. Nate con compiti diversi avranno un obiettivo comune: l’efficienza e la semplificazione del sistema.
«Il futuro del lavoro – dichiara Lunetta – sarà all’insegna delle tutele e della responsabilizzazione. Garantire strumenti di sostegno al reddito per chi perde il lavoro è importante quanto più se accompagnati da interventi di politica attiva, basati sull’aggiornamento delle competenze e sulla riqualificazione professionale. L’ANPAL, la nuova Agenzia per le politiche attive del lavoro, potrà incidere molto, collaborando con le Regioni e le Province Autonome nel fornire dei servizi di qualità più efficienti ed efficaci su tutto il territorio nazionale. Così – conclude Lunetta – l’Agenzia unica per le ispezioni del lavoro aiuterà la collaborazione tra i vari organi di vigilanza, facilitando l’interazione con cittadini e aziende. Di fatto il Ministero continuerà ad avere un ruolo di coordinamento fondamentale e da questa trasformazione organizzativa ne uscirà con una struttura maggiormente razionalizzata che permetterà una migliore integrazione dei flussi informativi a favore di tutti gli operatori del mercato del lavoro».
Non solo flexicurity, quindi. Il cambiamento provocato dal Jobs Act, a cui sarà dedicato un intero spazio a FORUM PA 2016 (Palazzo dei Congressi di Roma, 26-28 maggio) con seminari e convegni tematici, è complesso e capillare. E per realizzarlo c’è bisogno di una PA agile. Pronta, anche, a mettersi in discussione.
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