La pubblica amministrazione e il web semantico: un approccio possibile
Fino a qualche tempo fa pensare di interagire con un computer utilizzando un linguaggio “naturale” era qualche cosa di inverosimile, una trovata intrigante da film di fantascienza. Oggi invece utilizzare un software in grado di analizzare un testo non solo in base alle parole che contiene, ma in base al contenuto e alle informazioni che quelle parole veicolano è realtà, ed è una realtà che parla italiano. Abbiamo fatto una chiacchierata con Paolo Poto, Account Manger Public Sector di Expert System.
3 Giugno 2008
Fino a qualche tempo fa pensare di interagire con un computer utilizzando un linguaggio “naturale” era qualche cosa di inverosimile, una trovata intrigante da film di fantascienza. Oggi invece utilizzare un software in grado di analizzare un testo non solo in base alle parole che contiene, ma in base al contenuto e alle informazioni che quelle parole veicolano è realtà, ed è una realtà che parla italiano. Abbiamo fatto una chiacchierata con Paolo Poto, Account Manger Public Sector di Expert System.
Reduce dal convegno del 13 maggio scorso a FORUM PA 2008, dedicato proprio alle logiche semantiche del web, Paolo Poto ci ha parlato di alcune esperienze già realizzate sia in Italia che all’estero, spiegando come sia possibile concepire ed utilizzare un approccio semantico nei servizi web.
Il primo caso è quello del servizio askwiki, il cui committente è la Wikimedia Foundation. In pratica si tratta del primo motore di ricerca in linguaggio naturale per il recupero delle informazioni in lingua inglese dalla più grande enciclopedia on-line gestita direttamente dagli utenti: Wikipedia. “In realtà – spiega Poto – abbiamo realizzato un progetto pilota e, per il momento, non sappiamo quali saranno le decisioni da parte della committenza su che tipo di utilizzo fare di questo servizio. Ma di esperienze di utilizzo concreto delle logiche semantiche ce se sono diverse”.
Una tra queste è il portale dedicato al Piano Metropolitano Bari 2015, che racchiude una serie di strumenti di e-Participation e e-Democracy (forum, blog, sondaggi, rassegna stampa locale…) orientati all’ascolto delle opinioni e dei suggerimenti dei cittadini per favorire la progettualità condivisa e partecipata. L’intero portale è costruito seguendo le logiche del web semantico, ma, dal punto di vita della navigazione, per gli utenti non fa assolutamente nessuna differenza. “L’idea alla base del progetto – ci spiega Poto – era quella di utilizzare le categorizzazioni semantiche per poter offrire ai decisori dell’amministrazione di BA2015 (tecnici dei trasporti, cultura e di tutte le problematiche dell’amministrazione locale) dei cruscotti di analisi delle opinioni dei cittadini”.
La tecnologia, in pratica, consente di raccogliere in maniera aggregata e leggibile l’opinione dei cittadini contenuta in documenti di natura estremamente differente, come il commento ad un blog, un articolo in un forum, una lettera aperta, o un intervento in un’assemblea pubblica (di cui il portale pubblica la trascrizione di tutti i verbali).
“Per chi fa semantica continua Poto – un testo non è un documento, ma è un insieme di informazioni che possono essere definite in modo estremamente dettagliato, ad esempio attraverso la creazione di una serie di triplette – soggetto, verbo e complemento – che consente di strutturare l’informazione non strutturata”.
I servizi, quindi, non sono contenuti nelle pagine web, ma nelle applicazioni in grado di leggere le sub-informazioni e i TAG, e collegarle ad un “vocabolario”. Banalizzando potremmo dire che il web semantico in sé, non è un servizio, ma è un modo di registrare le informazioni di un testo e renderle disponibili in maniera più fruibile per sviluppare servizi.
Per la pubblica amministrazione questo potrebbe avere un valore enorme nell’erogazione di servizi on line, ma, ovviamente, sarebbe necessario etichettare tutte le informazioni sul web in base a vocabolari comuni.
Su questo tema fino a poco tempo fa il CNIPA stava lavorando ad un grande progetto per creare l’ontologia della pa, ossia una vocabolario unico e condiviso. Ma secondo Poto lavorare in questo modo potrebbe essere poco fruttuoso: “Il modello che mi sembra più perseguibile – ci ha detto – è quello di arrivare alla costruzione di standard de facto, che si affermino non per legge, ma per l’uso. Già oggi ci sono un paio di vocabolari, ampiamente condivisi, che sono considerati a livello di standard anche se non ufficialmente autorizzati come tali. Il FOAF (Friend Of A Friend) serve a descrivere i dati anagrafici personali, mentre il SIOC (Semantic Web for Social Media Sites ) descrive i dati dei vari forum e blog. Entrambi sono stai inseriti nel vocabolario dell’e-Democracy di BA2015, perché l’idea è quella di rendere le informazioni prodotte, leggibili da quante più persone e sistemi possibili”.
Ma come fare allora a produrre contenuti semantici in base ad un vocabolario condiviso in una pubblica amministrazione che è un organismo mastodontico ed eterogeneo e che si occupa di cose diversissime? Una soluzione è quella di cominciare a lavorare su ambiti ristretti o su amministrazioni omogenee come i comuni o, ancora più nel dettaglio, le anagrafi, per creare vocabolari accurati e utili, con un sforzo relativamente esiguo, e ottenere vantaggi notevoli. Seguendo questa logica, ed utilizzando strumenti di etichettatura automatici che permettano di passare da un vocabolario ad un altro in maniera molto banale, ipotizzare un approccio semantico per la pubblica amministrazione non è poi così difficile.
Web semantico e system integration.
Il web semantico non è solo uno strumento per l’interazione uomo macchina, tutt’altro.
“Oggi l’integrazione di sistemi non avviene – conclude Paolo Poto – semplicemente perché i sistemi sono proprietari. Il web semantico risolve questo problema per due ragioni. La prima è che elimina l’esigenza di integrare le tecnologie: il web lo leggono tutti e tramite il web semantico le macchine si scambiano i dati. La seconda è che in una normale applicazione, il significato di un determinato dato deriva dalla posizione di quel dato in una determinata colonna o riga di un database, mentre con il web semantico il significato viene descritto”.
Il web semantico, quindi, potrebbe essere una soluzione ai molti problemi tecnici di integrazione. Così come l’http, nato per fare comunicazione, è diventato un sistema infrastrutturale per far dialogare le macchine attraverso i web services interni, allo stesso modo il web semantico, nato per rendere i siti web facili da navigare, potrebbe divenire fondamentale nel data integration e nel text integration all’interno dei sistemi informativi aziendali.