Perché al cittadino pagare con la carta conviene più del bonifico
Vista la strategia sottostante i nuovi servizi e le direttive relative alla riduzione delle interchange fee nell’utilizzo delle carte di pagamento, sembra ci sia l’intenzione di ridurre l’incidenza di utilizzo delle carte a favore dell’operatività di conto corrente, a prescindere dal punto di vista del consumatore e con una più attenta focalizzazione sul venditore
11 Maggio 2016
Giorgio Porazzi
Le carte di pagamento offrono al consumatore rapidità di esecuzione oltre a servizi di garanzia e tutela (protezione acquisti e gestione delle diatribe con l’esercente) nonché forme gratuite di assicurazione su imprevisti. Grazie alle carte di pagamento si è riusciti a sfruttare l’evoluzione dell’informatica anche nel commercio, passando dalle modalità di acquisto face-to-face nel mondo fisico a quelle di electronic e mobile commerce nel mondo cosiddetto “digitale”. Operazioni quest’ultime che possiamo effettuare con tutta comodità a casa oppure in mobilità, garantendo quindi al telefonino un ampliamento d’utilizzo anche in tale ambito.
Tutto ciò è stato possibile grazie al substrato funzionale e regolamentare sottostante l’uso delle carte e grazie ad un modello di business complessivo che ha evidentemente incontrato l’approvazione di tutti gli attori coinvolti, in primis proprio noi consumatori.
Ma il tempo passa, nascono nuove esigenze e la tecnologia migliora il nostro modo di operare; è quindi normale che alle carte si affianchino nuovi modelli di pagamento con caratteristiche che ci si aspetta possano migliorare quelle disponibili precedentemente. Tra questi, meritano attenzione i servizi di pagamento cosiddetti “istantanei” o in “tempo reale”.
Questi servizi sono basati sulle regole Sepa Credit Transfer (SCT), i bonifici, con cui i consumatori possono pagare gli acquisti in internet e nel mondo fisico in alternativa all’uso delle carte di pagamento.
La loro operatività sfrutta l’accesso al proprio conto corrente bancario, sono fruibili in ottica multicanale, non occorre fornire alcun dettaglio del conto, non vi sono limiti di importo e il trasferimento avviene in tempo reale con garanzie all’esercente del buon fine dell’operazione. Relativamente ai costi, esiste una ampia casistica di prezzi applicati, in funzione dello specifico servizio di pagamento considerato e soprattutto in funzione della propria banca con cui si intende aderire al servizio, prezzi molto spesso riconducibili ai prezzi praticati per effettuare appunto i bonifici.
Ma, per noi consumatori, come si posizionano questi servizi rispetto alle carte di pagamento?
Sulla base delle informazioni fornite, si possono individuare quattro caratteristiche di questi servizi, che riepilogano i principali contenuti funzionali ed operativi, e verificare la loro convenienza e intercambiabilità per noi consumatori:
- facilità di fruizione;
- sicurezza;
- tempistica di esecuzione e garanzie sul buon esito dell’acquisto;
- condizioni economiche.
Relativamente alla facilità di fruizione, se oggi con le carte ci stiamo abituando a digitare sempre meno dati, con questi nuovi servizi, nel caso rimandino al proprio home-banking, riscontriamo un peggioramento operativo.
L’accesso al proprio conto corrente, e quindi alle modalità di identificazione e autenticazione previste, non sempre infatti si sposano con l’esigenza attuale, emersa con la crescita dell’utilizzo degli smartphone, che richiede rapidità e semplicità di utilizzo.
Sicuramente la user experience attualmente prevista è allineata a quella delle carte quando si debba effettuare un pagamento mentre siamo seduti alla scrivania davanti al nostro PC, ma se siamo in mobilità ed abbiamo in mano un telefonino le esigenze cambiano ed è lecito aspettarci un approccio più semplice per fruire del servizio anche in tali contesti.
Relativamente alla sicurezza, se a prima vista sembra che non si debbano digitare informazioni sensibili, in effetti emergono possibili criticità.
Alcuni di tali sistemi veicolano infatti il consumatore tramite “link attivi” al proprio home-banking facendo aumentare i rischi associati agli attacchi di phishing e di subire accessi impropri al proprio conto corrente, in primis perpetrabili con il metodo del man-in-the-middle. Il rischio di malware che attaccano l’online banking è in continua crescita ed è quindi auspicabile un utilizzo più controllato di questi link.
Ma non è questo l’unico aspetto migliorabile in tema di sicurezza.
Per capire a cosa mi riferisco, si pensi alle carte ed al processo di diversificazione attuato per soddisfare il consumatore e la sua preoccupazione di limitare comunque il rischio di possibili utilizzi fraudolenti. Tale processo ha portato al lancio ed alla repentina diffusione delle carte prepagate. Non che le altre carte siano meno sicure, anzi, ma la limitazione dei fondi associati a tali carte ha fatto leva sul bisogno del consumatore di tranquillità e di consapevolezza nel peggiore dei casi: “ Più di quanto ho caricato sulla prepagata non mi può essere speso da altri ”. Un po’ come la consapevolezza con il portafoglio di poter perdere le banconote ivi contenute.
Con le soluzioni di accesso al conto corrente viene invece offerto al consumatore qualcosa che va in tutt’altra direzione. Non è una pecca funzionale quanto rapportata alla sfera emozionale e facilmente risolubile: ad esempio delle precisazioni sulle garanzie e sulle tutele per il consumatore nei confronti di possibili “attacchi” al proprio conto corrente.
Veniamo ora al tema pagamenti istantanei e alle garanzie sul buon esito dell’acquisto.
Dal punto di vista del consumatore tutti i pagamenti effettuati con le carte avvengono in tempo reale [1], sono cioè istantanei, compresi i trasferimenti di denaro. E’ proprio grazie a questa caratteristica che si è sviluppato il sistema dei pagamenti con carta, sebbene dal punto di vista dell’esercente possa essere percepito diversamente, per via delle modalità di tutela e garanzia insiti nelle carte. Infatti, dipendentemente dalla tipologia di convenzionamento all’accettazione delle carte con la propria banca, all’esercente viene effettuato un accredito, immediato, del tipo “salvo buon fine”. Questo ovviamente può incidere nei cicli contabili dell’esercente e nella sua gestione dei flussi di cassa.
Con i “pagamenti istantanei” egli riceverebbe invece un pagamento non ripudiabile, con un miglioramento operativo in grado di riverberarsi positivamente su tutti i suoi processi di business. Ovviamente la non ripudiabilità andrebbe a detrimento delle tutele al consumatore di fronte a possibili contestazioni, come descriveremo fra poco.
Dal punto di vista del consumatore, ai cui fini i pagamenti sono istantanei con le carte quanto lo saranno con questi nuovi servizi basati sui bonifici, ritengo sia più interessante il rimando pertanto ai bonifici più che ai pagamenti.
Facendo infatti mente locale al termine “bonifico”, egli sa in merito che deve aspettare dei giorni perché si possano vedere accreditati i relativi fondi. Dovremmo quindi associare i concetti di “pagamento in tempo reale” con quelli di “bonifici in tempo reale” perché vengano interiorizzati dai consumatori i vantaggi anche al di fuori dei processi di acquisto.
Con ricadute positive sicuramente su tutta l’operatività consumer con le banche.
Relativamente alle garanzie sul buon esito dell’operazione , i nuovi servizi enfatizzano agli esercenti la non contestabilità dell’operazione da parte del titolare mentre non si offrono garanzie al titolare (consumatore) sulle possibilità di intervenire nelle eventuali diatribe con l’esercente nel caso di ricezione di merce difforme da quella acquistata. E’ evidente quindi uno sbilanciamento a favore del venditore delle garanzie e delle politiche di supporto dei processi di vendita di tali servizi.
Si pensi ad esempio al mondo delle carte di credito dove esiste la protezione del consumatore da parte del proprio emittente (colui che gli ha fornito la carta), nel caso di servizio reso dal merchant non conformemente alle specifiche d’acquisto.
Tale garanzia è operata appunto dalle società che emettono le carte tramite i cosiddetti chargeback e generalmente prevede che sia stornato l’addebito relativo, al titolare che abbia contestato l’operazione, in attesa del buon fine del processo stesso di contestazione. Ovviamente, la cosa più importante è che a gestire la pratica di contestazione verso l’esercente è la società emittente, garantendo quindi al titolare non solo un supporto ma l’effettivo svolgimento della contestazione e del recupero finanziario conseguente.
Non solo per merci conforme ma anche verso possibili diatribe innescate dal diritto di recesso, la consapevolezza di avere qualcuno che prende le nostre difese è una notevole garanzia e tranquillità ad acquistare nel mondo fisico e soprattutto in internet.
Ci si aspetta quindi su questo fronte l’avvio di iniziative che possano supportare il consumatore e che indirizzino anche a lui, il consumatore, garanzie sulla operatività e sul buon esito delle operazioni di acquisto.
Confrontiamo infine l’ultima caratteristica, le condizioni economiche associate al servizio.
Prima considerazione, qualitativa. Pagando con le carte di credito, non sono applicati costi; anzi si viene addebitati mediamente ventidue giorni dopo aver effettuato l’acquisto.
Seconda considerazione, quantitativa. Utilizzando le condizione economiche comunicatemi su una composizione delle transazioni di e-commerce, si ricava un prezzo medio applicato di 1,4 euro. Sulla base del valore dello scontrino medio dell’e-commerce di circa 70 euro il costo di 1,4 euro equivale ad una commissione pagata dal compratore del 2% [2].
Le due considerazioni indicano comunque una inversione di tendenza netta rispetto alla consuetudine del mondo delle carte di pagamento e risultano di difficile comparazione nella usuale relazione tra consumatore e venditore.
Se volessimo fare una sintesi sulla strategia sottostante questi nuovi servizi (servizi derivati da sviluppi e direttive europee) e se in tale sintesi comprendessimo anche le direttive relative alla riduzione delle interchange fee nell’utilizzo delle carte di pagamento (riduzione che potrebbe far incrementare le quote annuali di gestione delle carte), si potrebbe arguire che esiste un ben preciso disegno atto a ridurre l’incidenza di utilizzo delle carte a favore dell’operatività di conto corrente, a prescindere dal punto di vista del consumatore e con una più attenta focalizzazione sul venditore.
D’altra parte, perché penalizzare il consumatore con delle commissioni più elevate di quelle delle carte se comunque il grosso miglioramento è soprattutto lato venditore?
Siamo in ogni caso all’inizio di un nuovo approccio ai pagamenti, ma perché prendano piede ritengo si debbano migliorare le condizioni applicate al consumatore e quindi la comunicazione correlata, per meglio descrivere i servizi erogati ed i prezzi applicati.
Ciò è indispensabile anche per coerenza con i messaggi che da più parti si levano per sottolineare la necessità di educare, acculturare e tranquillizzare i consumatori perché possano finalmente abbandonare il contante ed essere attivamente coinvolti nell’era digitale, pagamenti compresi.
Sicuramente è in atto una focalizzazione sui conti correnti e sui bonifici che valorizzerà i grossi investimenti Sepa da parte delle banche e anche per recuperare un ruolo centrico di gestore dei pagamenti (e non di intermediario), sebbene il vero obiettivo nella sfida al contante sia il consumatore e non gli strumenti di pagamento da lui utilizzati.
Solo così si potrà avere successo nella war on cash!
[1] Stiamo parlando degli effetti pratici sui conti dei consumatori e non in termini tecnici delle modalità di settlement fra le banche; quest’ultimo e la reale disponibilità dei fondi interbancari non tocca il consumatore.
[2] Se si estendesse una simile operatività alla totalità delle operazioni di acquisto effettuate, e cioè se anziché effettuare le transazioni con carta di pagamento le si effettuassero tutte con ricorso al bonifico, si rischierebbe in un solo mese di vedersi applicate commissioni equivalenti se non superiori alle eventuali quote annuali di gestione della propria carta di pagamento.