Privacy: l’italia rischia l’infrazione e il Garante attacca l’emendamento Malan

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Un emendamento, al vaglio della Camera la prossima settimana mira a prorogare per altri due anni l’utilizzo delle banche dati da parte delle società di teleselling senza il preventivo consenso degli utenti.

13 Novembre 2009

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Tommaso Del Lungo

Articolo FPA

Un emendamento, al vaglio della Camera la prossima settimana mira a prorogare per altri due anni l’utilizzo delle banche dati da parte delle società di teleselling senza il preventivo consenso degli utenti.

Lo scorso 6 novembre il Senato ha già dato il suo ok all’emendamento Malan (dal nome del senatore del Pdl), e la Camera si appresta a discuterlo la prossima settimana alla Camera. Si tratta di un emendamento al decreto legge 25 settembre 2009 contenente disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari con cui l’Italia si appresta a prorogare per circa due anni l’utilizzo delle banche dati – inclusi gli elenchi telefonici – per fini promozionali,  senza il preventivo consenso degli utenti.

Per la Legge Italiana tali elenchi avrebbero dovuto essere "chiusi" a partire dal 31 dicembre 2009 e proprio per questo il Commissario Europeo Vivianne Reding ha fatto sapere che "’La normativa europea parla chiaro e guardiamo con preoccupazione all’evolversi della situazione italiana""

Nel frattempo anche il Garante privacy si è fatto sentire con una nota del 4 novembre di Mauro Paissan, componente del Garante: "I cittadini verranno disturbati da una quantità incredibile di telefonate pubblicitarie, anche se non hanno mai dato il loro consenso alle chiamate. Si tratta di un errore. Gli utenti telefonici  verranno bombardati di messaggi e si vedranno costretti a iscriversi a un apposito registro per opporsi".

Secondo Paissan, dunque, l’emendamento approvato dal Senato sulle telefonate promozionali, finirà col danneggiare lo stesso telemarketing, che apparirà sempre più invadente e insopportabile.

"Infine – conclude Paissan – l’Italia con questa norma si rende responsabile di un’ulteriore infrazione comunitaria e Bruxelles ce la farà pagare".

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