Notariato e Reti Amiche: ecco a cosa serve la cooperazione applicativa
Cooperazione applicativa: ne abbiamo parlato spesso, presentandola come un obiettivo di innovazione fondamentale per un paese moderno la cui burocrazia non gravi su cittadini ed imprese, ma faccia da volano allo sviluppo. Negli anni passati almeno tre diversi ministri dell’innovazione l’hanno indicata come obiettivo di legislatura per facilitare i rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini ed ora questo traguardo dovrebbe essere finalmente vicino. La cooperazione applicativa tra sistemi informatici di soggetti diversi della PA, infatti, dovrebbe divenire presto qualcosa di tangibile e concreto grazie al progetto Reti amiche.
28 Gennaio 2009
Tommaso Del Lungo
Cooperazione applicativa: ne abbiamo parlato spesso, presentandola come un obiettivo di innovazione fondamentale per un paese moderno la cui burocrazia non gravi su cittadini ed imprese, ma faccia da volano allo sviluppo. Negli anni passati almeno tre diversi ministri dell’innovazione l’hanno indicata come obiettivo di legislatura per facilitare i rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini ed ora questo traguardo dovrebbe essere finalmente vicino. La cooperazione applicativa tra sistemi informatici di soggetti diversi della PA, infatti, dovrebbe divenire presto qualcosa di tangibile e concreto grazie al progetto Reti amiche.
Presentato agli inizi di novembre dello scorso anno, Reti amiche ha già ottenuto diversi risultati coinvolgendo la rete degli uffici postali e quella dei tabaccai e permettendo a tutti gli italiani di effettuare in uno dei 5700 punti Reti amiche già accreditati, servizi come il rinnovo e rilascio di passaporti e permessi di soggiorno ed il pagamento dei contributi INPS e dell’assicurazione INAIL per infortuni domestici.
Le prime stime del Ministro mostrano che la prossimità di questi servizi è molto apprezzata. Le sole domande per l’emissione di passaporti, ad esempio, hanno registrato un aumento del 35% nell’ultimo trimestre.
Dal 22 dicembre si è aggiunta una terza convenzione, siglata con la Rete del Notariato: entro il 2010 recandoci dal notaio potremo svolgere tutte le pratiche anagrafiche (visure e certificazioni) pagando solo il costo del certificato .
Il progetto Reti amiche sfrutta l’intuizione di impiegare le reti telematiche private già esistenti e sicure, per erogare i servizi che i cittadini domandano agli uffici pubblici. La pubblica amministrazione riduce i costi ed introduce la concorrenza tra i distributori di servizi. I privati aumentano la loro rete relazionale e ricevono un ritorno di immagine.
Come ci ha spiegato Paolo Piccoli, Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato, l’organo di rappresentanza dell’ordine professionale della categoria, la Rete Unitaria del Notariato risponde perfettamente a queste logiche.
“Il notaio – spiega Piccoli – è un pubblico ufficiale, un «pezzo» di Stato a cui è demandata la vigilanza su determinati atti. Da circa dieci anni tutti i 5.000 notai presenti sul territorio nazionale sono collegati attraverso una rete informatica sicura: la Rete Unitaria del Notariato. Sono anni, quindi, che il Consiglio lavora per ammodernare le proprie infrastrutture tecnologiche al fine di semplificare le procedure a vantaggio del cittadino, mantenendo, però, costante il livello di sicurezza.”
“La RUN oggi garantisce 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno la connessione on-line sicura, con i sistemi informatici dell’Agenzia delle Entrate, dell’Agenzia del Territorio, delle Camere di Commercio e del Registro delle Imprese, dell’ACI e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ed il fatto che sia stata coinvolta nel progetto Reti amiche non è altro che il punto di arrivo di un percorso avviato quando a credere in internet non erano in molti.
Già ente certificatore per la firma elettronica nel 2002, oggi, tramite la RUN trasmettiamo ogni anno ai Pubblici Registri 3,5 milioni di atti immobiliari e societari ed effettuiamo 26,5 milioni di visure”.
Riguardo i tempi ed i vantaggi maggiori per i cittadini, il Presidente Piccoli non ha dubbi: “Sono stati previsti degli step ben precisi. Al momento è già partita la macchina per la sigla delle convenzioni tra i comuni. Non esistendo un’anagrafe nazionale unica, infatti, ogni comune interessato deve aderire alla sperimentazione del progetto singolarmente, siglando una convenzione con il Consiglio Nazionale del Notariato, dopo aver ottenuto il via libera preventivo del CNIPA che ne valuta l’idoneità tecnica e questo richiede un po’ di tempo. Da un punto di vista della progettazione, invece, tutto il 2009 verrà dedicato alle procedure di rilascio dei certificati ed entro il 2010 si arriverà al rilascio vero e proprio. Tuttavia può darsi che il vero valore aggiunto per il cittadino non sia tanto quello di potere richiedere un certificato al notaio del suo palazzo, quanto la possibilità per il notaio stesso di accedere alle anagrafi comunali per ottenere da sé le informazioni necessarie alla redazione di un atto notarile. Faccio un esempio concreto: qualche tempo fa durante la stipula di un contratto mi sono accorto che non si era tenuto conto di una piccola particella. Il clima era molto teso e se non avessi avuto la possibilità di accedere via internet ai dati del catasto per verificare personalmente la situazione di quella particella tutto sarebbe saltato. Grazie agli strumenti tecnologici, nel tempo di un caffè, abbiamo risolto tutto e chiuso la pratica. Tutto ciò, che oggi già avviene con le visure catastali, domani potrebbe avvenire con tutti i certificati anagrafici, semplificando la vita ai cittadini che, divenuti clienti, otterrebbero maggiore soddisfazione con minor perdita di tempo, semplificando la vita al notaio, che avrebbe la possibilità di far meglio il proprio lavoro ed infine semplificando le cose alla pubblica amministrazione che risparmierebbe soldi e potrebbe spostare il personale ad altre mansioni”.
Quando alla fine gli chiediamo quanto creda in questo progetto il presidente Piccoli ci risponde: “Io sono convinto che quanto più si riescono a mettere insieme le esperienze, le capacità tecnologiche e le singole responsabilità che ciascun elemento della società possiede, tanto più ne verranno fuori vantaggi per l’intero sistema, compresi i cittadini che avranno un servizio efficiente quando si rivolgeranno ad un singolo «pezzo» della PA per ottenere un servizio da tutta la pubblica amministrazione nel suo complesso.”