La tecnologia e i “pluriversi” della disabilità
La Fondazione ASPHI sperimenta e diffonde soluzioni informatiche per l’integrazione delle persone disabili. Con Carlo Gulminelli abbiamo cercato di capire quali sono i bisogni delle persone diversamente abili e come le tecnologie possono venire incontro a questi bisogni.
20 Febbraio 2008
La Fondazione ASPHI sperimenta e diffonde soluzioni informatiche per l’integrazione delle persone disabili. Con Carlo Gulminelli abbiamo cercato di capire quali sono i bisogni delle persone diversamente abili e come le tecnologie possono venire incontro a questi bisogni.
Premettendo che la categoria delle persone disabili comprende realtà diversissime tra loro e molto complesse, dalla sua esperienza, in che modo pensa che la tecnologia possa contribuire a migliorare la qualità della vita di queste persone?
Si va sempre di più verso la società della conoscenza che ha come strumenti e metodologie fondamentali la comunicazione che avviene in larghissima parte attraverso tecnologie informatiche e trasmissive per cui ciò che avviene in questo campo, da oggi in poi o da sempre, è fondamentale per la partecipazione delle persone allo sviluppo della società, questo vale nella scuola, nel lavoro, nella vita indipendente.. In questo contesto uno degli strumenti principali è la tecnologia informatica, fino a ieri il computer, da oggi la comunicazione mobile sul cellulare. Resta il problema di capire in che modo una persona che ha un deficit può ugualmente utilizzare le tecnologie informatiche di comunicazione.
La vostra è una fondazione supportata da aziende e istituti e si occupa proprio di applicazioni della tecnologia informatica in favore dei disabili. Dal suo punto di vista quali sono gli aspetti da prendere in considerazione quando si realizzano soluzioni applicative o ausili?
Bisogna capire se l’utilizzo di una tecnologia richiede la presenza di sensi particolari, la vista, l’udito, bisogna far sì che ci sia uno strumento che consenta di sopperire al deficit. Esistono due famiglie di prodotti: la prima contiene gli ausili veri e propri, ad esempio una tastiera più grande o più piccola a seconda delle capacità motorie di una persona, in molti casi oltre ad ausili di questo tipo si è reso necessario intervenire sulla tecnologia dando luogo a quelle che si chiamano tecnologie assistive come ad esempio gli screen reader o Robobraille. I numeri sulla percentuale dei disabili sono molto imprecisi, comunque le percentuali per l’Italia sono intorno al 4- 5% della popolazione. (qualche dato su disabilità in cifre). Il vivere civile è fatto di tanti gruppi di pressione, ognuno dei quali ha le sue motivazioni, ci sono quelli strettamente economici e altri che ne hanno altre. Qualcuno dice motivazioni sociali, altri civili, altri ancora cura di chi ne ha bisogno, noi come fondazione Asphi, dato il nostro stretto legame con le imprese, siamo molto più vicini non tanto all’opera buona quanto all’opera utile.
Secondo lei quanto le tecnologie oggi rispondono ai reali bisogni delle persone disabili? Eh, a questa domanda è molto difficile rispondere, ognuno vede il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.. Paese per paese ci sono moltissime differenze, per esempio l’Italia è l’unico paese europeo che ha una legge precisa che obbliga la pubblica amministrazione a rendere le applicazioni informatiche accessibili alle persone disabili. Per quanto, come molte altre leggi del nostro paese, non viene applicata se non in percentuali molto basse, anche qui difficili da quantificare.