Cad, un progetto di accompagnamento per le PA

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Uno dei principali meriti del nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) è di indicare con chiarezza il cambiamento radicale che si richiede di realizzare alla Pubblica Amministrazione, ma le carenze sulla governance e l’attuazione mettono a repentaglio le possibilità di successo

20 Settembre 2016

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Nello iacono, Stati Generali dell'Innovazione

Uno dei principali meriti del nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) è, a mio avviso, quello di indicare con chiarezza il cambiamento radicale che si richiede di realizzare alla Pubblica Amministrazione (PA), di cui è probabilmente esemplare l’obbligo di conservazione dei documenti digitali lasciato alla sola PA. Molti esperti hanno già esaminato in dettaglio le principali novità e identificato anche i punti controversi (e gli errori), e qui credo sia utile invece un breve approfondimento sugli aspetti legati alla governance e all’attuazione.

Governance

Accanto ai positivi interventi per il maggior peso attribuito ad Agid, la volontà di semplificazione (rispetto ad un’architettura precedente contorta e comunque attivata parzialmente e neppure ben funzionante) ha portato all’ideazione di una “conferenza permanente” che è in realtà una struttura di missione (con una struttura mista: composta da esperti e da un rappresentante delle regioni) che dovrebbe correlarsi alla nuova figura del Commissario straordinario all’attuazione dell’agenda digitale.

Nonostante le richieste e le pressioni per attribuire un ruolo attivo e di supporto agli stakeholder, confluite anche in una delle condizioni del parere della Camera, la governance rimane sostanzialmente autoreferenziale. Poiché qui la posta in gioco è altissima (un fallimento sulla trasformazione digitale della PA avrebbe chiaramente un peso enorme sulle possibilità di crescita economica) e si gioca sui tempi, aprire alla collaborazione di tutti gli stakeholder sembra una condizione fondamentale per il successo, proprio perché l’obiettivo è comune.

L’unica apertura, in recepimento parziale del parere della Camera, è l’istituzione (definita in modo non molto chiaro) della Consulta Permanente per l’Innovazione, che però, in evidente contraddizione con le finalità della sua istituzione, è confinata alla sola “consultazione telematica” da parte della conferenza permanente.

> Questo articolo è parte del dossier “Speciale Cad. Inizia la fase attuativa, l’analisi di FPA e dei nostri esperti”

In altri termini e in sostanza: nessun confronto, ma solo apertura ai commenti online e solo con un rapporto indiretto con il governo, tramite una struttura di supporto. Eppure, proprio dall’esperienza derivata dalla consultazione sul CAD voluta dall’on. Paolo Coppola, relatore del parere alla Camera, si è reso evidente quanto possa essere incisivo un confronto aperto e multistakeholder, senza introdurre ritardi nel processo legislativo già definito. E anche l’istituzione dell’Open Government Forum sembra indirizzare un percorso di partecipazione multistakeholder del tutto diverso e senz’altro più significativo, attribuendo all’organismo multistakeholder anche compiti di monitoraggio e quindi di sostanziale condivisione del percorso (anche in termini di effettiva responsabilizzazione).

Attuazione

Anche il fronte del governo dell’attuazione sembra al momento non presidiato. Se, infatti, il piano triennale per l’IT della PA si sta configurando (al momento) soltanto sul fronte degli acquisti e delle dotazioni tecnologiche della PA, senza indicazioni progettuali per la trasformazione digitale della PA, e il CAD non prevede nessuna struttura che abbia la missione di accompagnare la trasformazione, sembra difficile aspettarsi che l’attuale andamento a macchia di leopardo possa modificarsi.

Poiché invece i tempi di attuazione sono una variabile decisiva per discriminare tra successo e fallimento, anche per gli impatti che determinano sullo sviluppo sociale ed economico, è certamente indispensabile un governo del cambiamento che permetta di transitare dall’ottica dello scadenzario a quella del programma. Certamente più complessa, ma unica in grado di favorire l’attuazione, soprattutto in un contesto per certi versi anche “anchilosato” su vecchie posizioni e contraddittorie normative.

E questo è necessario perché la responsabilità dell’attuazione richiede governo del processo.

> Il 24 ottobre FPA organizza un webinar sulle principali novità e modifiche introdotte dal CAD. Relatore Carlo Mochi Sismondi. Qui per saperne di più e iscriversi

Si tratta di disegnare una governance dell’attuazione (che non c’è) attribuendo ruoli precisi (complementari e sinergici) alle diverse organizzazioni (enti, amministrazioni, agenzie, ..), un percorso, degli strumenti e indicando le modalità di finanziamento (buona parte dei fondi legati ad alcuni PON, su quest’ambito, sono ancora da impegnare).

Ad esempio, un piano di accompagnamento che costituisca le condizioni abilitanti per l’attuazione, potrebbe articolarsi in

  • progetti per lo sviluppo delle competenze necessarie, sulla base di standard e modelli in gran parte già presenti e riutilizzo di percorsi di formazione già sperimentati, identificando anche i profili delle competenze da costruire;
  • predisposizione di strumenti e piattaforme per i servizi base (auspicabile quanto proposto da Elio Gullo , e cioè che la PA si faccia parte attiva nella realizzazione di piattaforme nazionali, come fatto per la fatturazione elettronica) e quindi per tutti gli aspetti trasversali in cui il peso della specificità della singola amministrazione è spesso trascurabile (gran parte delle infrastrutture immateriali sono di questo tipo);
  • metodi e percorsi organizzativi di cambiamento, fornendo la disponibilità delle esperienze già presenti sia attraverso task force (nella logica del supporto decentrato regionale) sia attraverso pratiche di confronto e scambio tra le amministrazioni.

Insomma, credo sia necessario disegnare un ruolo pubblico in grado di (programmare e) assicurare tempi e modi della trasformazione, assumendosi anche la responsabilità di confrontarsi con gli indicatori internazionali sulla base di una nuova e centrale cultura del dato. Accogliendo e favorendo una logica di responsabilità condivisa di Paese, in cui il confronto con i cittadini, gli stakeholder è una ricchezza e tra le condizioni necessarie per il cambiamento. Sarà questo il quadro di intervento del Commissario?

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